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Trento, 26 settembre 2015 Il primo quindicennio del nuovo millennio ha portato al pianeta Terra cambiamenti tali che i più attenti osservatori del fine duemila avrebbero considerato prevedibili al termine di questo secolo. I più rilevanti riguardano il surriscaldamento climatico - con ulteriore inquinamento atmosferico e riduzione dell'acqua dolce già molto scarsa - e lo spostamento di singoli e di intere popolazioni dall'Africa subsahariana e orientale, e dal Medio Oriente, verso una Europa centrale sorpresa dalla vastità del fenomeno e incapace di reggere il ruolo fondamentale dell'accoglienza. Gli spostamenti migratori - spesso causa di morte per donne e bambini in particolare, ma anche per intere famiglie - sono dovuti alle guerre che ignorano i diritti umani più elementari e distruggono abitazioni e servizi sociali, chiese moschee e sinagoghe, retaggi e testimonianze della storia urbana dell'umanità. Ma la spinta all'emigrazione dei più giovani viene anche dal peggioramento delle condizioni di vita a fronte della ricchezza trasmessa dai mass media dell'Occidente e dalla repressione politica e sociale di dittature militari fondate sull'abuso delle risorse pubbliche sottratte alla popolazione affamata e ormai senza futuro. Una terza causa del disagio esistenziale e politico, sorprendentemente emerso nelle forme più diverse nell'anno in corso, è la assenza di unità e convergenza strategica tra i governi dell'Unione europea, non ancora in grado di coordinare e mettere in moto un programma comune, solidale con tutti i paesi componenti la auspicabile confederazione, aperta e trasparente verso le più diverse provenienze dei migranti e anche garante di equità e sicurezza. L'opposizione di alcuni stati dell'Europa orientale all'accoglienza verso i richiedenti asilo e quella di minoranze nostalgico-nazionaliste anche nei paesi latini, rappresentano ostacolo all'unità politica europea oltre che al principio di solidarietà. La illusione di fermare la storia dovrebbe confrontarsi con i molti errori e orrori del passato e con i veleni del nazionalismo. Ma anche accompagnarsi con una scelta per il futuro di una società in crisi economica e soprattutto demografica, con sempre meno giovani e tanti anziani, bisognosa di rinnovarsi e di scoprire la dimensione ambientale e culturale di tale crisi. L'estate lunga e caldissima di quest'anno conferma l'andamento del clima tra due estremi (acqua e fuoco) e la fragilità del territorio italiano. Una ragione specifica per affrontare l'emergenza migrazione guardando lontano, garantendo da subito i diritti civili e rispondendo nel contempo alla imperiosa necessità di governare l'Europa. A partire dalla salvezza fisica degli aspiranti a una condizione umana di vita e dal superamento dei nostri timori e contraddizioni. L'Italia non manca di iniziative coraggiose (come «Mare Nostrum») e di seri tentativi di rinnovamento (come la svolta riformatrice del governo attuale). Ma l'azione positiva viene soffocata dal corporativismo e dalla indifferenza diffusa, mentre l'azione negativa - crimine organizzato e corruzione massiva - permea l'economia e le istituzioni, osteggiando e denigrando l'impegno ambientalista a difesa delle risorse naturali paesaggistiche e culturali, e sgretolando le aspirazioni di cambiamento e di giustizia. Anche il messaggio di papa Francesco risuona come sveglia per un popolo senza fiducia e spesso senza morale - e per una Europa carica di egoismi e paure.
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