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Trento, 8 febbraio 2015
IMPIANTI A BIOMASSA
AVANTI
CON MOLTA CAUTELA

da l’Adige di
domenica 8 febbraio 2015

Uno, Andrea Segatta, è ingegnere, progettista di centrali a biomassa a legna, l'altro, Gianni Tamino, è un biologo, docente all'Università di Padova. Il terzo, Roberto Cappelletti, è un medico, presidente provinciale di Isde, i medici per l'ambiente. E i loro punti di vista sono, in partenza, diversi.

Però ieri, nel seminario promosso all'Enaip di Villazzano dai Verdi del Trentino e coordinato da Marco Ianes, docente di elettrotecnica e impianti nell'istituto professionale, un punto di incontro è stato trovato: gli impianti a biomassa hanno senso solo se alimentati a legna (cippato o pellet), sono tecnologicamente avanzati, di dimensioni medio-piccole e collocati in un contesto di filiera corta, con la coltivazione sostenibile del bosco per la materia prima. Soprattutto, possono essere tollerati - perché per quanto contenute le emissioni dannose sono inevitabili - solo se realizzati per sostituire impianti obsoleti, più inquinanti.

Nel pro e contro sull'utilizzo energetico della biomassa, c'è una contraddizione di fondo, ha spiegato Marco Ianes.

La legge nazionale, alla voce «biomassa», ricomprende una marea di materiali: frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dall'industria connessa, comprese pesca e acquicoltura, sfalci e potatura, parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. La conseguenza è che anche il Css (il combustibile solido secondario) che deriva dai rifiuti, viene equiparato alla biomassa combustibile, come il cippato.

Per l'ingegner Segatta, che ha considerato solo gli impianti a biomassa legnosa, hanno senso solo quelli per la produzione di energia termica, che hanno un rendimento che arriva al 95%, meno quelli per la cogenerazione (termica ed elettrica), mentre quelli per la esclusiva produzione di energia elettrica, con rendimento del 20%, «sono un'assurdità e incentivarli è una bestialità». Quanto alle emissioni, per Segatta «sono le piccole stufe a legna obsolete ad emettere grandi quantità di benzoapireni (idrocarburi cancerogeni, ndr), non le caldaie dotate di moderna tecnologia. Una piccola stufa inquina come una caldaia di potenza nominale anche cento volte superiore». La strada giusta, ha suggerito, è quella del mix energetico: solare termico, fotovoltaico, biomassa legnosa.

Tamino, che ha ricordato come il 90% delle sostanze emesse sia oggi sconosciuto, ha toccato le questioni fondamentali: primo, ricordando che il problema più rilevante è l'utilizzo della biomassa per l'energia elettrica. «Oggi, con una domanda di energia elettrica in calo» ha detto «non c'è bisogno di nuove centrali, ma di sostituire centrali inquinanti con fonti veramente rinnovabili e sostenibili». Ha poi lanciato l'allarme: «Le coltivazioni energetiche (come il silomais, ndr) stanno distruggendo l'agricoltura per la produzione di cibo, fanno concorrenza sleale perché sostenute dagli incentivi pubblici». Tamino ha pure evidenziato i limiti di progetti locali, come la centrale a biomassa realizzata a Cembra («In che modo verrà recuperata l'energia termica nei mesi in cui non serve il riscaldamento?») e quello per la produzione di syngas dai rifiuti a Mori («un inceneritore camuffato»).

Il medico Cappelletti ha ribadito un concetto basilare: come l'ambiente sia un determinante della salute. Ricordando che i tumori sono in aumento in tutte le fasce di età, così come sono in aumento i disturbi neurologici nei bambini e l'infertilità nei maschi adulti, a causa delle sostanze inquinanti, come le diossine, presenti nell'ambiente. Il guaio è che nell'Unione Europea c'è carenza di informazioni tossicologiche e ambientali per oltre il 90% delle sostanze in commercio. Nelle conclusioni, Ianes ha detto: «È evidente che la politica italiana (lo Sblocca Italia incentiva il petrolio, ndr) è carente sotto il profilo di una corretta programmazione energetica e di un sostenibile e serio piano industriale».

 


Trento, 8 febbraio 2015
Impianti a BIOMASSE
«Utili E POCO imPaTTanTI» «Nocivi e Da evitare»

Confronto a Villazzano
dal Corriere del Trentino di
domenica 8 febbraio 2015

Gli impianti a biomasse hanno fatto discutere, ieri a Villazzano, nell’incontro promosso dai Verdi. «Esistono impianti con impatti ambientali limitati» hanno sostenuto i favorevoli. «Queste centrali – hanno obiettato i contrari – inquinano e producono danni alla salute».

Trovare il giusto equilibrio non è facile. Di certo, quando si parla di combustione c’è un aspetto di cui si deve tenere conto: qualsiasi cosa si bruci rilascia nell’aria particelle che producono un impatto sull’ambiente. Di fondamentale importanza, dunque, è ciò che si brucia. Detto questo, «gli impianti a biomasse fanno registrare posizioni contrarie quando sono fini a se stessi, costruiti solo per produrre reddito economico — sottolinea Marco Ianes, portavoce dei Verdi del Trentino — mentre possono avere valenza tecnica quando vanno a sostituire micro-impianti sparsi sul territorio, che inglobati in un’unica struttura producono un beneficio ambientale».

