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Trento, 8 aprile 2013 Usare luoghi comuni vecchi e inadeguati non porta utilità alla gestione della Provincia e della Nazione. Lo riconosce anche Luca Maurina in un articolo del 6 aprile; ma poi ripropone il luogo comune secondo cui la gestione privata è sempre migliore di quella pubblica. Abbiamo ormai l’esperienza diretta per dire che la gestione privata è efficiente nel portare soldi nelle tasche di (pochi) privati togliendoli dalle tasche dei molti. È straordinariamente inefficiente se invece si guarda al bene comune, al bene della grande maggioranza dei cittadini. Centinaia di episodi di malversazione comparsi in questi ultimi anni sui giornali e nella televisione, ci hanno convinto che la gestione privata (di ospedali, linee aeree, banche, telecomunicazioni, industrie per fare qualche esempio), può comportare danni su larga scala. Dal lato opposto la gestione pubblica ha ancora una cattiva fama: ma questa non è più giustificata per tutte le amministrazioni e tanto meno per tutte le regioni d’Italia. Ci sono numerosi esempi di amministrazioni pubbliche efficienti e citeremo solo il caso che tutti conoscono: la gestione rifiuti in Provincia di Trento. La soluzione del problema rifiuti è avviata molto bene sulla strada corretta (anche se ci saranno ancora perfezionamenti) e ha ottenuto risultati quasi da primato. Se la cosa fosse stata affidata ai privati, oggi ci troveremmo con un dispendiosissimo mega-inceneritore: in pratica un inceneritore di soldi pubblici (cioè di soldi di noi cittadini); e con una quantità di ceneri residue maggiore dell’ attuale residuo non differenziabile. Luca Maurina è presidente della Unione Nazionale Acque di Confindustria (è bene ricordarlo), cioè di quelli che vorrebbero mettere le mani su un bene di noi tutti per fare i loro soldi. Ritorna sulla questione che pensavamo risolta col referendum del 2011 stravinto dai cittadini che non vogliono la privatizzazione. Ci ritorna con cautela, girandoci intorno: ci vorrebbe spaventare dicendo che in Trentino, con la gestione pubblica dell’ acqua, pagheremo di più. Vorrebbe dimostrarlo con affermazioni che sono mezza verità e mezza bugia. Ammette che «Dolomiti Energia ha una grande esperienza e una significativa capacità di intervenire con una organizzazione integrata e ampia». Non ho mai sentito un confindustriale fare una lode così appassionata delle gestioni pubbliche. Poi ci racconta che «il riacquisto delle reti comporta una spesa di ben 37 milioni di euro» e che questo inciderà nel futuro sulle tariffe dell’acqua. Io l’anno scorso ho comprato una vecchia casa e ora dovrò rifare il tetto e questo mi costerà una cifra che dovrò restituire con un mutuo. Ma finito di pagare il mutuo la casa sarà tutta mia. È lo stesso per il riacquisto delle reti: siamo contenti di averle riacquistate. Abbiamo votato al referendum del 2011 per evitare la privatizzazione dell’acqua pubblica: sapevamo bene cosa questo implicava; naturalmente era impossibile per noi e per gli altri prevedere al centesimo le conseguenze del risultato referendario. Ma eravamo consapevoli che ci sarebbero state difficoltà e che i risultati si sarebbero visti dopo anni. Era proprio questa l’intenzione dei referendari, presidente Maurina; i cittadini sapevano e sanno che forse c’era da rifare il tetto; e in tutto lo sfascio che vediamo attorno, sono pronti a pagare qualche centesimo in più per rifarlo. I cittadini sapevano e sanno che quelli che vogliono appropriarsi di un bene fondamentale come l’acqua pubblica non avrebbero mollato l’osso tanto facilmente: sapevano che dopo qualche anno ci sarebbe stato un nuovo «assalto alla diligenza». L’articolo di Maurina potrebbe essere l’annuncio di una riapertura delle ostilità da parte della Confindustria. Spero di no: sarebbero soldi buttati per loro e per noi. Ma per favore, presidente Maurina, risponda a una domanda: come mai la Confindustria è così interessata a rendere privata l’acqua pubblica? Sarebbe un modo per fare beneficenza ai trentini e agli italiani? Antonio Zecca |
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