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Trento, 28 novembre 2007 Il ministro all’ambiente ci crede, ci mancherebbe. Così nella tarda mattinata di ieri Alfonso Pecoraro Scanio ha trovato il tempo per inaugurare «Big Star», un generatore eolico ad asse verticale da 20 kW, prodotto dalla Ropatec di Bolzano e installato a valle della Pejo Pallet, un’azienda che nella zona industriale di Lavis produce e commercializza bancali in legno. A chi gli chiede di commentare le scelte in materia di inceneritori ribattezzati «termovalorizzatori», Pecorario Scanio risponde deciso: «Le rinnovabili non si fanno coi rifiuti». Poi, invitato sul palco da Robert Niederkofler, amministratore delegato di Rotapec srl, il ministro scherza con l’amica Berasi, l’assessore provinciale che lo accompagna nella visita. C’è un modellino di microgeneratore a fianco del microfono. «Dai Iva, guarda che bellino, potresti mettertelo sulla scrivania». Battute a parte, il ministro spiega che, finalmente, l’Italia fa sul serio, che lo sforzo di rilancio delle rinnovabili sta dando i primi frutti, che «il nuovo conto energia, partito a febbraio ha fatto registrare un incremento record nella diffusione del fotovoltaico». Pecoraro Scanio ha ricordato che l’eolico, in Italia, era partito male, senza una programmazione precisa, tanto che regioni come Sardegna e Puglia hanno dovuto ridefinire la mappa dei siti dove impianti eolici possono essere installati. E ha ribadito, citando il cancelliere Gordon Brown e il suo piano di 150 mila «green houses», che il futuro - «non domani, ma dopodomani» - è nelle rinnovabili, «nel solare, nell’eolico inserito anche nella progettazione, nella geotermia, perché bruciare petrolio per produrre energia è e sarà sempre più segno di arretratezza culturale». Nel minieolico il ministro vede la possibilità di sviluppare ricerca, innovazione e industria, grazie alle aziende italiane che investono, producono ed esportano. Quindi complimenti ministeriali all’impianto di Lavis. Gli stessi complimenti fatti dall’assessore all’energia della Provincia, Ottorino Bressanini. La buona notizia, portata dal ministro, è che con la Finanziaria del governo Prodi «viene allargato il sistema del "conto energia", utilizzato per il fotovoltaico, alle altre energie rinnovabili. Anche perché l’aumento della domanda stimola l’offerta e l’industria, com’è stato per il Veneto, dove è nata la prima azienda italiana produttrice di pannelli fotovoltaici». Un altro punto fermo riguarda l’energia da biomasse. A Roma, per così dire, ha fatto breccia il modello trentino (nei mesi scorsi, sul punto, c’era stata qualche polemica rispetto al modello altoatesino). Il ministro è stato chiaro: «Gli impianti a biomassa potranno essere solo di piccola entità e locali. Abbiamo introdotto l’obbligo di rifornirsi di materia prima entro un raggio di 70 km dall’impianto. Basta, comprare olio di palma dall’Indonesia o cippato dal Brasile. Nessun certificato verde, se non c’è un bilancio ambientale utile». |
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