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Trento, 11 dicembre 2003 Una proposta di facciata, lanciata da categorie «che sanno solo piangersi addosso». Gli ambientalisti trentini bocciano senza appello l’idea di istituire un numero chiuso per gli arrivi in provincia. «Non è questa la soluzione – commenta Roberto Bombarda, consigliere provinciale dei Verdi – e mi stupisce che a lanciarla siano stati gli albergatori. Ma sono ipotesi che si possono fare solo quando si ha la pancia piena». Per Bombarda le questioni sono altre. «In primo luogo si deve puntare sulla valorizzazione dell’ambiente e della cultura locale. E poi, si deve riqualificare l’offerta del mercatini, rendendoli meno commerciali e più legati all’ambiente trentino. Una programmazione migliore consentirebbe infine di distribuire il flusso di turisti su tutta la provincia, non solo su Trento». L’obiettivo, dice Bombarda, è quello di andare verso un turismo più sostenibile. Anche negli investimenti futuri. «Il mercato dello sci, ad esempio - conclude il consigliere verde - deve essere sviluppato nelle zone già consolidate, non in aree nuove». Critico anche Luigi Casanova, di Mountain Wilderness. «Trovo molta schizofrenia nelle dichiarazioni di questi giorni: si chiedono nuove strade e poi si propone il numero chiuso, si costringe la Provincia a spendere migliaia di euro in promozione e poi si pensa a come limitare gli arrivi». Secondo Casanova, la soluzione è porre un freno alla costruzione di strade: «Si deve avere il coraggio di fare una politica urbanistica seria, rivedendo il piano provinciale sulla base di una cultura del limite. Non si può sempre incentivare la velocità. Piuttosto, puntiamo sulla qualità». Una linea condivisa anche da Francesco Borzaga, presidente del Wwf trentino. «La nostra provincia è come una persona a rischio d’infarto. Continuando a costruire strade e a promuovere l’uso dell’automobile non si risolve certo il problema del traffico». Duro, Borzaga, anche sul numero chiuso. «E’ irrealizzabile. E poi, mi pare che, al contrario, si cerchi di aumentare il numero di turisti, costruendo sempre nuovi impianti. Se vogliono fare le funivie, le facciano almeno in città, per collegare la collina al centro storico. Lì avrebbe senso». Ma qual è il turismo ideale, secondo Borzaga? «Vorrei vedere un turismo meno sbilanciato sullo sci, in grado di aiutare la piccola agricoltura, che valorizzi la cultura e la tutela delle bellezze naturali». |
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