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Mori, giovedì 23 febbraio 2017 Stiamo assistendo in questi giorni a Mori, alla distruzione programmata di un pezzo di territorio carico di valenze emotive e di memorie. Sta nascendo un muro, un enorme accumulo di sassi e terra a ridosso del centro storico più antico, al posto di muretti a secco e orti secolari: le fratte di Monte Albano, garanti nella storia di protezione e sussistenza. Abbiamo partecipato a manifestazioni e assemblee sperando che i rappresentanti della comunità sapessero ascoltare e potessero modificare i progetti in atto. Purtroppo proprio nel momento in cui si facevano proposte alternative, improvvisamente abbiamo visto la presenza inaspettata delle forze dell’ordine ed è stata imposta una scelta. Quella che vediamo adesso è una ferita che si sta ripercuotendo sull’animo delle persone e in tutta la borgata. Come scrive Andrea Zanzotto: “Se il paesaggio, è addirittura l’ ‘orizzonte psichico’ entro cui l’individuo si forma e riconosce se stesso, è conseguente il fatto che ogni violenta manomissione di quell’orizzonte si ripercuota negativamente sull’equilibrio dei singoli e delle società.” (Da- Luoghi e paesaggi- di A. Zanzotto, ed Bompiani). Da anni non si vedeva a Mori una mobilitazione di cittadini così vivace infatti, con questo intervento così devastante, si viene a toccare uno dei pochi luoghi rimasti nella nostra borgata che rappresenta la sua identità. Montalbano è un luogo sacro, carico di valenze e significati legati alla storia di tutti. In questi mesi diversi tecnici consultati hanno esposto altre ipotesi, per la messa in sicurezza, peraltro ben riportati dalla stampa. Purtroppo è palese che sono mancati autentici momenti di confronto, dove venivano valutati altri tipi di intervento, che potevano comunque prevedere in altro modo la demolizione del diedro; non certo un’esplosione come era stato ipotizzato all’inizio e che giustificava il vallotomo. Ci si chiede come mai i nostri politici si sono dimostrati così sordi di fronte a ipotesi meno devastanti, come mai non hanno saputo ascoltare chi proponeva una soluzione meno impattante, però altrettanto risolutiva. Si sappia comunque che ci sono tanti cittadini e cittadine di Mori che sono contrari e auspicano una diversa soluzione, anche se i lavori sono iniziati, il muro non è ancora costruito. Pensiamoci. Fermiamoci fin che siamo in tempo, diversamente avremo una ferita insanabile, sia del territorio ma soprattutto dell’anima. Elena Berti (Verdi di Mori)
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