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Trento, 1 febbraio 2014
Caserme Viote, dal Centro di Ecologia Alpina a Pollaio privato.
Dalla ricerca alle galline, così si Valorizza il Monte Bondone

di Sergio Merz, delegato LIPU

Il Centro di ecologia alpina   Il Centro di ecologia alpina   Il Centro di ecologia alpina

Le caserme Austroungariche alle Viote costruite tra il 1905 e il 1910 hanno ospitato negli anni, prima  i militari, poi una volta ristrutturate il Centro Studi Forestali ed infine il Centro di Ecologia Alpina. Dal 1993 Il Centro di ecologia Alpina ha ospitato decine e decine di ricercatori in una   vera e propria cittadella della scienza. Circa 40 persone tra dipendenti e ricercatori davano vita e visibilità internazionale a questo piccolo nucleo di montagna,che rappresentava comunque anche un presidio del territorio. Ora, con scelte politiche che non commentiamo, il centro è stato chiuso e le caserme con relative voliere sono abbandonate a se stesse, ( spreco di denaro pubblico?)non solo, dove prima si allevavano e si studiavano specie rare come i galliformi alpini ora trova spazio il pollaio di un privato.

Il 27 gennaio  dopo un escursione sul monte Bondone, per caso (canto del gallo) abbiamo scoperto presso le voliere delle Caserme Viote Ex Centro di Ecologia Alpina un allevamento di animali da cortile.

All'interno delle voliere quelle più nascoste, si trovano due galli, due galline, due oche, tre germani, ed un tacchino. La forestale da noi interpellata  non ne sapeva nulla a dimostrazione di come la stessa forestale non ne fosse  stata informata dal Patrimonio del Trentino S.P.A. provinciale, proprietario delle voliere.  Fermo restando come possa un funzionario  autorizzare l'uso privato di un bene pubblico, per altro con forte pericolo di incolumità per le persone, gli animali avevano l'acqua ghiacciata (maltrattamento?) e poco o quasi nulla cibo.

Sono bastate comunque un paio di telefonate in zona per sapere che gli animali dovrebbero appartenere  al gestore di un noto  locale a Vason. Quello che ci preme è constatare come  vengano autorizzate con leggerezza, da funzionari provinciali, attività private in strutture pubbliche, a 1550 m di quota, non adatta comunque alle specie menzionate, considerando il fabbisogno notevole di acqua, che date le basse temperature è quasi sempre ghiacciata, per non parlare della possibilità che animali domestici in quota, possano trasferire patologie alla fauna selvatica presente. 

Davvero, secondo noi si sta raggiungendo il limite del degrado ambientale e culturale altro che valorizzazione...

Indagini sono in corso per verificare se tutto è in regola dal punto di vista normativo e nella gestione della cosa pubblica.

 Sergio Merz
Delegato LIPU

      

Lega Italiana Protezione Uccelli

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