archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa | ||||||||||||||||||||||||||
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Sono trascorse due settimane dalla dipartita terrena di Sandro Boato. Qui in casa, contrasto l'umana tristezza che s'innesta nell'inevitabile nostalgia leggendo le sue poesie veneziano/italiano che mi aveva donato. Sandro manca a tutti, tantissimo ai suoi cari. Ha lasciato, non solo a Trento, un grande patrimonio di cose importanti, vitali, ha dato il suo tonico contributo per rendere ancora più bella e vivibile la nostra città con benefici e riscontri provinciali, da architetto, urbanista, impegno civico e politico. Poeta innato, amante e sostenitore della pittura, della musica e di ciò che era bello e fattibile. I figli, Matteo e Giulia sono depositari tanto credibili, e testimoni quanto convinti. Ho avuto il piacere di conoscere Sandro Boato circa 20-22 anni fa. Ora apro i cassettini della memoria e mi rivedo e ritrovo, sul Renon sopra Bolzano; è maggio, una giornata da favola per temperatura e luminosità, siamo un gruppo di trentini a scarpinare felici, mi trovo casualmente vicino a Sandro, lui mi saluta così: complimenti per la tua analisi sul mio cognome, che hai fatto sul pullman, hai sentenziato: serpente boa targato Torino! Cerco di scusarmi: ho detto una stupidata vero? No, no, è stato simpatico. Lui poi mi chiedeva, con garbo e misura, notizie sulla mia famiglia, del lavoro, degli hobby, è rimasto sorpreso per la quasi esatta nostra età (meno di tre mesi di differenza). Il suo incidere, a libro aperto, era una sorta di colonna sonora di armoniosa poesia, per delicatezza e discrezione. Ricordava con grande orgoglio, i genitori in modo particolare la mamma Rita, poi in ordine di tempo il suo nucleo famigliare, nonché i quattro fratelli, ribadiva la felice scelta di trasferirsi dall'amato mare, qui nel cuore delle Dolomiti. Da Lassù ora guiderai e proteggerai la tua unita famiglia, la moglie, i figli, i nipoti, i 4 fratelli e le tante persone che ti hanno voluto bene e stimato come galantuomo. E se il Padreterno avesse avuto necessità di un ottimo architetto? Italo Leveghi - Trento Mi viene in mente una frase di Cechov, che diceva in sostanza che lassù Dio ha bisogno di tutti: di giovani e vecchi, di poeti e marinai, di "buonisti" e "cattivisti", mi viene da dire oggi. Sandro, che aveva un bel rapporto anche con l'aldilà e con la fede, certamente saprà rendersi utile anche in altri luoghi. Anzi: in ogni luogo. Credo però che sia necessario pensare anche all' “al di qua", a un luogo nel quale Sandro non si debba ricordare solo con delle belle lettere e con degli ottimi articoli, ma anche con qualcosa che sappia, insieme, ricordare un uomo e una stagione. L'uomo, il tecnico, il politico, l'ambientalista, il poeta, l'intellettuale anche spigoloso, anche complicato. Ma anche la stagione: del piano urbanistico del Trentino che passava in fretta dal passato al presente, con uno sguardo molto chiaro sul futuro, della fondazione del movimento dei Verdi e di molto altro. Viviamo in un'epoca senza memoria, che scorda - o tende a smentire, rivedere, ritrattare - anche ciò che è successo cinque minuti prima. Per questo servono luoghi, occasioni, simboli anche concreti per ricordare chi ha disegnato un tratto della strada che abbiamo percorso, con responsabilità piccole grandi. A me piace ricordare l'ultimo Sandro, quello che riusciva a riassumere tutta la sua vita, tutto il suo impegno, tutti i suoi ideali, in poche rime: un poeta ancorato alla realtà ma con pensieri capaci di andare oltre alle cose terrene. (Alberto Faustini) |
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