|
|
Trento, 5 ottobre 2001
L’AMBIENTE TRASCURATO NEL NUOVO PIANO REGOLATORE DI TRENTO
Troppe costruzioni a ridosso del boulevard copriferrovia
Ignorata la proposta di parco naturale del Bondone - Il parco fluviale espulso dall’area ex Michelin
di Sandro Boato e Furio Sembianti
L’iniziativa del Comune di dar vita a un ufficio di informazione ed assistenza al pubblico sul Piano regolatore ed i problemi urbani – chiamato "casa della città" – è senz’altro meritoria, pure se in ritardo di decenni rispetto all’esperienza inglese, olandese, svizzera e di altri paesi europei. Una prima fase sperimentale servirà a verificare la leggibilità delle carte e la loro congruenza anche per i cittadini senza formazione tecnica.
Essendo stati dichiarati tempi stretti per l’approvazione della Variante anticipatoria del Piano, è necessario esprimersi tempestivamente sui contenuti, anche a costo di qualche approssimazione ed imprecisione. Lo facciamo sinteticamente, per punti, per motivi di spazio, con riferimento alle tre parti in cui appare suddiviso il lavoro e la responsabilità relativa.
1
Anzitutto il quadro generale: è un approccio che guarda all’insieme urbano e che quindi si articolarà e preciserà al di là delle "urgenze" di Trento nord e dell’area ex-Michelin. Tuttavia risulta incomprensibile la disattenzione verso le zone montane del territorio comunale, ed in particolare per il Bondone, su cui è in corso uno studio (ed un "patto territoriale") per conto del Comune di Trento e su cui c’è una proposta di Parco naturale-culturale dei Verdi, assai favorevolmente accolta lo scorso giugno dalla stessa Amministrazione e dal sindaco. Neppure la collaudatissima Riserva naturale integrale "Tre cime del monte Bondone" e la conca delle Viote appaiono in cartografia.
2
In secondo luogo la proposta di interramento della ferrovia ed il lungo boulevard corrispondente appare più che un elemento di integrazione paesaggistica e sociale fra due parti divise della città, un rilevante invito alla edificazione lungo i lati del percorso, quasi una nuova barriera sostitutiva di quella ferroviaria.
Ci si domanda a questo proposito (ed analogamente per l’area ex-Michelin) se Trento abbia proprio bisogno di tanto nuovo volume edilizio. La risposta dovrebbe precedere e non seguire i piani di dettaglio. Su Trento nord restano anche altri punti interrogativi, per la assenza di una legenda, che rende incerta l’interpretazione cartografica.
3
Da ultimo (ma di prioritaria importanza) l’area ex-Michelin si presenta con diverse ipotesi progettuali, illeggibili nella sostanza al comune mortale e fonte di incertezze anche per i tecnici. Inserita in una fascia lungo-Adige che crea l’illusione di un percorso unitario e di una unità gestionale che nella realtà non esiste. Quest’area è di gran lunga la più pregiata di quelle in gioco nel fondovalle urbano. Spostare verso sud il parco fluviale ed il lido, nell’area delle caserme Pizzolato, significa prendere in giro la città e rinviare ad un futuro lontano ed incerto un obiettivo ripetutamente dichiarato prioritario dalla Giunta comunale, nella Variante anticipatoria.
Tale scelta urbanistica – di relegare il verde pubblico laddove nessun operatore privato andrebbe mai – ha visto centinaia di applicazioni fallimentari nel dopoguerra, in numerose città italiane, Trento inclusa. Meraviglia che nell’aggiornare il Piano regolatore si rimettano in corso criteri tanto vecchi e discutibili.
Pur subendo a malincuore l’ordine del giorno comunale del 1998 – che prevede 200.000 metri cubi edificati nell’area e 3,75 ettari di verde e spazi pubblici – come Verdi riconosciamo ed auspichiamo la possibilità di una interpretazione meno restrittiva di esso, estendendo la quota del verde fino al 50% (5,5 ettari) nella parte occidentale dell’area, cioè a confine con l’Adigetto e le Albere (e successivamente con via monte Baldo), mantenendo intatta la quota di edificazione, ma concentrandola (con un indice doppio, 3,6 mc/mq) nella metà orientale dell’area invece che nei due terzi, a confine con la ferrovia e le Albere, includendovi in particolare il Centro della Scienza, la Multisala ed altre attrezzature culturali, alberghiere e commerciali.
Tale impostazione permetterebbe la realizzazione di un parco urbano-fluviale ridotto sì, ma non risibile, con ampi prati e vegetazione, utilizzando l’Adigetto allargato e risanato per la voga, ricavando una derivazione per un laghetto/lido, dando respiro al palazzo delle Albere e integrandolo nel parco, mentre verso nord occorrerebbe allontanare la strada proveniente dal nuovo ponte sull’Adige o almeno ridurne decisamente l’impatto.
Sandro Boato e
Furio Sembianti
|
|
|