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Rovereto, 22 dicembre 2007
OSSERVAZIONI E RIFLESSIONI SUL BILANCIO 2008
DEL COMUNE DI ROVERETO

Intervento di Donata Loss in Consiglio comunale nella seduta del 22 dicembre 2007

Ho la sensazione, dopo aver sentito in questo consiglio comunale le risposte ed i commenti alle interrogazioni, mozioni, domande di attualità e ordini del giorno presentati dalla minoranza, che l’ amministrazione Valduga viva e si comporti come se fosse una sorta di “cittadella assediata” dove i cattivi (i cittadini ed i consiglieri circoscrizionali e comunali che criticano, protestano ma anche propongono) sono fuori ed i buoni (il sindaco, la giunta, la maggioranza) sono dentro.
Magari fosse così!

Mi chiedo anche quali siano i principi ed i valori cui si ispirano gli amministratori oggi di turno, perché leggendo il documento di bilancio non mi appaiono chiari; mi si dice, il principio ed i valore è l’interesse della città.
Magari fosse così!

Si dice che la “novità” di Valduga stia nella sua duplice lista civica, che ha eliminato i partiti, riducendoli in minoranza.
Magari fosse così!

Ho già avuto occasione di sottolineare come una lista civica giustifica la sua esistenza tentando di fare di più e di fare meglio di chi c’era prima, magari proprio i famosi partiti; ed anche questa aggregazione politica si giustifica in questo modo ma, come tutte le altre liste precedenti, ha dovuto fare, anzi rifare i conti con le aggregazioni di partito e con le singole persone comunque rappresentanti di vari settori della società e dei relativi interessi. Per questo nella giunta e nel consiglio comunale sono presenti anche, sottolineo anche, molte persone “politicamente datate”, non solo il sindaco.
E non solo io.

Valduga ha infatti al suo fianco, in giunta, il PSI, il PRI, l’UDC e tra i suoi collaboratori in consiglio comunale il partito di Plotegher e quello di Rasera, che gli hanno assicurato i voti che pubblicamente non ha chiesto, ma che privatamente ha accettato di buon grado. Ricompensandone i portatori: Rasera con la presidenza del consiglio, sia pure in seconda battuta, e Plotegher con la concessione dell’autonomia rispetto a Zenatti. Così oggi abbiamo due gruppi di destra - con due capogruppo, due presenze nelle commissioni, due portavoce, quindi doppia spesa - anche grazie alla decisione del presidente - sedicente di sinistra- del consiglio comunale. D’accordo col Sindaco. Tutto casuale?

Devo riconoscere al sindaco una straordinaria abilità nel far passare lucciole per lanterne: al ballottaggio ha dichiarato di non voler avere a che fare con il centro sinistra, per avere le mani libere con tutti; e il centro sinistra ha incollato i propri simboli sotto il nome di Maffei , ma una parte ha votato Valduga. … Trovo ipocrita anche la recente invocazione di Rovereto Insieme e Margherita al Sindaco, perché apra loro le porte nel 2010: le porte per loro non sono mai state chiuse, sono bell’e spalancate dal 2005, prova ne siano le astensioni dei due partiti su delibere e bilanci. Come si fa a votare contro il bilancio, quando Rasera tra poco deve essere rieletto presidente? Quando il consigliere Demattè è “assente giustificato” da due anni?

Nulla di male nella presentazione e nel successo delle liste civiche: ne ho guidate due per ben due volte, Cara Città prima e Con Rovereto poi, associata quest’ultima ai socialisti ed ai Verdi, dichiarando nel programma elettorale a quali principi ed a quali valori esse si ispiravano; ed a nome loro ho governato nove anni, avendo a che fare con le strutture di partito di destra, di centro e di sinistra. E confrontandomi, spesso con fatica ed insuccesso, con queste strutture, che hanno tentano disperatamente di condizionare l’azione amministrativa “civica” in relazione ai propri interessi, creando la confusione e la sfiducia che ha aperto le porte a Valduga.

