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Riva del Garda, 14 ottobre 2002 Tra utopia e miopia politica l’infrastrutturazione del nostro territorio passa inevitabilmente attraverso l’analisi del modello di sviluppo economico che la provincia intende perseguire nel prossimo futuro. L’attuale “modello economico” è complesso e fortemente caratterizzato da un equilibrio sottilissimo fra ambiente, agricoltura, industria e terziario. Un sistema produttivo che ha nell’asta dell’Adige l’asse portante ed in alcune realtà di vallata gli elementi complementari. Una rete di attività umane che operano in un contesto territoriale particolarmente delicato come quello dell’ambiente alpino. Quattrocentocinquantamila persone che vivono in duecentoventi Comuni dove sono insediate industrie, centrali idroelettriche, attività ricettive che vendono “ambiente” e la loro secolare esperienza turistica, con la moderna esigenza di sentirsi parte di un sistema globale e la necessità di essere messe in rete fra loro ed in rapporto con le realtà confinanti. Difficile è conciliare esigenze antitetiche quali l’integrità dell’ambiente e lo sviluppo economico, anche se apparentemente perseguire obbiettivi di “sviluppo sostenibile” può sembrare il migliore approccio possibile alla soluzione delle problematiche ambientali che affliggono la società contemporanea e mettono in crisi la nostra coscienza ambientalista. Occorre fare un passo avanti! La teoria dello ”sviluppo sostenibile” deve sfociare in un pragmatico programma di “restauro ambientale” che tenga in debita considerazione l’interdipendenza fra sviluppo economico e qualità ambientale che caratterizzano il sistema economico trentino. Ciò a cui assistiamo oggi è un graduale rilassamento dell’applicazione dei principi di tutela dell’ambiente a favore di azioni di sviluppo economico divenute improvvisamente prioritarie rispetto ad obbiettivi di salvaguardia e valorizzazione del territorio. E’ solo una questione di buon senso! Economicamente la salvaguardia delle ricchezze naturali è da ritenersi una questione di assoluta priorità poiché la riproduzione dei “beni ambientali” ha bisogno dell’investimento di grandi risorse economiche ed intellettuali, richiede sempre tempi lunghi con esiti non sempre ottimali. Per garantire un futuro credibile al modello trentino occorre perseguire due obbiettivi precisi. - Preservare la risorsa ambiente in quanto elemento fondamentale per l’esistenza dei principali comparti industriali (non solo turistico) della nostra provincia e perseguire una politica di recupero e riqualificazione ambientale delle aree compromesse del nostro territorio. - Realizzare un sistema di mobilità integrata comoda, agevole attraverso una pluralità di mezzi ed una rete di collegamenti e di parcheggi strategici che diminuiscano l’impatto della circolazione veicolare sulla qualità della vita con particolare riferimento agli insediamenti urbani. In questa logica il treno diviene un tassello strategico nel futuro della mobilità del Basso Trentino prescindendo da qualsiasi soluzione di viabilità proposta o realizzata nell’immediato futuro, poiché anche questo tipo di servizio potrà garantire il trasporto di una rilevante porzione di mobilità pubblica, soprattutto turistica, e di trasporto mercantile. Una linea ferroviaria a scartamento normale che realizzi un collegamento diretto con l’asse del Brennero verso il nord Europa, senza dover effettuare trasbordi, e verso sud per rendere più agevole raggiungere l’aeroporto e le tratte nazionali, potrebbe servire le aree industriali dell’Alto Garda de della Val Lagarina, agevolare la crescita del sistema artigianale-industriale del basso Trentino, sia per il trasporto di materie prime che di prodotti finiti, e realizzare nuove prospettive di sviluppo per il sistema fieristico, turistico e culturale dei due comprensori. Una ferrovia con queste caratteristiche completerebbe il sistema infrastrutturale migliorando il collegamento fra l’Alto Garda e la Val Lagarina, contribuirebbe a diminuire l’intasamento della mobilità automobilistica e dei mezzi pesanti da trasporto pubblico-privato a favore di una migliore qualità ambientale dei nostri territori. Forse dobbiamo recuperare una corretta scala di valori e partecipare democraticamente, come collettività, alle decisioni importanti non solo per il nostro presente ma anche per le generazioni future, uscendo dalla pigrizia mentale che delega a pochi tali iniziative. Il pensare quindi anche alla ferrovia non è anacronistico ma è orientato ad una diversa cultura dello sviluppo. In particolare la piana di Mori e il lago di Loppio non subirebbero ulteriori gravi danni, e rimarrebbe intatto l’alveo del lago, in attesa che sia rinvasato quanto prima. PROSPETTIVE FUTURE PER I COMPRENSORI C 9 e C 10 1. La prossima apertura del Polo Museale a Rovereto potrebbe significare una maggior opportunità turistico culturale a doppio senso (Rovereto-Riva del Garda), per chi soggiorna sul lago di Garda e che desidera visitare Rovereto (Campana dei Caduti, Castello e Museo storico della Guerra, Mart, ecc…) Per coloro (cittadini della Val Lagarina e non) che nei fine settimana desiderano recarsi sul Lago di Garda, lo potrebbero fare comodamente e senza il problema dell’auto e con tutto ciò che ne consegue (vedi problema parcheggi sul Lago di Garda). 2. A livello economico ciò potrebbe significare minor spese di trasporto per le persone e per le merci. La realizzazione e la gestione della ferrovia Rovereto – Riva del Garda potrebbe essere affidata alla società Trentino Servizi ( Ciò significherebbe: ulteriori posti di lavoro per residenti, energia elettrica venduta da Trentino Servizi ad un suo stesso comparto..). 3. In questo contesto l’Alto Garda ha un ruolo particolare poiché sembra concentrare in pochi chilometri quadrati di “Busa” tutta la complessa varietà di elementi che caratterizzano il territorio della nostra provincia. Una sorta di laboratorio territoriale con una peculiarità precisa, la più elevata concentrazione di posti letto del Trentino; potremmo definirlo la “foresteria” del nostro modello, se non fosse che fra cielo, terra ed acqua questo luogo rappresenta uno dei sistemi ambientali più delicati del nostro Paese. "Tutto ciò premesso si chiede alla PAT di predisporre entro 180 (centottanta) giorni uno studio serio ed approfondito sulla reale fattibilità di un collegamento ferroviario fra la Vallagarina e l'Alto Garda (Arco, Riva del Garda). Lo studio dovrà valutare in maniera approfondita tutti gli aspetti tecnici (tracciati, pendenze, scartamento, fermate...), economici (costi di costruzione e gestione, possibile coinvolgimento dei privati...) , sociali ed ambientali (previsioni di riduzione del traffico pesante e leggero, miglioramento dei collegamenti, della qualità dell'aria, rumore...). L'analisi complessiva degli elementi raccolti costituirà la fase propedeutica alla scelta finale, scelta che comunque competerà alla sfera politica. A tal proposito ed in vista della prossima tornata elettorale prevista per l'autunno 2003, si chiede alle coalizioni candidate alla guida della Provincia Autonoma di Trento di esprimersi in maniera chiara ed inequivocabile sull’ipotesi di collegamento ferroviario fra la Vallagarina e l’Alto Garda.
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