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Trento, 30 maggio 2014 Molto spesso capita che i percorsi politici, inizialmente comuni, si separino, pur mantenendosi su strade parallele. Così capita che, in Italia, i vari partiti e movimenti ecologisti e ambientalisti si presentino agli elettori con proposte simili, ma sotto bandiere diverse. Ci sono, poi, forze politiche che inseriscono nei loro programmi i temi ambientali, tentando di coinvolgere elettori indecisi. Il tutto appare molto spesso confuso e fuorviante per gli elettori. Se, poi, forze politiche che solitamente appartengono ad un gruppo europeo di riferimento inequivocabile, come nel caso dei Verdi Europei, in Italia si associano a gruppi diversi, la confusione ovviamente sale esponenzialmente. Purtroppo non è facile comprendere certe scelte. Nelle passate elezioni politiche italiane le strade si sono separate perché la coalizione di centro sinistra nazionale non gradiva i Verdi che poi si sono associati a Rivoluzione Civile quasi per necessità; quindi i Grünen altoatesini decisero di percorrere una strada diversa con SEL, abbandonando la federazione verde e criticando la scelta di estrema sinistra intrapresa dai cugini trentini. Critica che ci poteva anche stare, nell’ambito di una collocazione che, io stesso, definii anomala. Ma non si capisce perché, poi, alle recenti elezioni europee, i cugini altoatesini hanno fatto la stessa scelta prima criticata, schierandosi con una lista di estrema sinistra e, di fatto, lasciando anche il gruppo di riferimento dei Verdi europei. Ovvio che la questione faccia scalpore, ovvio che molti elettori verdi altoatesini abbiano dato il voto al simbolo Verde reale, associato al riferimento europeo! Per il semplice motivo che i Verdi Europei hanno legittimato la partecipazione della lista Green Italia-Verdi Europei, riconoscendola come unica a rappresentare tale gruppo parlamentare in Europa. Tant’è che la Corte Costituzionale ha riammesso la lista italiana, precedentemente esclusa dalle Corti di Appello su indicazione del Ministero dell’interno, proprio in virtù di questo riferimento riconosciuto, esonerando Green Italia Verdi Europei dalla raccolta delle firme altrimenti necessarie. Se le varie anime ecologiste e ambientaliste riuscissero davvero ad unirsi sotto la bandiera dei Verdi Europei, si potrebbe ambire ad una rappresentatività significativa, sia in Europa che in Italia. Ma provate a pensare se si superassero le divergenze e ci si unisse per un programma di reale conversione ecologica, cosa potremmo realmente fare. Penso a progetti di investimenti relativi alla riqualificazione edilizia e al recupero del patrimonio storico artistico, ad un progetto reale di sistemazione idrogeologica del nostro territorio disastrato, ad un vero e proprio piano strategico energetico nazionale, e poi, ancora,penso ai progetti di mobilità urbana ed extraurbana, che potrebbero dare dignità alla miriade di pendolari che subiscono ogni giorno un sistema ferroviario obsoleto e inefficace. E pensate quanti posti di lavoro si potrebbero creare, solamente con investimenti in questi settori. Ma, ognuno corre per la propria bandiera, che sotto sotto ha lo sfondo verde per tutti, ne sono certo. Superando le divergenze, unendo le forze, si potrebbe davvero dare voce ad un gruppo di rappresentanti nelle istituzioni, per tentare di cambiare realmente le cose. Se, invece, si continua così, rimarremo tutti a guardare il lento ed inesorabile declino di una società che continua a percorrere strade vecchie, a proporre soluzioni insostenibili e non più realizzabili. Riapriamo il dialogo, mettiamo da parte rancori e diversità e uniamoci negli intenti comuni; per un’Europa verde, per un’Italia verde. Prima che sia troppo tardi, possibilmente. Marco Ianes |
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