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Trento, 6 ottobre 2005 La scelta o la proposta dei 2000 metri di quota quale limite inferiore per gli areali dolomitici del Trentino – che l’Unesco segnalerebbe e co-tutelerebbe quale patrimonio dell’umanità, insieme a quelli dell’Alto Adige/Südtirol, del Bellunese e del Friuli – appare irragionevole per diversi motivi. 1) Anzitutto serve ricordare che nel parco naturale Adamello-Brenta la imboccatura della val Genova (cascata Nardis) si trova a circa 900 metri e che la quota del lago di Tovel è di 1177 metri; che inoltre quasi tutte le riserve speciali con preziose specificità naturalistiche sono situate tra i 1000 e i 2000 metri. 2) La vegetazione, e con essa la fauna ha spesso intorno a tale altezza sul mare il suo limite superiore. Che montagna o che parco sarebbe senza la biomassa forestale e la biodiversità delle specie, che sono maggiori generalmente alle quote inferiori – a meno che l’intervento umano non le abbia impoverite? 3) Se si considera un evento prestigioso la designazione dell’Unesco, e se si vuole davvero ottenerla, occorre far coincidere – per il Gruppo di Brenta e per le Pale di san Martino – il confine dell’areale proposto all’Unesco con quello della parte dei due parchi corrispondente alle Dolomiti, anche per semplificare la normativa e l’inforamzione. 4) Per quanto concerne le Dolomiti fassane (Latemar e Catinaccio in primis) occorre una verifica per coinvolgere boschi, pascoli, e vallecole intatte, evitando le aree degradate dallo sci, e dare possibilmente continuità alla designazione sia nell’ambito trentino, sia con gli areali delle province di Bolzano e di Belluno. 5) Infine le Piccole Dolomiti (e il Pasubio), le cui cime più alte superano di poco i 2000 metri di quota: questo areale risulterebbe per assurdo escluso. La loro stessa denominazione si deve al presentare caratteristiche simili alle Dolomiti “grandi”, a quota assai inferiore (dai 500 ai 1000 metri). In questo caso bisogna confrontarsi con le proposte di parco naturale trentino-veneto e tener conto per esempio che i “sogli rossi” del Pasubio (versante vicentino) si ergono tra i 1000 e i 2000 metri d’altezza. In conclusione, sembra opportuno far coincidere con la tutela esistente quella dell’Unesco per Brenta e Pale, cogliere l’occasione per garantire alla val di Fassa, già troppo sfruttata dall’economia turistica, una fascia profonda di salvaguardia ambientale pro futuro, dare stimolo e una caratterizzazione all’areale delle Piccole Dolomiti e Pasubio, che potrà successivamente diventare parco naturale interregionale. Sandro Boato |
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