Trento, 21 febbraio 2010
IL CONGRESSO DEI VERDI
Verdi in rotta
col centrosinistra
No ai diktat di Patt e Udc e accuse a Dellai: «Capofila di un’operazione neocentrista con un partito da 0,4%»
da l'Adige di
domenica 21 febbraio 2010
Marco Boato lascia
la presidenza
ad Aldo Pompermaier:
«Ma continuerò
a dedicarmi alla politica
finché mi sarà data vita»
Nel giorno dell’addio di Marco Boato alla presidenza del movimento i Verdi del Trentino lanciano un ultimatum alla coalizione di centrosinistra autonomista. «Fermatevi fin che siete in tempo, mettete da parte l’arroganza e le meschinità, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito» avverte il leader storico del Sole che ride.
«Non andremo a pietire nulla» gli fa eco il suo successore Aldo Pompermaier, incoronato ieri al termine dell’assemblea congressuale. Terreno di scontro sono le comunali di maggio e l’ostracismo mostrato da parte degli alleati, in particolare a Rovereto dove Patt e Udc pongono una pregiudiziale sulla presenza dei Verdi in coalizione.
«Se si ritiene che forze politiche che fino a qualche tempo fa stavano col centrodestra abbiamo addirittura il diritto di imposizione e di diktat nei confronti di chi del centrosinistra è stato cofondatore si è sbagliata strada e si sta prendendo un abbaglio colossale» avverte Boato. Che ha ancora il dente avvelenato con Dellai per l’esclusione del movimento dalla giunta provinciale: «Si è tramutato – dice del governatore – da stimato e condiviso leader dell’intera coalizione in capofila di una operazione neo-centrista il cui partito a livello nazionale viene regolarmente rilevato nei sondaggi con il clamoroso consenso dello 0,4 o dello 0,5%». E dunque c’è ancora margine per ricucire ma i Verdi non andranno a mendicare nulla, pronti se necessario ad andare per la propria strada.
I riferimenti all’attualità politica locale arrivano al termine di una relazione con cui il leader, a tratti emozionato, saluta la presidenza ma non l’impegno politico. Ricorda il ruolo di costruzione culturale e programmatica che ha caratterizzato la storia dei Verdi. Rivendica la diversità del proprio partito e la lontananza dalle identità ideologiche e in un momento di grave difficoltà, dopo un congresso nazionale vinto per il rotto della cuffia e che ha scongiurato una deriva nella sinistra radicale, sostiene la necessità e l’attualità di una cultura ecologica di governo. Infine una promessa: «Continuerò a dedicarmi alla politica e alla causa ecologica finché mi sarà data vita, perché la politica non è una carriera ma una vocazione, un impegno e una passione civile».
Circondato dall’affetto dei suoi, Boato riceve l’omaggio anche del successore designato, Aldo Pompermaier, che nel suo accalorato intervento promette per il futuro il coinvolgimento delle associazioni ecologiste ma anche di quell’imprenditoria illuminata che crede nelle energie pulite. Il neo presidente accoglie la sfida di ridare fiato a un partito in grave difficoltà. Gli ci vorrà tutta l’energia di cui sarà capace.
Giuliana Raoss
e Ruggero Pozzer vice
In mancanza di candidature alternative l’assemblea dei Verdi ha eletto per alzata di mano i suoi nuovi organi dirigenti.
Aldo Pompermaier sarà affiancato alla presidenza da due vice, Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer.
Marco Boato rimane a far parte dell’esecutivo assieme a Iva Berasi, Elena Berti, Maddalena Bonat, Lucia Coppola, Emma Di Girolamo, Pino Finocchiaro, che è anche consigliere nazionale, Giovanna Ieronimo, Luigi Marino, Maurizio Migliarini, Mauro Paissan, Giorgio Pedrotti e Flora Silvestri.
Nominati anche i sessanta membri del consiglio federale del partito.
Da notare l’assenza del consigliere provinciale Roberto Bombarda, che del resto aveva annunciato il suo allontanamento dal Sole che Ride.
Il suo caso nel discorso di Boato non è stato nemmeno sfiorato.
