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Rovereto, 2 ottobre 2003 Le affermazioni del signor Dalbosco a proposito delle responsabilità per il black out verificatosi qualche notte fa, sono a dir poco sorprendenti. L’elettricità, infatti, è mancata nel momento di minor consumo e quindi la capacità produttiva nazionale – che da molti anni è inferiore al nostro fabbisogno - non c’entra in questo caso assolutamente nulla: molte nostre centrali erano semplicemente spente! Chi decide la politica di approvvigionamento energetico – il Governo Berlusconi, in primis, oltre ai produttori e gestori della distribuzione – devono spiegare agli italiani le ragioni per le quali per pagare un po’ meno l’energia, di notte, cioè nel periodo in cui maggiori sono i costi sociali di un eventuale black out, ma quasi irrilevanti quelli per sistema economico produttivo, ci si affidi per una percentuale così alta di fabbisogno alle forniture estere. I gestori della rete, poi, si rimpalleranno ancora per molti giorni le responsabilità per il black out totale in presenza di un deficit di energia pari al 20% del fabbisogno. Un intervento tempestivo di scollegamento programmato delle utenze avrebbe probabilmente evitato un black out su tutto il territorio nazionale. Il rischio di black out, con cui abbiamo convissuto nell’ultimo anno, ha riaperto nel nostro Paese il dibattito sull’obiettivo dell’autosufficienza elettrica. I sostenitori del nucleare, sorvolando sul fatto che dal nucleare siamo usciti in seguito ad un referendum, dopo l’incidente di Chernobyl, sono ripartiti alla carica. Chi vuole il nucleare afferma che l’energia elettrica prodotta con tale tecnologia è la più economica. Autorevoli esperti, anche in questi giorni, e fra questi il premio Nobel Carlo Rubbia, hanno chiarito che si tratta di una sciocchezza. Infatti non si computa fra i costi lo smaltimento delle scorie, una eredità ingombrante che lasceremmo irresponsabilmente alle future generazioni. Così come non si tiene conto che la Francia cede energia ad un prezzo inferiore perché le sue centrali nucleari sono state costruite con ingentissimi investimenti statali a fondo perduto. Incentivi che oggi, nessun Stato della CE potrebbe erogare alle società private che producono l’energia elettrica. Per non parlare – aggiungo io - dei rischi, in caso di incidente serio. Il nostro futuro energetico dipende dalle energie puliti e rinnovabili: è in quella direzione che occorre investire molto di più e fare ricerca sul serio. Pino Finocchiaro |
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