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Trento, 31 gennaio 2017 Il variegato mondo dell’informazione e della comunicazione ha fatto toccare i drammi umani e familiari della quasi incredibile vicenda dell’albergo abruzzese di Rigopiano. Si avvertiva però una spinta continua sui tasti del dolore e del sentimento. Molti servizi televisivi in particolare hanno calato le loro immagini evitando di soffermarsi sulle cause e le responsabilità. C’è il rischio di confondere l’unità solidale degli italiani – raccomandata dal presidente del Consiglio, per dissuadere giustizieri frettolosi e cacciatori di capro espiatorio – con il lento affossamento di una pur difficile verità, che invece va ricercata a tutti i costi. Nodo principale in una situazione così complessa sta nell’accrescimento volumetrico a scalare (dal masetto agricolo montano all’imponente quattro piani fuori terra), nella catena di autorizzazioni per successivi ampliamenti. Una specialità – si direbbe – rappresentativa di un Paese che, di fronte al profitto, aggira le regole, contraddice i principi, è carente nella conoscenza, non ha rispetto per la natura e per la vita. Tutte le contraddizioni emergenti rischiano, nel giro di pochi mesi, di venir frantumate, disperse, soffocate nell’omertà e nei vuoti di memoria. In testa ai quali sta la collocazione della costruzione all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, costituendone di fatto un accesso nella sua parte orientale. C’è da chiedersi come possa essere considerato compatibile un complesso alberghiero di tale entità con un parco nazionale fra i più belli d’Italia? Sandro Boato C’è un tempo per il dolore e per le lacrime. Un tempo per la gioia (legata al miracolo delle persone trovate vive e legata al grande impegno dei volontari) e c’è un tempo per la verità (che ora va cercata) e per le inchieste (che servono anche ad impedire che abbiano a ripetersi, come purtroppo succede puntualmente, episodi del genere). Lei fa molto bene a ricordarci una delle specialità italiane: aggirare le regole di fronte al profitto. |
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