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Trento, 8 marzo 2016 Il crollo di un muro di contenimento, avvenuto la settimana scorsa in occasione di un forte acquazzone, ha riacceso i fari sulla zona posta a nord del Doss Trento, un tempo sede della storica azienda di autodemolizioni Rigotti che ormai da un decennio si è spostata nel nuovo stabilimento in località Laghetti di Vela. Quel trasloco era stato all'epoca sollecitato e giustificato dalla necessità di ripristinare una zona urbanisticamente importante, uno dei principali accessi alla città. Nelle prescrizioni di Comune e Provincia alla proprietà c'era la previsione di una bonifica delle aree utilizzate per l'attività artigianale. In realtà però, mentre una parte dei terreni è stata ceduta a una ditta che si occupa di recuperi stradali, sui terreni dei Rigotti al di là di una schermatura che nasconde alla vista, materiali e rottami sono ancora ampiamente presenti. Lì come in una vicina area in via Doss Trento a est della tangenziale, vicino alle case. Una situazione che, secondo Luciano Martinello, residente in via Doss Trento ed esponente dei Verdi, e Aldo Pompermaier, ex assessore comunale all'ambiente e ex presidente della circoscrizione, anche lui esponente dei Verdi, in prospettiva deve cambiare. «Non siamo intervenuti ora per strumentalizzare la caduta del muretto ma il nostro era un intervento già preparato e meditato che solo casualmente è venuto a coincidere con quel fatto» spiega in premessa Martinello. Il loro intento è quello di attirare l'attenzione su una parte della città che nella prospettiva di un nuovo Piano regolatore deve essere presa in mano, non solo perché è porta d'accesso ma anche «per lo stretto contatto con il Parco del Doss Trento, biotopo della Provincia di Trento, inserito dalla Società di Botanica Italiana nel Censimento dei Biotopi di rilevante Interesse vegetazionale e parte integrante del Patrimonio economico, storico e culturale del Comune». I due ambientalisti ricordano come l'intera zona abbia subìto nel tempo notevoli cambiamenti, portati soprattutto dalla nuova viabilità che ha stravolto una zona un tempo agricola con l'avvento dell'autostrada, la tangenziale della città e soprattutto il viadotto del Bus di Vela. Alle strade si sono aggiunte le attività industriali e artigianali. Ma adesso sarebbe tempo di pensare a un futuro più decoroso, magari sfruttando il fatto che il casello autostradale è utilizzato solo in ingresso all'A22 e se ne potrebbe ipotizzare anche lo smantellamento. L'assessore comunale all'urbanistica Paolo Biasioli conviene sulla necessità di prendere in mano quelle zone ma fa anche presente come dal punto di vista della destinazione d'uso già oggi la previsione sia di una zona F4 con parcheggio alberato. «Le condizioni per migliorare la situazione ci sono - spiega - anche se bisogna capire come si può intervenire visto che si tratta di aree private». Biasioli si riserva di verificare se l'uso dei terreni sia oggi conforme a quanto stabilito in passato ma fa presente per il futuro come ci si scontri con condizioni di bilancio difficili. Questo limita ovviamente la possibilità di lanciare progetti pubblici. In una prospettiva di lungo periodo peraltro ci sarebbe tuto lo spazio per ragionare su un recupero ambientale complessivo, viste le previsioni riguardanti la viabilità. Legati al rinnovo della concessione dell'A22 infatti ci sono i progetti di spostamento dell'autostrada sotto la montagna e della tangenziale sull'attuale sedime dell'autostrada. Senza il casello e gli svincoli collegati tutta quell'area verrebbe insomma gradualmente assorbita dal tessuto urbano e potrebbe esserne integrata in maniera soft, rispettando l'ambiente e la delicatezza del Doss Trento, il gioiello cittadino sempre in attesa di una piena valorizzazione.
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