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Trento, 21 febbraio 2010
IL CONGRESSO DEI VERDI
Saluto commosso in sala Rosa per la fine del mandato del leader storico del Sole che ride
Verdi, a Pompermaier
il testimone di Boato
L’ex senatore agli alleati
«Mettete da parte le velleità egemoniche»
dal Corriere del Trentino
di domenica 21 febbraio 2010
L’addio ufficiale alla guida dei Verdi del Trentino è arrivato ieri, in apertura del congresso che si è tenuto alla Sala Rosa del palazzo della Regione. Marco Boato lascia il testimone ad Aldo Pompermaier, con un applauso sentito e commosso da parte di simpatizzanti, scritti, compagni di partito e diversi esponenti delle politica locale, oltre al presidente nazionale del Sole che ride Angelo Bonelli. L’ex assessore all’ambiente del comune di Trento guiderà i Verdi del Trentino per i prossimi due ami assieme al due nuovi vicepresidenti Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer, e ai dodici eletti nell’esecutivo. «Il mio non è né un abbandono né un pensionamento – ha detto nella sua relazione Boato –. Continuerò a dedicarmi alla causa ecologista».
La decisione di lasciare la presidenza dei Verdi del Trentino l’aveva già annunciata da due anni, ma ieri pomeriggio l’assemblea congressuale del partito ha assistito all’addio ufficiale di Marco Boato, leader storico degli ecologisti trentini. Il passaggio di consegne con il nuovo presidente Aldo Pompermaier è avvenuto in una Sala Rosa affollata anche di esponenti della politica locale: ad applaudire l’ultima relazione da presidente di Boato, oltre al presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, c’erano l’onorevole Laura Froner e il segretario del Pd trentino Michele Nicoletti, il coordinatore per la città di Trento dell’Upt Nicola Ferrante, il socialista Alessandro Pietracci, Bruno Firmani e Marco Ianes dell’Italia dei Valori e Renzo Gubert (Centro Popolare). Poi i compagni di partito, da Iva Berasi, a Elena Berti a Lucia Coppola.
Un’eredità pesante, quella che dovrà raccogliere Pompermaier, condensata in una relazione con cui Boato ha ripercorso le principali tappe del movimento ecologista in Trentino e in Italia, con la foto di Alexander Langer ben in vista alle spalle dell’ormai ex presidente dei Verdi. Ma Marco Boato non ha lesinato critiche e stilettate anche nei confronti della politica odierna: «Assistiamo ancora oggi ad atteggiamenti di arroganza e vecchio egemonismo nei nostri confronti da punte di diversi settori del centrosinistra autonomista – ha detto –. Il massimo dell’ingratitudine e della slealtà è stato raggiunto nelle elezioni provinciali del 2008, quando i Versi, con la piena complicità del Pd, sono stati estromessi dalla giunt provinciale di Dellai per far posto all’Udc, che neppure era stato in grado di presentare validamente una lista, e per raddoppiare la presenza del Patt, che pure aveva ridotto i consensi rispetto alle elezioni precedenti». Boato ne ha anche per il governatore Lorenzo Dellai, «tramutatosi da stimato e condiviso leader dell’intera coalizione del centrosinistra autonomista, in capofila di una operazione neo-centrista, il cui partito per ora (Api, ndr) a livello nazionale viene regolarmente rilevato nei sondaggi con il clamoroso consenso dello 0,4 o dello 0,5%».
Quanto ai rapporti con gli altri partiti della coalizione di centro-sinistra che governa la Provincia, Boato lascia «un monito estremo ai partner del centrosinistra: fermatevi subito e mettete da parte l’arroganza, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito». Un’analisi impietosa e senza sconti dell’evoluzione politica degli ultimi mesi, che non dimentica un’autocritica nei confronti degli stessi Verdi: «Abbiamo rischiato l’estinzione, con una sorta di suicidio programmato da parte della nostra vecchia dirigenza politica», continua Boato, che ha bollato come «fallimentari le esperienze della Sinistra Arcobaleno prima e di Sinistra e Libertà poi».
Nel nuovo organigramma di partito, oltre al presidente Pompermaier, entrano alla vicepresidenza Giuliana Raoss e Ruggero Pozzer, mentre nell’esecutivo rinnovato dal congresso di ieri ci saranno Iva Berasi, Elena Berti, Maddalena Bonat, Lucia Coppola, Emma Di Girolamo, Giovanna Ieronimo, Maurizio Migliarini, Luigi Marino, Mauro Paissan, Giorgio Pedrotti, Flora Silvestri e lo stesso Marco Boato.
