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Trento, 1 ottobre 2008 Settecentodiciannove candidati in corsa per un posto in consiglio provinciale. Quanti sono stranieri? Spulciando nelle 21 liste, ed escludendo i trentini nati all’estero, gli immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza italiana e che sono candidati alle prossime provinciali non sono più di una decina. La lista che con più convinzione ha perseguito l’inclusione di cittadini italiani di origine straniera è quella dei Verdi e democratici del Trentino, con ben tre candidature significative: Branka Biberdzic Jovancic, di origine serba; Roxana Ivonne Prado Diaz, cilena, e Mohammed Lazhar Guedaouria algerino, oltre a quella di Almut Prettner, nata a Innsbruck e nota presidente della Lega nazionale per la difesa del cane. «Abbiamo voluto dare un segnale politico, culturale e anche etico - spiega Marco Boato, leader storico dei verdi trentini - a fronte di questa campagna forsennata di xenofobia e di razzismo alimentata in particolare dalla Lega, ma un po’ da tutta la destra». Non è la prima volta che i Verdi mettono in lista cittadini italiani di origine straniera, ma in questo caso è stato fatto un percorso di elaborazione culturale, d’informazione e di confronto, dal quale poi sono emerse le candidature. Tutte e tre queste persone hanno storie interessanti da raccontare. «Frequentavo l’università a Belgrado e la moglie di Milosevic era la mia professoressa di sociologia - racconta Branka Biberdzic Jovancic -, la guerra in Bosnia era già iniziata e in Serbia venivano a prendere i giovani di notte per mandarli in guerra... io sono pacifista e volevo far crescere i miei figli in pace». Il marito di Branka la precede in Italia, nel 1994 lei lo raggiunge a Rovereto con i due bambini. «Due anni e mezzo fa ci hanno concesso la cittadinanza italiana - conclude - questo vuol dire che l’integrazione è possibile: tutti dobbiamo fare un passo avanti perché dobbiamo vivere assieme». Roxana Ivonne Prado Diaz, è stata una pioniera dei circoli italiani in Cile. «I miei bisnonni materni erano italiani ed è così che ho conosciuto mio marito, figlio di trentini emigrati, - dice – non avevamo problemi economici in Cile, ma quando mio marito ha voluto tornare in valle di Sole, dove c’erano tutti i suoi parenti, io l’ho seguito. Per me, che avevo una professione come tecnico aziendale, è stato duro ricominciare. I trentini sono un po’ diffidenti nei confronti delle persone che vengono dall’estero, per questo mi impegno: per far capire che il nostro paese è molto simile per cultura, religione, percorso di studi... e per mantenere vivo il legame con le famiglie trentine che vivono in Cile». Il terzo candidato, Mohammed Lazhar Guedaouria, è arrivato in Trentino vent’anni fa dall’Algeria, e dopo un lungo periodo di difficoltà, oggi è un piccolo imprenditore che dà da lavorare a sette italiani. Guedaouria, che al suo paese ha frequentato corsi parauniversitari, parla arabo, italiano e francese, e ha già fatto un’esperienza nel consiglio circoscrizionale Centro storico-Piedicastello, oltre ad aver fondato l’associazione Nuove cittadinanze. «Ognuno di loro ha una storia molto bella di integrazione - conclude Boato - e sono in lista per dimostrare che ci sono immigrati che sono cittadini italiani, e che con grandi difficoltà sia sul piano umano che su quello del lavoro, si sono pienamente inseriti nella comunità trentina, non cancellando la propria storia, la propria cultura e la propria identità con il paese di origine». «Per dare una voce agli stranieri che vivono, lavorano e pagano le tasse in Trentino, e per far presente l’esigenza che possano avere una loro voce nelle istituzioni»: queste le motivazioni della presenza nella lista della Sinistra del Trentino di Mokhtar Chioua, 50 anni, originario del Marocco, mediatore culturale da 24 anni residente a Cles, dove è vicepresidente della comunità islamica. «Mokhtar è membro attivo della "casa della sinistra" della valle di Non - spiega Gianko Zueneli, responsabile del progetto - ha partecipato alla costruzione di una lista unitaria della sinistra del Trentino, contribuendo alla parte programmatica e progettuale. Ed era tra i candidati territoriali della valle di Non e di Sole, perché rappresenta i problemi di un territorio dove circa tremila persone, il 10% della popolazione, è fatto di stranieri che vivono e lavorano lì, senza avere una voce e una rappresentanza nelle istituzioni». Una straniera c’è anche nella lista dei Pensionati di Claudio Taverna: si tratta di Arlette Feira, nata a Orleansville, in Francia, da sempre vicina alle battaglie di Taverna. Sembra invece essere dovuta quasi esclusivamente allo «status» di affittuario Itea, l’inclusione nella lista «Inquilini case popolari» collegata al candidato presidente della Lega Nord Sergio Divina, di ben quattro stranieri: Marie Rose Payen, di origine belga, sposata ad un trentino; Edvino Marchi, nato in Bosnia, ma a Trento da quando era un bambino; Raul Enrique Cantonati, figlio di emigrati trentini in Argentina, sposato con due figli e un lavoro presso l’Arcivescovile. La quarta straniera in lista è Silvana Mariel Cabezas, nata a Buenos Aires, spostata con il figlio di emigrati italiani. A Trento dal 2003, Silvana dice di trovarsi bene in Trentino. «Mio marito ha un buon lavoro, i bambini qui hanno tanti diritti, e io posso fare quello che al mio paese era proibito - dice - protestare e battermi per migliorare le cose che non vanno. Ho conosciuto Gabriella Maffioletti ad un incontro sui disagi degli abitanti di Spini. Ed ora eccomi qua, sto raccogliendo firme per chiedere corse più frequenti dell’autobus: non è possibile che ci sia un mezzo ogni ora». Ma cosa c’entrano gli immigrati con una lista che appoggia Sergio Divina, quando è stata proprio la Lega Nord a stoppare le aperture a livello nazionale per il voto agli stranieri? «Dobbiamo tutelare anche i lavoratori stranieri, che hanno diritto ad una casa, e a un luogo di culto per professare la loro religione - afferma Piergiorgio Giuliani – noi siamo contro gli immigrati che vengono qui a delinquere».
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