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Pergine, 29 gennaio 2005 L’allarme inquinamento ed il blocco dei motori ” Euro 0” e e”Euro 1” è sempre una notizia all’ordine del giorno, durante questi mesi invernali. Sempre di più dobbiamo fare i conti con l’inquinamento atmosferico ed i limiti di tolleranza superati per le polveri sottili ed ultrasottili, e non solo, perché non possiamo circolare con la nostra “vecchia auto”, che non è poi così vecchia e funziona ancora bene, ma, perché sempre più spesso in prossimità di un semaforo o lungo una strada trafficata, siamo assaliti da colpi di tosse o da un rilevabile senso di irritazione alla gola o nel naso. Mi capita d’incontrare non di rado, persone che camminano mettendosi un fazzoletto sulla bocca e allora mi chiedo” Ce ne stiamo accorgendo che bisogna fare qualche cosa per limitare tutto questo?”. E’ recente la notizia che la Russia ha sottoscritto gli accordi di Kyoto, riconoscendo la gravità dell’inquinamento globale e di conseguenza l’effetto serra prodotto in parte dai gas di scarico che produciamo, sottolineando, contemporaneamente, la necessità di ridurre queste emissioni inquinanti. Anche l’Italia ancora nel 1992 a Rio de Janeiro aveva firmato i primi accordi internazionali dove si impegnava a prendere provvedimenti e a ridurre attraverso le proprie politiche le emissioni inquinanti. Ma cosa è stato fatto in tal senso? Forse non si può dire nulla, ma sicuramente si può dire quasi nulla. Sembra che i buoni propositi siano rimasti solo tali. Eppure siamo il “Paese del Sole”, potremmo a costo 0 e con investimenti modesti, avere pannelli solari diffusi ovunque e produrre in modo pulito acqua calda. O ancora, con il fotovoltaico, sempre utilizzando l’energia rinnovabile del sole, produrre energia elettrica. In questo campo la tecnologia è molto avanzata e pur essendo il fotovoltaico un investimento assai più impegnativo, l’intervento del contributo provinciale (75% del costo), lo porta ad essere competitivo con altre fonti energetiche. Siamo una nazione circondata quasi per la totalità dal mare, potremmo sfruttare il moto delle maree o la forza del vento per produrre energia. Oserei dire che potremmo produrre se non tutta, buona parte dell’energia di cui abbiamo bisogno in modo pulito e rinnovabile. E invece, le politiche energetiche in questo senso sono assenti, mancano spinte sufficientemente forti in questa direzione, perché? Un’affermazione che mi ha colpito è quella che la prima fonte energetica è: “ risparmiare energia”-, e anche questo andrebbe fatto molto di più. Soprattutto nelle regioni settentrionali, dove i mesi freddi sono la maggior parte dell’anno, è un dovere risparmiare energia,in particolare quella utilizzata per il riscaldamento. Se tutti noi abbassassimo il nostro termostato di 0,2 ° C, ridurremmo di oltre 1% l’emissione di gas serra nell’atmosfera. Spesso negli edifici pubblici e nei luoghi di lavoro, assistiamo allo spreco del riscaldamento che è quasi sempre troppo elevato. Anche la cattiva isolazione di finestre o dell’intero edificio comporta un notevole spreco di energia, per riscaldamento l’inverno e raffreddamento l’estate. Possiamo avvalerci di una tecnologia dei materiali e delle costruzioni molto avanzata in tal senso. Si parla di casa passiva ossia una casa che è concepita in modo da non aver bisogno di fonti di energia dall’esterno. Un altro argomento su cui riflettere è l’uso dell’autovettura. Se tutti noi lasciassimo l’auto a casa per un giorno ogni 100 ridurremmo anche qui del 1% l’emissione di gas nell’atmosfera e spesso usiamo le nostre auto non sempre per necessità, ma forse per abitudine. Sono sicura che facendo una sincera analisi in molte situazioni potremmo rinunciare all’uso dell’automobile. La pubblica amministrazione ha il dovere di predisporre ed attuare tutte quelle politiche a sostegno ed incentivo di una mobilità alternativa (servizio pubblico, car-pooling, ecc.), in modo da permettere e promuovere un comportamento diverso del privato cittadino. L’ente pubblico deve essere di esempio e di riferimento per il privato al quale non può chiedere degli impegni in tal senso dando un’immagine poi di spreco, e per prima la pubblica amministrazione dovrebbe impegnarsi ad usare carburanti poco inquinanti (metano, eco-diesel, ) o ammodernare il proprio parco macchine con veicoli elettrici. In questa direzione dovrebbe lavorare anche l’edilizia pubblica, utilizzando tutta la tecnologia a disposizione per realizzare i propri edifici. Inoltre, vanno fissati degli obiettivi comuni di riduzione dell’inquinamento, posti dall’amministrazione locale, facilmente perseguibili dove lo sforzo di tutti può concretizzare l’impegno “dell’agire localmente pensando globalmente”. Flora Silvestri
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