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Trento, 16 gennaio 2003 Non basta “preoccuparsi” per l’inquinamento – l’allarme di questi giorni è per le polveri sottili –, occorre avere un po’ più di coraggio ed assumere la decisione che da un pezzo si sarebbe dovuto assumere: limitare con interventi concreti ed efficaci il traffico privato in città. Perché il sindaco Pacher non prende alcun provvedimento – ed esistono tutti i presupposti giuridici per farlo – a tutela della nostra salute, come fanno del resto altri sindaci in situazioni analoghe di inquinamento? Negli ultimi anni, il problema delle polveri sottili – microinquinanti provocati dal traffico e favoriti da una situazione di scarsa piovosità e di nevicate assenti – sta diventando sempre più grave. A patirne sono i bambini, dei quali vengono messi a dura prova polmoni e sistema immunitario, gli anziani e coloro che sono affetti da malattie croniche polmonari e cardiovascolari. In poche parole, le fasce più deboli della popolazione. Le misure per contenere e ridurre il danno, ovviamente, sono state indicate da tempo ed ampiamente sperimentate in altre città. Anzitutto occorre privilegiare il trasporto pubblico. L’Atesina si è dichiarata disponibile (ed ha fatto gli investimenti necessari) a potenziare il trasporto urbano, ma affinchè i soldi non siano stati spesi invano e vi sia un rientro per gli investimenti effettuati e quelli che occorrerà fare in futuro, è necessario che il traffico privato venga disincentivato e gli autobus possano circolare senza intoppi causati dagli autoveicoli. Ciò si può ottenere attraverso la chiusura del centro storico e la creazione, anche negli altri quartieri, di zone pedonalizzate, la creazione di corsie stradali riservate al trasporto pubblico, targhe “alterne”, limitare i parcheggi in centro e rendere a pagamento ed “a rotazione” tutti quelli che ci sono (evitare soste che durano anche tutto il giorno). Promuovere il trasporto collettivo anche sulle automobili private (un collega mette a disposizione la propria autovettura anche per altri colleghi che si recano nel medesimo posto di lavoro), come si fa da molto tempo e con successo all’estero, anche in realtà, come la Germania, economicamente e commercialmente avanzatissime. Si tratta di un complesso di provvedimenti che non vanno assunti sempre e solo quando l’acqua è alla gola, ma richiedono un impegno continuo anche per favorire un cambiamento di mentalità nella gente. Passare dalla logica dei divieti a quella della consapevolezza e dell’autoassunzione da parte di tutti della responsabilità per ridurre l’inquinamento. E’ semplicemente ridicolo affidarsi alla clemenza del clima, come purtroppo accade oggi. Trento – al di là delle classifiche che ognuno costruisce più o meno come gli pare – sta diventando sempre più invivibile a causa del traffico. Le ultime zone pedonalizzate risalgono ormai all’inizio degli anni ’90 (Piazza Fiera e le aree adiacenti) e, semmai, si sono fatti passi indietro: il centro storico, per il quale sono stati spesi, all’inizio degli anni ’90, oltre 16 miliardi di vecchie lire per renderlo a misura di pedone, sta ritornando, a forza di deroghe, permessi, autorizzazioni speciali, nuovamente a misura di automobile. Non esistono – talvolta nemmeno sulla carta – i parcheggi esterni che dovrebbero fermare alle porte della città l’invasione quotidiana di automobili della periferia. Lo stesso sistema delle piste ciclabili, esibito periodicamente (anche nell’ultimo depliant inviato dal Sindaco ai cittadini di Trento) per dire quanto si è attenti ai problemi ambientali, non essendo affiancato da concreti interventi di pedonalizzazione, si sta dimostrando poco significativo per promuovere una mobilità alternativa all’automobile privata. Non ha senso far scorrere le piste ciclabili in mezzo alle automobili: l’effetto che si vorrebbe provocare (mobilità più salubre) è cancellato dalla coabitazione con il traffico veicolare. Pacher ha inaugurato il proprio quinquennio di governo cancellando l’unico strumento operativo che potesse occuparsi con sistematicità e competenza di questi problemi: l’assessorato all’ambiente. Si giustificò affermando che le problematiche ambientali avrebbero informato l’operatività di tutti i settori dell’amministrazione comunale. Non sembra che ciò sia realmente accaduto, visto lo stato miserevole della qualità e della vivibilità urbana. Occorre finalmente che il sindaco di Trento esca dallo stato di torpore e di preoccupazione permanente – Pacher è sempre preoccupato per tutto! –assumendo finalmente quei provvedimenti che servono concretamente a migliorare la qualità della vita, dedicandosi, se possibile, all’inquinamento che c’è, anziché a quello che forse ci sarà fra quattro o cinque anni. Tutti noi ne guadagneremmo in salute, lui anche in credibilità. Verdi di Trento
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