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Trento, 21 febbraio 2010
Ieri il congresso di un partito che vede chiudersi un ciclo pluridecennale
I «vecchi» Verdi
a caccia dei giovani
Boato lascia la presidenza a Pompermaier. Guardando ai movimenti ecologisti
dal Trentino di
domenica
21 febbraio 2010
La politica? Una vocazione, non una carriera. Ha scelto di affidarsi a Max Weber e lo ha fatto con un groppo in gola grosso così. Marco Boato ha chiuso con questa frase la sua pluriennale presidenza dei Verdi trentini.
Boato ha parlato di fronte ad una platea congressuale che ha trovato posto nella sala Rosa della Regione, ambiente bomboniera, poche decine di posti per un partito che, per ammissione proprio del leader uscente, «non sta avendo il consenso elettorale più alto della sua storia». Già, quella dei Verdi è la storia di una formazione che ha ancora sui propri poster l’insegnamento di Alex Langer. Di un partito che dovrebbe parlare ai giovani ma che in sala, e nelle sue fila, annovera quasi esclusivamente capigliature sale e pepe. E che pure nella sua leadership vede l’avvicendamento tra Boato e l’ex assessore comunale Aldo Pompermaier, non certo un teen-ager, affiancato da due vice Giuseppe Facchini e da Iva Berasi: «Ma guardate che noi Verdi italiani stiamo coraggiosamente uscendo da un periodo storico in cui abbiamo rischiato l’estinzione, con una sorta di suicidio programmato da parte della precedente dirigenza politica. Soltanto chi ha dimenticato o rimosso la storia pluridecennale dei Verdi, fin dalle loro origini, nei primi anni’80, si potrebbe meravigliare della mia e nostra crescente preoccupazione nel vedere, negli anni scorsi, una collocazione della leadership dei Verdi a livello nazionale sempre più spostata verso l’estrema sinistra, come se fossimo tornati alle ideologie totalizzanti degli anni’70».
Al tavolo con Boato, non a caso ha trovato posto l’attuale presidente nazionale del partito, Angelo Bonelli, in autunno appoggiato dal decano dei parlamentari trentini ad un congresso nazionale che lo ha poi visto, contro ogni pronostico, vincitore. Bonelli, segnato da tre settimane di sciopero della fame contro un’informazione televisiva che snobberebbe i temi ambientali, vuole riportare il partito alla sua collocazione originale, l’ambiente. Una impostazione di rotta che Boato, alle prese con molti giovani che guardano più a Lega Ambiente o Green Peace, ritiene necessaria per ridare il sorriso al sole del partito: «Non è arrivata al capolinea la crescente necessità di una cultura ecologica di governo, nel momento in cui i cambiamenti climatici, l’effetto serra, la questione energetica (con i tentativi di rilancio della scelta nucleare), l’inquinamento atmosferico sono tra i punti principali dell’agenda politica europea e mondiale. Questo è il significato della prospettiva strategica della “Costituente ecologista”, per la quale dovremo impegnarci e lavorare fin d’ora e soprattutto dopo le prossime esperienze elettorali».
Insomma un ritorno al futuro per i Verdi usciti scornati dalle ultime elezioni, fuori dalle giunte provinciali e da quella del capoluogo, ma Boato ha detto che i suoi sono stanchi di fare i portatori d’acqua, leggi voti, per gli altri: «Lancio un monito estremo agli altri partner del centro-sinistra autonomista: fermatevi subito, fermatevi finché siete ancora in tempo, cambiate metodo e atteggiamento politico; mettete da parte l’arroganza e le meschinità, le velleità egemoniche e la boria da piccolo o grande partito. I Verdi possono dire, serenamente e fermamente al tempo stesso: “abbiamo già dato”. Questo capitolo della totale assenza di solidarietà e corresponsabilità da parte dei partiti maggiori, come se tutto i fosse sempre dovuto gratuitamente, è un capitolo che si chiude». La sua vicenda politica, invece, non ancora. |