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Trento, 30 aprile 2012
Manca un vero piano energetico nazionale
che tenga conto che le energie da fonti rinnovabili rappresentano il futuro ambientale, economico e di reale sviluppo del nostro Paese

di Marco Ianes
docente di impianti elettrici e consulente del settore energia.

È in corso una radicale revisione del sistema incentivante per il settore fotovoltaico italiano; non vi è dubbio che gli incentivi proposti fino ad ora, abbiano generato una corsa alla speculazione, però vorrei porre alcune riflessioni sul comparto energia del nostro belpaese.

Mi chiedo come sia possibile che una società privata (ENEL è una S.P.A.) possa dettare legge a ministri e rappresentanti pubblici in tema di gestione del settore energia, in Italia. Infatti, manca un vero e proprio piano energetico nazionale, redatto senza interesse delle varie lobbies, ma che tenga conto di sviluppo eco-sostenibile e, soprattutto, di vera valorizzazione delle risorse naturali italiane: sole e vento!

Carbone, petrolio e gas lo dobbiamo importare a costi altissimi, per elevati rendimenti economici di pochi attori, che poi riescono ad insinuare nella coscienza popolare, il fatto che le energie rinnovabili siano determinanti per gli incrementi recenti delle tariffe in bolletta. Il tutto con la complicità di un certo tipo di stampa, che vive anche grazie alla pubblicità sui propri giornali, proprio di questi attori che influenzano negativamente l'opinione pubblica.

Però la verità è un'altra: le energie da fonti rinnovabili rappresentano il futuro ambientale, economico e di reale sviluppo del nostro Paese; se chi ci governa capisse questo (e lo sanno già!), ma soprattutto se si capisse che le strade della ricerca e dello sviluppo in questo settore porterebbero benefici per tutti, si potrebbe riuscire a trovare una delle strade che porterebbero all'uscita della crisi attuale; non certo l'unica via, ma sicuramente uno dei percorsi da intraprendere per poter far ripartire la macchina industriale e produttiva italiana.

Non è solo una questione di incentivi o meno; sicuramente c'è stata speculazione su un sistema incentivante nato male (guarda caso, però, ne hanno largamente approfittato proprio multinazionali come ENEL o similari); però, ora che ENEL stessa si è accorta che i propri profitti calano perché anche i piccoli produttori (perfino i piccoli privati su propria abitazione) possono accedere ad energia a costo quasi zero, vi è una forte spinta al taglio delle incentivazioni, per limitare i collegamenti in rete di tali impianti di auto-produzione.

Non a caso, inoltre, ora l'energia costa di più la sera, proprio perché durante il giorno le energie rinnovabili contribuiscono a generare il fabbisogno nazionale, riducendo i consumi di altre materie prime.

Come al solito, prevalgono gli interessi di pochi attori economici, rispetto al bene collettivo. Il tutto mascherato da oneri in bolletta camuffati e attribuiti alle fonti rinnovabili; però aumentano petrolio, gas e carbone. Perché di questo non si parla nell'incidenza dei costi in bolletta?

Nuove strategie e pianificazioni energetiche devono essere attuate; ma chi deciderà su ciò, dovrebbe avere a cuore l'interesse generale, con una visione in prospettiva di crescita del sistema energetico italiano, valorizzando le risorse naturali a costo zero che abbiamo; ora non è così, poiché chi dirige il tutto, a vari livelli, ha interessi diretti o indiretti con i principali gestori privati e, quindi, se vuole conservare il posto che occupa, deve soggiacere ai diktat di questi attori del settore energetico. A scapito del bene collettivo e per il bene di pochi. Nulla di nuovo sotto il sole italiano!

La soluzione? Un piano energetico nazionale, redatto da commissioni territoriali che siano formate da operatori del settore energetico, da rappresentanti delle varie associazioni di categoria e dei consumatori (cittadini); il tutto diverrebbe un documento organico che analizzi il sistema energetico (di produzione e trasporto) e che detti le linee guida di sviluppo eco-sostenibile del sistema italiano, per il prossimo decennio almeno e non soggetto a retromarce o revisioni trimestrali, come avviene ora! Non più decreti stilati in fretta e furia per accontentare le lobbies del settore energia e che danneggiano i mercati, introducendo paura anche negli investitori italiani e stranieri, timorosi come non mai di investire in Italia, poiché questa grande improvvisazione ed incertezza del settore non da stabilità e sicurezza.

Marco Ianes
docente di impianti elettrici e consulente del settore energia

      
   

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