archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa | ||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 10 dicembre 2000 il primo: la singolare composizione della nostra maggioranza locale. Per costruirla, siamo usciti da geografie politiche ormai logore, fiduciosi nella possibilità di una convivenza amministrativa tra forze diverse. Nella molteplicità delle identità non abbiamo tuttavia perso la bussola dei valori: le necessità - pratiche, psicologiche - di identità, di sicurezza, ma soprattutto di relazione - sono il centro della nostra politica, e la sinistra si trova là dove compaiono le necessità. Per dare una risposta. La nostra convivenza è vivace, chiede continui scambi e ricomposizioni, ci impegna ad abitare un luogo scomodo come quello del conflitto, ma conosce bene la rotta dei bisogni e dei valori. il secondo: la potenza del pensiero e delle pratiche femminili, che sanno collegare l’intimità personale alla scena mondiale, sanno trasformare un comportamento individuale in comportamento politico. Le donne conoscono la differenza tra la politica del quotidiano, la politica delle relazioni, quella che Luisa Muraro chiama politica prima, e la politica dei partiti e delle istituzioni, la politica seconda, che dovrebbe essere fondata sulla prima ma che spesso invece se ne distanzia, se non addirittura se ne distacca. il terzo: il pensiero di Alex Langer sulla ecoeconomia, sulla necessità di fondare il futuro su una economia ecologica, sui gesti di cura e di attenzione per il mondo che ci contiene. E’ sempre più attuale la proposta di Alex di inventare una "costituente ecologica", che sappia trovare le strategie adatte a rendere socialmente desiderabile una svolta nei modi di vivere, produrre, consumare. La soddisfazione solitaria del bisogno di beni spezza drammaticamente il bisogno dell’altro, impedisce quell’elemento costitutivo della comunità rappresentato dallo scambio, prepara cittadelle murate, raddoppia confini, respinge l’energia vitale dell’eros per consegnarci all’immobilità mortale di tanatos. "Si vince al centro", ha detto Francesco Rutelli. E si vincerà a colori, aggiungiamo noi, che ci sentiamo sostenuti da Flora, la fata madrina della Bella Addormentata (.... il centro sinistra, a volte ? ) , di verde vestita. Fuori dalle stanze governative di un pensiero politico mineralizzato, sono infatti spuntati e spuntano fiori, sono cresciuti e crescono alberi. Oggi ci ispiriamo consapevolmente, programmaticamente ad un albero , ad un esempio di convivenza di tante forme di vita, ad un luogo di funzioni differenziate ma non parcellizzate, ad un simbolo di unitarietà e di pluralità. Si vincerà insieme."Troverai più nei boschi, che nei libri" suggeriva con santa semplicità ai suoi giovani allievi un padre della chiesa; anche noi abbiamo scelto simboli forse troppo ingenuamente espliciti, ma che vogliono rappresentare l’irrinunciabilità dell’ aggregazione. Gli uomini e le donne che scelgono questo simbolo, che scelgono questa aggregazione, cercano in essa le ragioni della ricomposizione, al tempo stesso accogliendo le ragioni della differenza. E’ un’aggregazione di persone diverse, che cercano spazi pubblici di comunanza e di governo e sanno che cultura e relazione sono le risorse su cui fare leva per favorire il passaggio ad un livello più alto di civiltà, sono le riposte allo sgomento dell’oggi. Sgomento politico e sociale che va interrogato, come va interrogata l’imprevedibilità degli elettori e delle elettrici. Sono persone che sanno fare i conti con i sentimenti, che agendo in profondità , determinano e condizionano le azioni di ciascuno e di tutti, e devono ritrovare la strada per essere espressi e pensati come forze politiche.Come scrive Alexanger, è la conflittualità di origine etnica, religiosa, nazionale, razziale a possedere un enorme potere di coinvolgimento e di mobilitazione; gli elementi di emotività collettiva costituiscono i fattori più dirompenti della convivenza civile, più ancora delle tensioni sociali ed economiche. Ed allora Vorrei che Francesco Rutelli diventasse il centro di un’Italia fatta di carne e sangue, ossa e midolla: un’Italia inquieta e divisa, ma anche sapiente e potente. Vorrei che Francesco Rutelli agisse come Caterina da Siena : nelle sue stanze esercitava consapevolmente le arti della ruminazione e della reminiscenza, per usare le parole dei suoi collaboratori , ma dopo aver ricordato e ruminato, sapeva impugnare le armi della scelta e della decisione, catalizzando su di sé le energie di una intera "famiglia". Vorrei che facessimo tutti un atto di coraggio e di relazione, quello che ha saputo fare Francesco Rutelli accogliendo la candidatura a premier. Perché ce lo chiede questo presente, ce lo chiede l’ipotesi di un futuro indebolito per tutti e tutte, senza la nostra forza. Proprio i nostri mancati atti di coraggio e di relazione hanno lasciato spazio alle smisuratezze cui assistiamo. Perché la complessità del nostro tempo sfida un pensiero politico semplificato e ricondotto alle ragioni immediate dell’emozione, che non tollerano più alcuna mediazione; una complessità che chiede una politica legata all’arte domestica dell’abitare insieme. Per quest’arte occorrono uomini e donne con il gusto della mediazione : ecco perché oggi ci siamo anche noi che vogliamo, per politica, tornare alle radici della sapienza sociale, che vogliamo lavorare, come scriveva Alex Langer, per suscitare ( resuscitare ? ) impulsi e motivazioni sociali. ci siamo anche noi, che vogliamo fare assieme esperienza di interdipendenza e di partnership, per costruire un’aggregazione credibile. Se metteremo in pratica per primi quella forma superiore di intelligenza che è l’intelligenza sociale , riusciremo a far tornare i luoghi della politica autentici luoghi di responsabilità; se daremo in campagna elettorale il "buon esempio", potremo poi chiedere ai cittadini ed alle cittadine di accogliere le differenze e di valorizzarle senza sentirsene minacciati. ci siamo anche noi, per pensare quei gesti di cura ed attenzione verso l’ambiente, per fondare una ecoeconomia che produca una sfida alchemica capace di indebolire la mondializzazione degli squilibri, di indebolire un mercato capace di trasformare l’oro in paglia, le valli fiorite in fango; ci siamo anche noi donne, autrici tutti i giorni di pensiero e di pratiche politiche nelle mille relazioni e mediazioni che ci vengono richieste; ci siamo ,con il nostro " speciale talento per la vita" come ha riconosciuto il papa. Vogliamo che la politica sia una forza che sposta e che modifica , una forza che si distungue dal potere, perché sappiamo che il potere ripete, fissa, " cosifica", non immagina nulla, e non inventa, e non sogna. Ci siamo dunque tutti e tutte, con una nozione più pratica, più flessibile, meno esclusiva delle appartenenze, tutti e tutte capaci di partire, di ripartire,dai valori e dagli obiettivi che ci uniscono e non dalla definizione delle nostre frontiere. E se Francesco Rutelli primo ministro è un sogno, vorrei avesse la qualità di quello che Rabin chiamò, in un emozionante discorso ai giovani, "sogno di giorno" : nei sogni di giorno vincere è possibile. Per il 10 dicembre 2000 Donata Loss
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