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Trento, 9 giugno 2014 Caro direttore, mi permetta di esternarle la mia piena condivisione con il suo editoriale di ieri, in merito al recupero e alla riqualificazione del territorio. La sua analisi mi apre la mente ad una riflessione sul mondo ambientalista, spesso tacciato di essere estremista, rispetto a «visioni programmatiche di sviluppo del territorio e del benessere collettivo». «Visioni» propinate da chi, invece, del benessere collettivo ha ben poco interesse, avendo in questi anni incentivato, sostenuto e anche sfruttato questo nostro magnifico contesto naturale. Assisto ormai quotidianamente alle giuste, direi sacrosante, denunce di lesioni territoriali. Alcuni esempi: Serodoli per l’innevamento delle piste, volontà di abbattimenti di alberi secolari e maestosi in quel di Madonna di Campiglio in un parco urbano di immensa bellezza, lo smembramento del parco delle Stelvio, passato quasi in sordina, la presenza di troppi insetticidi nelle aree coltivate in val di Non; potrei continuare, ma il filo conduttore è sempre uguale; si calpesta il territorio, giornalmente, non si tutelano gli interessi comuni a scapito di quelli di parte; e il tutto denunciato da associazioni di cittadini che credono di riuscire a cambiare le cose, portando il loro messaggio di dissenso e di denuncia. Interessante notare come i cittadini sappiano aggregarsi in un’associazione, quando vengono lesi i loro diritti in merito di tutela ambientale e della salute, salvo poi confermare il loro appoggio politico agli stessi personaggi che hanno determinato le decisioni di questa o quella situazione. In tutti questi anni il Trentino ha governato il sistema di tutela ambientale e territoriale con enorme superficialità; partiamo dalla gestione dei rifiuti, eternamente incompiuta e gestita con grande disinvoltura e ignoranza tecnica, snobbando associazioni nate per proporre vie innovative; queste associazioni, tuttavia, negli anni sono riuscite a veicolare un messaggio diverso, che alla fine ha portato, ad esempio, a far cambiare idea sulla costruzione di un inceneritore. Ma poi? La stessa cosa avviene anche per il parco dello Stelvio, il cui smembramento è stato appoggiato, nel quasi totale silenzio, dalle stesse forze politiche che ora governano; proseguendo, il consumo di territorio enorme, che lei giustamente ha messo in bella evidenza, è stato determinato dalle stesse persone e dalle stesse forze politiche che attualmente ci governano. Quindi, come possa essere possibile il cambio di rotta che lei auspica, davvero non saprei individuarlo. Chi si occupa di ambiente e territorio, di recupero edilizio reale e lo fa per lavoro e anche per scelta politica, sa benissimo che non è possibile riconvertire il territorio affidando la programmazione a chi ha determinato la situazione attuale; e non è possibile nemmeno affidare il tutto alle associazioni che hanno il grande limite di vedere solamente l’obiettivo per le quali sono nate, escludendo la visione globale e di insieme, che dovrebbe essere alla base di uno sviluppo armonico e sostenibile del nostro magnifico Trentino. Chi, invece, come noi, tenta ancora di proporre idee «utopistiche» di conversione ecologica, dove al centro si trova proprio la salvaguardia del territorio, la sua riconversione verso la natura, con lo sviluppo di un’agricoltura realmente biologica e sana, unendo anche un recupero edilizio dell’esistente, per riqualificare ciò che già esiste, forse ora verrà visto come meno sgradito; ma, forse, potrebbe anche essere troppo tardi, non crede? Come mai quando diciamo queste cose proponendoci come sostenitori nelle sedi politiche di questi temi, non ci viene dato spazio? Come mai, ora, ci si lamenta della situazione generata? Forse, lasciare fuori una forza ambientalista dalle stanze del potere, non è stato poi così conveniente, non crede? Marco Ianes
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