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Trento, 9 gennaio 2002 Le dichiarazioni di Mauro Bondi, segretario dei DS, riportate domenica su L’Adige e ribadite anche oggi, in polemica con l’assessore verde Alessandra Zendron, sono totalmente prive di fondamento e perfino fuorvianti rispetto alle questioni oggi sul tappeto. Nei primi due anni e mezzo di legislatura si sono verificate spesso forti tensioni in Giunta regionale tra Cogo, Atz e Grandi da un lato e l’assessore Zendron dall’altro, per il semplice fatto che quest’ultima proponeva di approvare norme che garantissero maggior trasparenza nella gestione dei contributi regionali. E’ fin troppo facile ricordare oggi che se le proposte dell’assessore Zendron fossero state accolte non si sarebbero verificati episodi imbarazzanti come quello di Mosca. Tuttavia oggi le questioni da affrontare sono altre e per questa ragione non desidero insistere nella polemica con il segretario dei DS. I Verdi del Trentino, e non solo loro, hanno considerato un errore le dimissioni della Presidente Cogo, così come considerano politicamente poco praticabili soluzioni che "anticipino" una riforma generale dello Statuto di cui peraltro nessuno finora ha tracciato nemmeno le linee fondamentali. In politica le scorciatoie non portano da nessuna parte, così come non si risolvono i problemi – che certamente esistono e sono sotto gli occhi di tutti – rovesciando il tavolo e scappando. Spiace che la prima Presidenza della Giunta regionale affidata ai DS nella storia ormai cinquantennale della Regione, sia terminata in così malo modo. Ne prendiamo atto a malincuore, ma al tempo stesso auspichiamo che, per la parte conclusiva della legislatura, si ricerchi una soluzione credibile sia dal punto di vista istituzionale sia da quello politico, rispettando gli equilibri della coalizione fra centro-sinistra autonomista ed SVP che governa la Regione. Da questo punto di vista sarebbe un grave errore che i Ds, terza forma politica della coalizione regionale, rinunciassero ad esercitare un ruolo di leadership a livello di Giunta regionale, oltretutto dopo averne rivendicato ed ottenuto, all’inizio di legislatura, proprio con questa motivazione, la Presidenza. Con l’entrata in vigore, all’inizio del 2001, della riforma dello Statuto si è aperta una nuova fase storica per l’autonomia delle due Province di Trento e Bolzano e conseguentemente per la Regione Trentino-Alto Adige /Südtirol. La stessa ipotizzata revisione generale dello Statuto, di cui si è appena iniziato a discutere, e che in ogni caso dovrà seguire il laborioso iter parlamentare di modifica delle leggi costituzionali - passerà non più – almeno in prima battuta – attraverso la Regione, bensì attraverso le due Province. I tempi non saranno certamente brevi: forse non è superfluo ricordare che la riforma del 2001 ha richiesto un lavoro istruttorio durato oltre dieci anni ! La Regione, tutt’altro che liquidata, è stata invece rilanciata con funzioni diverse, meno "amministrative" e più "politiche". Dovrà svolgere il ruolo di "cerniera" fra le due Province. E’ questa la principale ragione per la quale oggi più che di uomini forti – detto con il massimo rispetto per le candidature sul tappeto - c’è bisogno di idee forti, ricercando soluzioni che rispettino l’equilibrio fra le due realtà provinciali, rifuggendo da fughe in avanti dagli esiti incerti. I Verdi auspicano che nell’ambito della coalizione tra centro-sinistra autonomista e SVP prevalgano il dialogo, lo spirito di collaborazione e la reciproca solidarietà, alla ricerca di una soluzione di alto profilo, per evitare che una riforma fortemente voluta finisca su un binario morto. Così si farebbe solo il gioco dei nostri avversari del centro-destra. Ed il danno che ne deriverebbe non sarà pagato solo dal Trentino. Pino Finocchiaro
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