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Trento, 29 settembre 2015 «Una scelta fuori da qualsiasi logica, sia economica, sia di tutela e rispetto del territorio». Così i Verdi del Trentino avevano bollato il progetto di resort di lusso alle Viote. Lo scorso ottobre, Marco Ianes (allora portavoce) e Lucia Coppola avevano attivato pure una petizione su Change.org per fermare «un'altra devastazione sul Bondone». La scorsa primavera, poi, c'è stato chi è andato oltre, proponendo un progetto radicalmente diverso rispetto al resort di lusso: una bella azienda agricola di alta montagna, anche con l'allevamento di pecore Villnösser Brillenschaf, con una riconversione multifunzionale delle ex caserme: turistica-economica ma pure sociale. Una proposta avanzata da Alessandro Bettinelli (nella foto) e Armando Centeleghe, esperto di microimprese del settore turistico. Con la previsione anche di un coinvolgimento delle persone diversamente abili, in accordo con Provincia, Agenzia del lavoro, Slow Food e, tra squadre di manutenzione del territorio, azienda agricola e struttura ricettiva, di dare lavoro (tra operatori e utenti) a sedici persone. Resort di lusso alle Viote, un vero flop Come un sogno di mezza di estate, il progetto di resort di lusso ricavato alle Viote del Bondone con la riqualificazione delle ex caserme austrungariche, è svanito con i primi freschi autunnali. Svanito di fronte alla cruda realtà: non c'è un imprenditore, né in Italia né all'estero, disposto a investire 36 milioni di euro per «tirare su» l'«health resort» di lusso da 4 o 5 stelle, con duemila metri quadri di SPA e settecento di zona benessere. Per valorizzare il bene, riqualificandolo, la Provincia (Giunta Dellai) aveva incaricato la controllata Patrimonio del Trentino spa, che ha fatto elaborare un progetto di riconversione delle ex caserme con tanto di prospetto economico: al possibile investitore è stato indicato che per i 36 milioni messi in gioco avrebbe potuto contare su un ritorno di 14 entro i primi cinque anni. Niente, nessuno che sia disposto a «giocare» in quota, tra il Palon e le Tre Cime. Un flop. L'assessore al patrimonio della Provincia, Mauro Gilmozzi , ha ufficializzato il tutto rispondendo nei giorni scorsi ad una interrogazione di Mattia Civico , consigliere Pd, che voleva sapere quante proposte avesse ricevuto «Patrimonio» e, tra l'altro, quanti accessi avesse avuto il sito www.viote.eu dall'ottobre 2014, sito ora off-line e non più consultabile. Gilmozzi ha chiarito che Patrimonio del Trentino, «pur avendo avuto diversi contatti con soggetti interessati allo sviluppo turistico dell'operazione, ha riscontrato difficoltà da parte di questi ultimi a trovare, in questo particolare momento economico, partner finanziari che potessero finanziare l'investimento per il quale era previsto un 60% di leva finanziaria». Per questo il progetto è stato ritirato «prim'ancora di verificare tramite gara l'interesse di eventuali operatori economici». Per tentare di «piazzare» l'idea di resort tra i grandi brand del mercato alberghiero, Patrimonio, su incarico della Provincia, ha speso 190.389,00 euro (Iva esclusa. Gilmozzi ha fornito le cifre in dettaglio (vedi scheda a fianco). Sono stati spesi anche 14 mila euro per un video promozionale del progetto, «visto oltre 50 volte». E ora, accantonata l'idea del resort di lusso, che fare del compendio immobiliare? «Non so che rispondere. L'idea era di collegarlo alle terme di Garniga, di valorizzare turisticamente un luogo esclusivo. Inteso che l'investimento non ha trovato interesse per mille ragioni» dice l'assessore Gilmozzi «stiamo valutando una soluzione compatibile, coerente con la zona. Patrimonio sta verificando». Il sindaco di Garniga Terme, Valerio Linardi , conosceva da tempo l'orientamento della Provincia: «Il Servizio urbanistica della Provincia già in giugno ci aveva comunicato la volontà di rinunciare all'opera, chiedendoci di tenerne conto nel Prg». Per il Prg attuale, infatti, l'area delle vecchie caserme, quelle che un tempo ospitavano il Centro di ecologia alpina, quindi il comando della Forestale e oggi, temporaneamente, 47 profughi pakistani ed afghani, è «zona servizi». «La Provincia» spiega il sindaco Linardi «aveva chiesto di prevedere una zona alberghiera, allargata ai 3-4 mila metri quadri a valle. Ora, questo ampliamento non serve più, e ci chiede di limitare la previsione alberghiera al solo compendio delle ex caserme. Prendiamo atto della rinuncia, ma lì qualcosa va fatto: o riportare un centro di ricerca, o di nuovo la Forestale, o altro. Vedere le strutture così, in abbandono, è deprimente».
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