Ma il tentativo di governare con maggiore flessibilità e laicità rispetto alla religione di partito o di quel che oggi è diventato un partito è difficoltoso anche per la amministrazione Valduga; le pastoie ci sono ancora, mentre occorreva cambiare i linguaggi, i riti, i ritmi del fare politica… a mio avviso i linguaggi sono cambiati in peggio, spesso sostituiti dal silenzio ed a volte dal dileggio per una parte della minoranza; i ritmi del confronto sono volutamente laschi, al punto che approfittiamo della discussione di bilancio per approfondire un confronto che è insufficiente; i riti sono rimasti gli stessi (e anche gli orari del consiglio comunale).

Allora come ora, ogni volta che si avvicinava una scadenza. elettorale, provinciale o nazionale, le dinamiche politiche sono cambiate, per consentire avvicinamenti ed aggregazioni di convenienza. Vedremo che cosa succederà per le provinciali del 2008 Nulla di nuovo neppure in questo.

Nulla di nuovo neppure nella forza contrattuale con la Provincia: è rimasta esattamente quello che era, in molti settori e per molti progetti non s’è fatto alcun passo avanti decisivo.

Situazione ambigua dunque quella dell’amministrazione Valduga; ambiguità che mi dà ragione di molti comportamenti rigidi e difensivi della maggioranza, che comprendo; mentre comprendo meno la mancanza di rispetto, l’irrisione ed a volte il disprezzo per le persone esibito da alcuni colleghi.

Comprendo anche l’ansia del sindaco di far procedere i lavori in corso, ma mi dispiace quando il buon padre di famiglia, espressione che piaceva tanto al sindaco Roberto Maffei, si trasforma in padre padrone, con tutti i comportamenti che ne derivano. Comprese le ormai note imposizioni del silenzio ai consiglieri della maggioranza da parte del sindaco.
Quindi non sono estranea a tutte le dinamiche che si sono istaurate anche con l’amministrazione Valduga.

Ma a differenza delle liste civiche precedenti, che volevano rappresentare la componente femminile della società e poi la componente laica – ricordo la sofferta adesione dei socialisti - , quella verde e quella del mondo della scuola, qui si vedono rappresentati il settore e gli interessi dei medici dell’Ospedale di Santa Maria del Carmine, anche grazie ad una campagna elettorale non porta a porta, ma comodino a comodino; il settore e gli interessi degli esercenti e dei commercianti; il settore e gli interessi del mondo immobiliare. Ognuno porta in dote quello che ha. Interessi legittimi, se si sposano con quelli di tutti gli altri cittadini.

Con meno fortuna (o meno evidenza) è rappresentato il mondo delle donne (ricordate la bocciatura, per ordine del sindaco, della proposta di tenere conto della rappresentanza di genere nelle nomine agli enti?) E quello dei bambini (la città di Rovereto non è più una città educativa e giustamente si rilevava non è più eppure una città educata…magari i due problemi potrebbero essere collegati …), né quello di chi desidera vivere in una città meno trafficata e meno densificata….
Guardiamoci attorno: chi abiterà tutte le case che si stanno costruendo? (vedi l’intervento in commissione urbanistica); chi riesce a muoversi con agio nelle strade della città, sia in macchina che a piedi, che in bici? Si respira meglio o peggio? C’è maggiore o minore stress? I giovani consumano più o meno alcool? Le donne fumano di più o di meno? Circola più o meno droga? Quanti sono i suicidi? E i tumori? E i disoccupati?

Se dicessimo che la causa di questi problemi è rintracciabile in questa giunta, saremmo superficiali: è evidente che la città sta cambiando, come tutte le città del nord ovest, e che di fronte a questi cambiamenti occorre non solo “reagire”, ma prima di tutto “agire”.

E la predisposizione di un bilancio serve proprio questo, ad agire: attraverso un programma pluriennale che, partendo dalla situazione precedente, cerca di traghettare la città nel futuro.

Ma quale è il rischio?
E’ quello di aver lasciato un mondo, quello delle aggregazioni politiche conosciute, che nel bene e nel male evidenziavano principi e valori riconoscibili, per entrare in un altro, ancora senza storia, dove più facile che si insinuino principi individuali e valori di casta.

E’ quello di adottare l’ottica del “O cosi - O cosi”, e non quella del “E così- E cosi”.
Tenere tutto non si può, ma neanche disfare tutto si può, ed è a questo proposito che vorrei fare un appunto a quella parte della discussione sul bilancio in cui il sindaco ha parlato di università e città. La uso anche come esempio della ambiguità di questo bilancio e di questa amministrazione.
Riguarda il rapporto tra l’amministrazione e la città.

