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Cosa ci fanno orsi e lupi nello splendore della natura del Trentino Alto Adige? Cerco di dire la mia su questi tanto dibattuti animali e inizio dal fatto, incontestabile, che moltissimi elogiano le caratteristiche del nostro ambiente e delle nostre montagne. Perché quindi, partendo da tale presupposto dobbiamo rovinare tutto con il selvaggio ora che abbiamo reso questo territorio a misura d'uomo e solo d'uomo? Per quello che ho visto del mondo devo confermare che qui effettivamente siamo immersi in un bellissimo giardino. Appunto, un giardino. Il Trentino Alto Adige è uno dei risultati dell'Antropocene quell'era iniziata migliaia e migliaia di anni fa, in Australia ad opera degli Aborigeni i quali, nel Continente di Uluru, modificarono talmente l'ambiente da far sparire quasi tutta la megafauna ed a far trionfare, a forza di incendi, gli eucalipti e quindi i koala. E l'Homo Sapiens da lì in poi, in tutto il mondo, non ha mai smesso di usare la natura a proprio uso e consumo. Ed è così che qui da noi, ad esempio, abbiamo creato una regione-giardino. Ciò che una volta incuteva paura e rispetto oggi è un territorio buono addirittura per giochi, concerti, sport, ecc.. Specchi d'acqua, montagne, foreste, ora si possono persino utilizzare come palestre, piscine, spazi espositivi e tanto altro (troppo?). Anzi, la natura stessa è divenuta parco dei divertimenti e per raggiungere questo obbiettivo abbiamo persino ridisegnato laghi, creato spiagge, fatto delle Alpi luoghi ludici. Chissà che un giorno non ci venga l'idea di fare uno stadio calcistico in cima alla Marmolada o di sistemare una ruota panoramica tipo Prater in mezzo al lago di Garda. Il lettore può ora pensare che io sia contro questo «Trentino Alto Adige» ed invece no, sto solo fotografando la realtà. In verità, in questi luoghi sto bene e per vari aspetti, noi che lo abitiamo, dobbiamo essere orgogliosi di tante cose fatte. Importante, concorderete, è non cadere nel «qui abbiamo una natura intatta e protetta». Se abitiamo queste aree, tutti noi, compreso il sottoscritto, è perché utilizziamo/ deprediamo a nostro pro le risorse della natura locale e mondiale. Nessuno può quindi essere «bio» (forse ad eccezione di alcuni fedeli del jainismo). Non siamo mai «puri» nel nostro approccio con l'ambiente, siamo esseri intrisi di contraddizioni di capacità creative e distruttive, in definitiva, siamo insaziabili consumatori. Siamo nati nella natura, ma ne siamo «usciti» e non dimentichiamo che ci siamo moltiplicati proprio quando abbiamo imparato a dominarla e selezionarla. Perché? Semplice per vivere a lungo e prosperare. La natura, fatta di micro-macro fauna, virus, terremoti e via dicendo, allo stato «brado» è nemica del nostro benessere e della nostra salute ed è del resto lapalissiano che uccide più la natura che la guerra. Il fatto è che oggi esageriamo nel modificarla, dominarla e nel distruggerla e, volenti o nolenti, dobbiamo renderci conto che non possiamo continuare così. Personalmente l'ho compreso meglio in uno dei miei viaggi ove ho conosciuto l'Amazzonia selvaggia ed ho persino fatto nuotate in un ansa del fiume Jauaperi densamente popolata di animali di tutti i generi, ma soprattutto da una gran quantità di caimani. Certo avevo paura a tuffarmici dentro ma mi ero affidato alle indicazioni dei nativi e, con mio stupore, ho fatto piacevoli bagni. Ma non solo, in quella natura dormivo vicino a tarantole, pipistrelli-vampiro ecc. insomma mi ero accorto dell'importanza e della bellezza del selvaggio. E per concludere la sintesi di questa mia primordiale esperienza ho imparato più in quel luogo che in tanti libri e mi auguro quindi che aree selvagge esistano sempre: non possiamo distruggere la nostra linfa vitale, anche se può darci fastidio. Credo piuttosto sia giunto il momento di distruggere il selvaggio che sta nelle nostre membra. Una delle religioni più profonde ce lo fa capire in modo molto esplicito. I Vangeli ci spronano ad andare contro il caimano che è in noi e quindi contro il nostro egoismo, la nostra invidia, la nostra cattiveria... (...non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio... scriveva san Paolo). Ma torniamo agli animali. Abbiamo sterminato e portato all'estinzione, per il nostro benessere, un'infinità di fauna - e di flora - selvatica. Abbiamo modificato i territori, addomesticato alcune specie animali e sterminate quelle che non ci servivano, abbiamo modificato, ad esempio e per amore? il cane facendone una sorta di giocattolo vivente dalle mille razze/versioni. Ogni regione, se vogliamo tentare di salvarci e di salvare, riservi un'area completamente al selvaggio con dentro, almeno da noi, anche orsi e lupi. Il selvaggio, senza commettere l'errore di mescolarlo con i nostri spazi, fatto di autentica biodiversità è indispensabile per far continuare il vivente in tutte le sue forme. Creiamo quindi riserve senza rinunciare alla maggior parte del «Trentino Alto Adige» attuale che è il nostro pane. Si può ancora fare. Se vogliamo. Rinunciamo in definitiva solo ad un po' di egoismo e di illusoria onnipotenza a favore della vita. Però è mia convinzione che, alla fine, non adopereremo alcuna contromisura per salvaguardare l'Esistente, siamo troppo predatori. Certo per un paio di decenni il nostro pianeta ce la farà ancora a sopportarci, poi però giungerà il buio; egoisticamente potrei fregarmene di quello che accadrà dato il non molto tempo che ho ancora davanti, ma ho due figlie bellissime e quindi per il futuro dei nostri figli ho scritto queste righe. Dopo tantissimi anni di impegno la foresta amazzonica di Xixuaù, da poco, è finalmente diventata una riserva integrale di quasi 600.000 ettari. Dopo aver distrutto la megafauna, gli Aborigeni australiani, rifletterono e grazie alla loro Weltanschauung stabilirono un corretto uso del territorio evitando così gli errori che portarono altre civiltà, ad esempio nell'isola di Pasqua, alle catastrofi che conosciamo. Rolando Pizzini
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