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Rovereto, 20 aprile 2007 Per Maurizio Migliarini, responsabile lavoro e walfare dei Verdi del Trentino, «la chiusura della Manifattura Tabacchi pare sia cosa certa, incerto invece è il futuro di 120 lavoratori, con il rischio che si aggiungano alla lista i lavoratori dell’Ati legata come sappiamo alle commesse della Bat. È evidente che la scelta della multinazionale di chiudere lo stabilimento di Rovereto (ai primi posti per produttività) indebolisce fortemente il tessuto industriale della Vallagarina e trascina con sé altri problemi cui assessori, giunta comunale, Provincia e sindacati devono dare risposte adeguate, chiare e senza nascondere la verità per paura del conflitto che inevitabilmente si genera in situazioni come queste. La prima risposta va data ai lavoratori i quali devono essere ricollocati utilizzando tutti gli strumenti necessari compreso lo strumento della formazione, quest’ultimo pare, non sufficientemente utilizzato. Il secondo problema è e sarà quello legato al destino di quei nove ettari di terreno che probabilmente fanno gola a immobiliaristi e speculatori di vario genere: qui il ruolo della giunta comunale può essere determinante. La chiusura di un altro stabilimento a Rovereto mette ancora una volta all’ordine del giorno dei politici locali il tema più volte dibattuto ossia: "Quale può e deve essere il destino e lo sviluppo di Rovereto e della Vallagarina?". Su questo tema si sono promossi convegni, dibattiti, Rovereto città della cultura, del turismo, del terziario. Vorremmo si passasse dalle parole ai fatti, vorremmo anche vedere qualche risultato dell’Agenzia per lo Sviluppo». Anche il Partito trentino dei lavoratori - Etnosocialsimo, tramite il portavoce Gianpaolo Bonelli, «esprime massima vicinanza e solidarietà ai lavoratori. Un’altra fabbrica sta per chiudere e con essa un pezzo della storia locale. Le istituzioni e le forze politiche sonnecchiano o si presentano divise nell’affrontare la situazione. Risulterebbe utile un fronte comune per far recepire l’importanza delle condizioni occupazionali dei lavoratori sull’orlo del licenziamento». |
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