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Berlino, 21 novembre 2010 Nella galleria degli abbagli politici, questo di Helmut Schmidt ha un posto di rilievo: «I Verdi? – disse ai giornalisti nel 1980, quando era cancelliere e i Grünen avevano appena tenuto il congresso di fondazione -. Non sono un partito, sono solo idioti ambientalisti che presto saranno scomparsi». Trent’anni dopo, quello stesso partito sta tenendo, in questo fine settimana a Friburgo, un congresso dal quale guarda dall’alto la politica tedesca. I Verdi sono il fenomeno del momento, i sondaggi li danno stabilmente sopra al 20%, qualche volta più forti della stessa Spd di Schmidt, in certe regioni dell’Ovest primi, davanti anche ai cristiano-democratici di Angela Merkel. Un caso unico che sta cambiando il panorama politico tedesco, introduce una novità non da poco per l’intera Europa e fa pensare che la Germania sia ormai un Paese verde. Rispetto a 30 anni fa, il movimento dei giovani di sinistra, di hippie, di radicali ambientalisti ha del tutto cambiato pelle ed è ormai nel cuore del sistema politico. Decisiva per questo cambiamento è stata la partecipazione al governo, guidata da Joschka Fischer nella coalizione rosso-verde di Gerhard Schröder fino al 2005. Oggi, i due coliade, Claudia Roth e Cem Özdemir, devono fare i conti con la possibilità concreta di prendere il potere, cioè di eleggere un cancelliere verde se alle prossime elezioni vincessero con più voti degli alleati della Spd. I sondaggi li danno al 23-25%, più o meno alla pari dei socialdemocratici. In alcuni Länder sono il primo partito; ad esempio nel Baden-Württemberg. A livello locale governano con la Cdu ad Amburgo e nella Saar. Con i socialdemocratici nel Nord Reno-Westfalia, il Land più popoloso. Nelle città universitaria di Friburgo, Costanza e Tubinga il sindaco è verde. Di recente hanno eletto come giudice costituzionale una loro militante, lesbica. Sono insomma la forza politica emergente e Berlino sarà il test di un nuovo salto di qualità, in attesa delle elezioni federali del 2013. Nella capitale tedesca, nei sondaggi sono avanti ai socialdemocratici, che governano la città assieme all’estrema sinistra della Linke. Alle elezioni cittadine del prossimo autunno, una leader verde, Renate Künast, sfiderà il sindaco in carica, Klaus Wowereit: prova generale per decidere a chi spetti l’egemonia sullo schieramento di opposizione all’attuale governo tra cristiano-democratici e liberali. Sono i soffi di un vento che attraverserà tutta l’Europa? La fusione, la settimana scorsa, in Francia, dei Verts con Europe Écologie fa pensare che qualcosa di nuovo stia nascendo: la trasformazione dei partiti verdi in organizzazioni che attraggono i consensi della borghesia urbana illuminata, di centro ma su contenuti nuovi. I Grünen, per dire, raccolgono i loro consensi tra la classe media, gli imprenditori, nelle città, nei quartieri benestanti dei giovani professionisti, nelle regioni dell’Ovest molto più che in quelle dell’Est. Poco tra gli operai e i pensionati. Il successo dei Verdi in Germania, però, non è detto che sia replicabile ovunque. Ha una specificità unica: i tedeschi, terrorizzati dalle ideologie che hanno attraversato il Ventesimo secolo della Germania, nazismo e comunismo, ne hanno finalmente trovata una, l’ecologismo, di cui si sentono orgogliosi: per la prima volta sono dal lato giusto della storia. Al punto che tutti i politici, dalla signora Merkel in giù, sono felici di essere, direbbe Helmut Schmidt, «idioti ambientalisti». |
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