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Trento, 8 giugno 2006 Il festival dell’economia tenutosi a Trento dall’1 al 4 giugno è stato per molti una felice sorpresa. La città si è come elettrizzata con migliaia di persone, in gran parte giovani, interessate ai temi, attratte dai nomi famosi, in parte con un buon inglese, pronti ad interloquire. Trento stessa è diventata un po’ oggetto di culto per questi ospiti affamati di una informazione che la scuola non dà, desiderosi di capire quanto sta succedendo nel mondo e di orientarsi in una fase di grande incertezza, per l’Italia in particolare. Naturalmente questa «fame» riguarda anche i trentini, presenti in buon numero. Le relazioni sono state complessivamente buone e stimolanti, non troppo lunghe, con taglio divulgativo, linguaggio chiaro e non accademico o burocratico, generalmente bene integrate su quesiti posti dal pubblico. Alcuni picchi di interesse soggettivamente mi sono apparsi in Fan Gang (sul «miracolo cinese»), Federico Rampini (sui neo-colossi Cina e India), Tommaso Padoa-Schioppa, Zygmunt Bauman e Ralf Dahrendorf (sull’Europa da diverse angolature visuali), Kizito Sesana (sull’Africa). Anche gli spettacoli di con torno hanno giocato un ruolo positivo. Tuttavia aleggiava sul festival e su quasi tutte le relazioni (eccezione forse unica quella di Rampini) il fantasma dell’ecologia, la totale assenza di confronto con lo stato dell’ambiente a livello planetario, continentale e macro-regionale. Questo rilevante vuoto ha contribuito a trascurare una seria «critica dell’economia», un’analisi cioè del fallimentare modello di «sviluppo senza limiti» (che anche gli stati asiatici stanno perseguendo, purtroppo), responsabile del surriscaldamento della terra da gas-serra, dell’inquinamento atmosferico e in special modo della enorme nube bruna asiatica, dell’avvelenamento degli oceani, della desertificazione crescente soprattutto in Africa, dello scioglimento accelerato dei ghiacci artici ed antartici, himalaiani ed andini, che può provocare conseguenze catastrofiche con l’innalzamento del livello marino e una ulteriore riduzione del l’acqua potabile. Non si tratta ormai di una vertenza su ipotesi tra addetti ai lavori, ottimisti o pessimisti sul futuro del globo. È in atto un cambiamento climatico grandioso, non soltanto gli ambientalisti ed i Verdi, ma anche fior di ecologi, biologi, climatologi ed altri scienziati di istituzioni governative ed universitarie riconoscono essere in corso una estinzione massiva delle specie viventi sulla terra, per la prima volta provocata dal l’irresponsabilità e dalla cecità avida degli umani. Dunque sotto processo stanno fenomeni come il taglio delle ultime foreste e l’abuso del combustibile-petrolio che continua ad aggravare la crisi dell’ecosistema terra. Gli economisti sembrano gli ultimi a capire che è in discussione proprio lo sviluppo - che essi considerano un toccasana -, che occorre cambiare rotta e c’è poco tempo per farlo. Anche il bel festival trentino, se vorrà avere un futuro, dovrà aprire gli occhi sullo stato dell’ambiente. Sandro Boato |
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