Di centrali a biomasse si è parlato ieri mattina a Villazzano in un incontro pubblico promosso dai Verdi, che ha messo a confronto i pro («Esistono impianti con impatti ambientali limitati») e i contro «Queste centrali inquinano e producono danni alla salute»).

Su una cosa, però, i relatori intervenuti al seminano concordano: questo tipo di impianti non deve essere utilizzato per produrre energia elettrica, «è un assurdo tecnologico, perché il basso rendimento non giustifica le emissioni prodotte» afferma l’ingegnere Andrea Segatta, professionista del settore impiantistico. La sua è la posizione a favore, non alle biomasse in maniera indiscriminata, ma a «quelle centrali alimentate a combustibile legnoso di qualità».

Rientra nella categoria di biomassa, infatti, una vasta gamma di elementi: in sostanza qualsiasi materiale di origine organica che non abbia subito processi di fossilizzazione e che possa essere utilizzato come fonte di energia. Si parla dunque di legno, cippato, pellet, ma anche di oli vari (palma, girasole, soia) e letame, residui organici, mais. E anche di rifiuti: «È bene sapere che per decreto ministeriale diventa comparato alla biomassa anche il Css, il combustibile solido secondario — mette in guardia Ianes — Se daremo sviluppo ulteriore alla combustione di tali “biomasse per decreto” ci ritroveremo tanti piccoli inceneritori sparsi sul territorio».

Per Segatta, dunque, «il corretto sfruttamento delle risorse boschive per la produzione di biomassa legnosa è un’attività positiva sia dal punto di vista economico che dell’ambiente». Esistono inoltre impianti che hanno «impatti ambientali molto limitati, quasi nulli», mentre quelli obsoleti vanno dismessi.
Diametralmente opposta, invece, la tesi del biologo Gianni Tamino, docente all’Università di Padova: «Le centrali a biomasse solide producono un forte inquinamento atmosferico — afferma — quelle a biomasse liquide inquinano circa come un corrispondente impianto a gasolio».

Roberto Cappelletti, presidente provinciale di Isde, ossia medici per l’ambiente, invece osserva che «il particolato, quello che dal punto di vista medico-tossicologico preoccupa di più, causa malattie respiratorie come enfisemi e tumori, ma anche arteriosclerosi o malattie ischemico-cardiache».


Trento, 8 febbraio 2015
«BIOMASSE,
UN CAOS ITALIANO»

Convegno organizzato dai
Verdi del Trentino
per capire e approfondire

dal Trentino di
domenica 8 febbraio 2015

I Verdi del Trentino hanno organizzato un seminario al Teatro Auditorium del Cfp Enaip di Villazzano per rispondere all’esigenza di capire cosa sono le biomasse, ma anche per mettere a confronto favorevoli e contrari alle centrali a biomasse, come quella in corso di progettazione a Novaledo. Quattro i relatori: Andrea Segatta progettista di impianti a biomassa a legna; Gianni Tamino biologo che ha trattato l’impatto ambientale e sulla salute di questo tipo di impianti; Roberto Cappelletti di Medici per l’Ambiente e Marco Ianes.

Nella sostanza non ci sono stati vincitori e contrari, ma ha prevalso un concetto che i giudizi sono condizionati da molti artefizi rimovibili e come di fatto la politica italiana, dipenda delle lobbies del petrolio.

Al confronto pareri di esperti tra loro contrapposti su un concetto di base che in Italia non ha una definizione precisa. Troppe provenienze, troppi materiali, troppi campi di utilizzo, troppe anche le fonti legislative.

In sostanza il classico caos italiano. Anzi prendendo alla lettera l’attuale definizione di biomassa: «la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese pesca e acquacoltura, gli sfalci e potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali urbani».

Marco Ianes ha sottolineato come «in questa definizione si trovano una marea di materiali che con ciò che possiamo definire bio, hanno davvero poco a che vedere».

Quale biomassa ci troveremo a gestire sui nostri territori? «Oggi abbiamo parlato principalmente di biomassa legnosa, ma per decreto ministeriale, è bene sapere che diventa comparata alla biomassa con il Css; per decreto, infatti, tale prodotto derivato dai rifiuti diventa “End of waste”, cioè fuori dall’elenco dei rifiuti, quindi gestibile come una biomassa combustibile».

Un argomento che rientra anche nella strategia energetica nazionale, giudicata sempre più spinta verso le lobbies del petrolio e lo stesso decreto “Sblocca Italia” finisce per incentivare le trivellazioni a costi insostenibili».

Con queste premesse pur nel pieno rispetto del valore progettuale della Menz & Gasser, i Verdi hanno proposto delle riflessioni approfondite per capire se possa essere o meno il caso, di mettere ulteriormente a rischio il quadro ambientale della Valsugana, già compromesso dalle acciaierie.

      

Convegno
CENTRALI A
BIOMASSE
pro e contro a confronto

VILLAZZANO/Trento
7 febbraio 2015
ore 9.30
Teatro Auditorium CFP ENAIP l Via Asiago 14

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ATTI DEL
SEMINARIO

link per scaricare
gli interventi e
la relazione di
Marco Ianes

   

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