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Trento, 7 settembre 2001 Ormai è un dato di fatto. I grandi carnivori tornano a popolare le Alpi. Il lupo, presente in Francia ed ormai stabilmente insediato nel Piemonte ha raggiunto la Lombardia e gli esperti prevedono che in una decina di anni toccherà anche il Trentino. Da noi la presenza dell’orso bruno è una realtà, non solo grazie al progetto Life Ursus, ma per una naturale espansione della specie che popola densamente l’est europeo (ben 500 gli orsi stimati nella sola Slovenia). Più stabile la situazione della lince di cui si registra qualche avvistamento anche in Trentino che però non risulta scientificamente attendibile. I dati sono emersi dal secondo workshop internazionale "Ritorno dei grandi predatori" che si è concluso quest’oggi a Spormaggiore, organizzato dalla Rete delle Aree protette alpine – che racchiude tutte le province dell’arco alpino - con la segreteria scientifica curata dal Parco Adamello Brenta. I lavori sono stati aperti dal sindaco di Spormaggiore, Bruno Lochner, dal presidente del Parco Adamello Brenta, Antonello Zulberti, e dall’assessore all’ambiente della Provincia di Trento, Iva Berasi che ha sottolineato l’importanza delle azioni di salvaguardia ambientale. "L’estinzione di una specie animale – ha detto Berasi – deve essere considerata come un fatto di estrema gravità e quindi abbiamo il dovere di intervenire per salvaguardare il patrimonio esistente a beneficio delle generazioni future". La presenza dell’orso, ma anche quella del lupo o della lince è salutata con entusiasmo dalla comunità scientifica che peraltro avverte la delicatezza delle ripercussioni sociali di tale fenomeno. "Ma questi animali comunque ci sono – è stato detto – e cresce il loro numero indipendentemente dalla volontà dell’uomo". Secondo gli esperti la crescita della qualità ambientale certo favorisce la loro riproduzione, come pure l’aumento del numero degli ungulati. Ma al momento è opportuno pensare a come gestire questa presenza prima di scoprire da quali cause è stata favorita. Di qui l’importanza dei risultati del workshop di Spormaggiore che ha individuato le strutture alle quali affidare il compito di predisporre dei progetti per controllare al situazione. E così il governo francese (ministero all’Ambiente) si occuperà del lupo, l’associazione Scalp della lince (specie della quale questa organizzazione transfrontaliera si occupa da anni, vedi) mentre l’orso è stato affidato al Parco naturale Adamello Brenta al quale si riconosce la competenza e l’esperienza maturata nell’ambito del progetto Life Ursus. Progetto che annovera tra i suoi pregi anche il fatto di aver affinato una macchina organizzativa che in Trentino ha già ampiamente dimostrato la sua capacità di gestire la presenza dell’orso, anche in situazioni di emergenza. Questi soggetti dovranno redigere delle cartografie per descrivere nel dettaglio la distribuzione di tali specie sulle Alpi, e alimentare (in collaborazione con altri partner) delle banche dati sui grandi carnivori. Il tutto confluirà in documenti finali che dovranno riassumere tutte le misure che possono accompagnare i processi di convivenza con queste specie e che costituiranno la base di un progetto globale per il quale si chiederà il sostegno - anche finanziario - dell’Unione Europea, da sempre molto sensibile a questi argomenti.
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