archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa | ||||||||||||||||||||||||||
ANNI: |
|
|||||||||||||||||||||||||
|
Trento, 1 febbraio 2004 Riferendomi all’articolo di Fulvio Irace (Domenica 1 Febbraio) “Paesaggi senza prospettive”, avverto un disagio irrisolto nella critica di irrealismo alla “sola conservazione” che “distoglie l’attenzione dal vero problema: l’abusivismo”. Da una parte infatti l’abusivismo è una iattura ecologica e civile per l’Italia – anche se in misura decrescente dal sud al nord; dall’altra senza conservazione generalizzata (non necessariamente “sola conservazione”) del paesaggio storico-insediativo italiano sarebbe rimasto ben poco. Basti pensare al Veneto, una regione tra le più fascinose d’Europa fino a qualche decennio fa, ridotta da una indiscriminata (e forse in prevalenza legale) espansione edilizia a plaga suburbana, disordinata, inquinata e brutta. Se non restassero i centri antichi e qualche area miracolosamente ancora naturale, al territorio veneto sarebbe venuta meno anche una residua identità culturale-ambientale. E’ vero che vi sono esempi buoni, troppo rari, di realizzazioni architettoniche moderne, anche in quartieri prevalentemente medioevali o rinascimentali e barocchi – su una ‘linea’ che si può far risalire in particolare all’architetto Carlo Scarpa: la possibile continuità storica anche nella testimonianza architettonica novecentesca. Si doveva – per limitarsi a Venezia – permettere l’edificio vetro-vibrante dell’architetto americano Frank Lloyd Wright sul Canal Grande; si poteva (o doveva?) ripensare il Teatro La Fenice in termini di estetica contemporanea, come del resto fu fatto in passato dopo casi di incendio. Ma è anche vero che i progettisti raramente superano i limiti dello stretto interesse della committenza – salvo forse quando trattisi di opere pubbliche – e che prevale ormai una concezione dell’insediarsi (dell’urbanistica cioè, termine usato quasi solo dispregiativamente) che ignora ecologia ed estetica dell’insieme, il valore del verde naturale ed urbano, dello spazio pubblico (la piazza!) che non è solo il terreno in attesa di edificazione. Sandro Boato |
| ||||||||||||||||||||||||
© 2000 - 2022 |
||||||||||||||||||||||||||
|
|