La posizione dell’amministrazione è chiara: l’università non c’è, e se c’è, non vale nulla.
Mi chiedo allora a chi sono arrivati i 40 milioni di euro stanziati per l’edilizia del polo universitario roveretano e chi ha speso ogni anno 10 milioni di euro per la sua gestione; e se i più di ottocento studenti che frequentano il polo roveretano a vario titolo siano davvero dei fantasmi.

Ma non è questo che mi interessa sottolineare, quanto piuttosto la questione sollevata a più riprese dal sindaco, ossia del beneficio che viene alla città dalla presenza dell’università. Innanzitutto gli edifici storici della città sono stati ristrutturati e consegnati ad un utilizzo educativo e culturale collettivo; in secondo luogo le attività formative che vi si volgono hanno avuto ed hanno tuttora una ricaduta morale altissima, una ricaduta nella preparazione di buoni insegnanti, di buoni operatori a sostegno dell’handicap, di buoni operatori nel campo della motricità degli adolescenti e degli anziani,della riabilitazione fisica e psicologica.

I numeri della facoltà, che provengono non dalle ipotesi raccolte dalla voce del prof. Zuelli ma dal documento statistico predisposto dal nucleo di valutazione dell’Università, sono tutti positivi, a differenza dei numeri di altre Facoltà; cresce sempre di più la conoscenza della Rovereto universitaria , a livello nazionale ed internazionale, tanto che la città è stata scelta come sede per il congresso mondiale di teoria delle decisioni che si terrà nel 2009; l’ultima volta in Italia è stato il 1973!

L’Università ha deluso? Se qualcuno è deluso, non è certo chi ha a cuore la formazione delle professionalità necessarie allo sviluppo di un futuro equilibrato ed eticamente fondato nel campo educativo, psicologico e sanitario… Come ha scritto Antonio Rosmini, è necessario che una buona amministrazione sappia rinunciare ad una popolarità immediata, il beato la chiama “popolarità bastarda “, in nome di un progetto etico che, in quanto tale, è di lunga preparazione e consente di vedere un risultato dopo il tempo necessario. Lo ricordi chi celebra Rosmini, commuovendosi sulle parole ed opere del Beato, senza tentare di approfondirne la conoscenza e soprattutto di imitarlo, sia pure con tutti i limiti dati da un tempo difficile…
Certamente è deluso chi voleva speculare sulla presenza di un alto numero di studenti per dare un senso alle edificazioni (un milione di metri cubi di cemento in più!) in atto e in progetto.
Io pongo il problema di quale sia l’interesse più alto della comunità. E di quali siano invece gli interessi di alcune delle sue componenti. Per non dire di alcuni dei suoi componenti?
Esistono ancora i cosiddetti “poteri forti”, che senza ostentazione ma con grande costanza e determinazione orientano le scelte politiche, apparentemente libere e tanto, tanto civiche?

Anche questo interesse può essere legittimo, ma va dichiarato apertamente, senza creare falsi problemi: a partire da questa chiarezza anche la città universitaria potrà crescere, progressivamente e armonicamente, sia nel settore edilizio, che dei servizi, ma deve crescere anche la cittadinanza, maturando l’orgoglio per ciò che questa comunità da tempo possiede e pazientemente alimenta. Certo, l’interesse speculativo di pochi potrebbe far esplodere un boom, ma i boom dopo un po’ collassano. I buoni progetti in una piccola città crescono pian piano, ed a misura della città: il progetto di collocare nella Manifattura una parte delle attività formative universitarie è partito da lontano, è maturato nella discrezione ed è arrivato a conclusione; il progetto di fare di Rovereto il polo della formazione è un progetto partito altrettanto da lontano (basta leggere i documenti prodotto dal 1996 al 2005), è maturato e arriverà sicuramente in porto: purchè si adotti l’ottica dell’ “e, e” e gli amministratori di oggi, dimenticandosi di essere anch’essi im/permanenti come persone e come eletti, non si trasformino nella strega che maledice la principessa Aurora, perché non è stata invitata al suo battesimo.

 

      
   

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