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Trento, 21 novembre 2014 C he il turismo legato agli impianti a fune sia in forte difficoltà non è una notizia che arriva dal nulla. Negli anni scorsi i segnali di una sofferenza del settore, soprattutto nelle stazioni minori sparse per il nostro territorio, hanno largamente anticipato i dati di una crisi che ora è conclamata. La situazione che stiamo vivendo e una governance centrata nelle mani di pochi hanno fatto si che alcune società di gestione impianti siano diventate un peso per il contesto sociale e produttivo dei territori in cui operano. Detta fuor di metafora è un po' come se il territorio sia diventato funzionale agli impianti e non il contrario. Le cose stanno comunque cambiando. «Il turismo è cambiato, basta con il total ski». Così titolava l'«Adige» ad inizio mese dando contezza di un incontro organizzato con il professor Martini (Unitn) a Folgaria nel corso del quale è stata analizzata l'evoluzione del turismo montano. Dall'incontro abbiamo imparato che per reinventare la proposta turistica delle terre alte si deve puntare sul territorio e sulle sue specificità, sulla cosìddetta identità territoriale. Paradossalmente questo significa che per sviluppare un turismo di qualità è oggi fondamentale non investire nel turismo. Molto meglio mettere le poche risorse che ci sono nello sviluppo di tutte quelle forme economiche che messe a fattore rendono sostenibile il vivere in montagna (economia del legno, agricoltura, allevamento, tutela del territorio, artigianato, piccola industria...). Tutto risolto quindi? Mica tanto! Che fare nel periodo di mezzo? Come si finanzia la conversione? Che fare degli impianti di risalita? Possiamo disfarcene? La risposta a quest'ultima domanda è no, non possiamo disfarcene! Il posizionamento del nostro territorio nel mercato dello sci è un asset strategico che oggi non possiamo permetterci di perdere. Ma non possiamo continuare a portare avanti un modello che tutti i dati dicono essere bollito. L'economia del turismo invernale deve diventare lo strumento che abilita un cambio di paradigma. Per questo è centrale rivedere il ruolo delle società di gestione impianti che devono tornare ad essere strumento di sviluppo diffuso. Folgaria da questo punto di vista può essere un laboratorio territoriale importante per sperimentare una soluzione di rilascio applicabile poi in altri contesti. Il primo passo per ridare slancio all'economia locale è ripensare il ruolo della società impianti e vederla come una sorta di commodity. Una commodity, come ad esempio il servizio di trasporto, rappresenta un elemento infrastrutturale che è funzionale allo sviluppo sociale ed economico del territorio. Andare in questa direzione significa allargare la base sociale della società, individuare una governance partecipata e sviluppare un piano industriale in grado di rimettere gli impianti a servizio delle attività economiche del territorio. Si tratta inoltre di agire sulle politiche di prezzo per renderle funzionali all'aumento del valore economico generato da tutta la filiera turistica. Cambiare il ruolo della società impianti mantenendo i conti in sicurezza è una sfida che abbisogna di un forte apporto da parte di tutta la comunità. Per questo serve aprire un confronto a tutto tondo che consenta di liberare e valorizzare le energie che questa terra può esprimere. L'auspicio è che il piano di ristrutturazione della società impianti recentemente varato dal governo provinciale possa rappresentare la cornice entro cui valutare visioni diverse in modo trasparente, aperto e partecipato. Michele Trainotti |
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