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Trento, 8 luglio 2004 “L’alba del giorno dopo”, un film definito da alcuni frettolosamente catastrofista, è in visione a Trento da oltre un mese. Molti dunque gli riconoscono un messaggio fondato, non ideologico: il limite della sostenibilità ecologica è stato superato, i cambiamenti climatici per la prima volta dipendono dalla follia umana e non dalla natura. È di questi giorni un messaggio ancora più diretto e preoccupante: il tornado, la tempesta equatoriale, che aveva tradizionalmente finora devastato parti dei Caraibi e degli Stati Uniti, si è presentato in Europa, nella Germania settentrionale e - con minore intensità - a Bolzano, a Verona e marginalmente anche a Trento (5 luglio). Ormai non solo ambientalisti e verdi, ma anche gruppi istituzionali e riviste scientifiche, consulenti dell’Onu e di governi occidentali, dipartimenti universitari denunciano che è avviata la sesta estinzione massiva di specie viventi (vegetali e animali) nella storia del pianeta, che stiamo tergiversando sul protocollo di Kyoto, per non aggravare l’effetto serra, mentre occorrerebbero misure assai più radicali. Ne è conferma locale uno studio del Museo tridentino di scienze naturali, secondo cui sono a rischio il 30,6% delle specie vegetali in provincia. Tra le cause principali si segnala il “mutamento d’uso del territorio”. Dunque emblematicamente l’iniziativa del carosello sciistico Pinzolo-Campiglio. grandi impianti, piste autostradali, parcheggi e riserve d’acqua per la neve artificiale (trascurando altre conseguenze edilizie) - è il più irresponsabile contributo del Trentino, delle sue istituzioni politiche e amministrative, dell’imprenditoria economica e finanziaria, alla degradazione paesaggistica ed ambientale, al sovra-consumo energetico, all’inquinamento idrico ed atmosferico. Ciò è tanto più grave in una provincia con più risorse naturali, più poteri legislativi, più disponibilità finanziarie che altrove in Italia; da cui si aspetterebbe una strategia esemplare per correggere la rotta sin qui seguita, di un modello economico ecologicamente distruttivo. NON C’È CENTRO-SINISTRA CHE TENGA Siamo tutti contaminati dalla illusione di uno sviluppo senza limiti, e stiamo svendendo risorse irrecuperabili, a spese delle generazioni più giovani e delle future. Siamo sordi e ciechi, se abbiamo ancora il coraggio di tirare in campo l’autostrada Valdastico, dovendo ridurre e non incrementare il traffico nelle valli alpine, di mirare ancora prioritariamente allo sci meccanizzato, nonostante i ghiacciai alpini stiano sparendo, le temperature invernali aumentando ed i parchi naturali affermandosi. * * * Affronto schematicamente altri due temi d’attualità, che confermano una generale perdita di orientamento, l’incapacità o non-volontà di cogliere - proprio nell’età della globalizzazione - una prospettiva d’insieme, e cioè appunto globale: la questione dell’energia nucleare e quella degli organismi geneticamente modificati (OGM). L’ORRORE DELLE SCORIE NUCLEARI Riflettendo un’opinione condizionata dall’alto costo dell’energia in Italia e dalla assenza di iniziativa nei campi dell’energia rinnovabile, Paolo Mieli (Corriere) invita a “riscoprire il nucleare per combattere l’effetto-serra”, essendo le scorie - secondo Carlo Rubbia - stoccabili in siti profondi o inceneribili”, non quindi un problema di sicurezza, ma politico. A parte il più recente orientamento di Rubbia verso l’idrogeno e il solare, il caso di Chernobyl dimostra proprio il contrario, che cioè “le scorie costituiscono una bomba più pericolosa di prima” (Repubblica, 4 luglio), poiché il poderoso sarcofago di calcestruzzo e ferro, costruito intorno al reattore 18 anni fa, non tiene più e mancano all’Ucraina i soldi per costruirne uno più esterno, che comunque avrebbe durata limitata. Le scorie in realtà - non soltanto a Chernobyl – rappresentano un terrificante interrogativo ovunque. Tant’è vero che organizzazioni criminali internazionali stanno scaricandone a tonnellate lungo la costa sòmala, preordinando l’inquinamento radioattivo dell’oceano indiano e via via di tutti gli altri. PROGRESSO E SUICIDIO Quanto agli OGM, l’ex presidente della Provincia Giorgio Grigolli ironizza sulla contrarietà “aprioristica dei Verdi” (L’Adige, 5 luglio). Ebbene, persone che non hanno niente di aprioristico, come i contadini indiani - trascinati da una situazione di povertà, ma non di carestia, “in nome dell’efficienza a comprare fertilizzanti chimici al posto dei concimi animali gratuiti, ad acquistare sementi ibride che vanno ricomprate ogni anno essendo sterili, a fornirsi di trattori e quindi a spendere per il carburante”, e conseguentemente indebitati e vessati dai creditori e dagli usurai - stanno rispondendo con migliaia di suicidi (Avvenire, 3 luglio). Questa tragedia ignorata dall’Occidente che ne è causa prima, e che si va estendendo anche ai paesi africani, è in realtà ancora peggiore, poiché per un contadino che si toglie la vita, centinaia di famiglie indebitate con gli usurai locali dal 40 al 60% per sopravvivere vendono le figlie o i reni del marito e del figlio. E noi discutiamo degli OGM come strumenti di lotta alla fame nell’interesse del terzo mondo! TESTO ARTICOLI |
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