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Trento, 17 marzo 2020
Occorre adeguare le modalitÀ di prescrizione
dei farmaci “ospedalieri” per evitare inutili accessi
agli ambulatori medici

Interrogazione a risposta scritta, presentata da Lucia Coppola, consigliera provinciale di FUTURA

Attualmente la modalità di prescrizione dei farmaci normali è stata semplificata in modo tale da evitare da parte del paziente inutili accessi all’ambulatorio medico: la ricetta – se il medico ritiene utile la prescrizione del farmaco – viene inviata direttamente in farmacia ed il paziente può ritirare il farmaco senza ulteriori incombenze. Con questa modalità, in particolare per farmaci che devono essere assunti per molto tempo, si evita l’accesso all’ambulatorio medico da parte del paziente per ritirare la prescrizione. Il paziente si reca in farmacia, dove il medico curante ha inviato la prescrizione e trova il farmaco di cui ha bisogno.

Vi è una particolare tipologia di pazienti per i quali questa procedura non è attuata. Si tratta di coloro che sono seguiti da ambulatori ospedalieri (ad esempio quelli seguiti dal centro antidiabete) e che utilizzano farmaci cosiddetti “ospedalieri”, non liberamente prescrivibili dal medico di base se non su precisa indicazione del medico dell’ambulatorio ospedaliero. Ne consegue che, dopo la visita del paziente presso l’ambulatorio ospedaliero, la relativa terapia è comunicata al medico di base che si limita a prescrivere i farmaci previsti dalle indicazioni indicate dal medico dell’ambulatorio ospedaliero.

La prescrizione, tuttavia, non avviene con le modalità previste per le terapie normali decise dal medico di base, ma attraverso la compilazione di una apposita ricetta che, di volta in volta, il paziente deve ritirare personalmente, presso l’ambulatorio del proprio medico curante.

In questo modo il paziente deve accedere all’ambulatorio non per una visita, ma semplicemente per ritirare una prescrizione.

Con le nuove disposizioni impartite a seguito dell’epidemia di coronavirus (COVID-19) si è cercato di contenere gli accessi agli ambulatori (sia ospedalieri che di base) per ridurre le occasioni di contatto fra persone, e tutto ciò in particolare per ridurre il rischio di contagio per le  persone più deboli, come sono coloro che sono affetti da patologie croniche (diabete, ipertensione, ecc.) oltre che per il personale sanitario.

Non appare particolarmente complesso adottare un meccanismo di prescrizione dei cosiddetti “farmaci ospedalieri”, adottando anche in questi casi la prescrizione elettronica, con l’invio direttamente in farmacia della prescrizione da parte del medico di base, senza costringere il paziente ad un inutile accesso all’ambulatorio, solitamente luogo abbastanza affollato e, in questo periodo, frequentato forse anche da persone positive al coronavirus.

Tutto ciò premesso

si interroga il presidente della Provincia di Trento per sapere:

– se non intenda invitare l’Azienda sanitaria a modificare – almeno in questa fase di emergenza, nella quale si chiede a tutti i cittadini di evitare, se possibile, contatti ravvicinati con altre persone – la modalità di prescrizione dei cosiddetti “farmaci ospedalieri” garantendo al paziente di poter ritirare il farmaco direttamente in farmacia, evitando di doversi recare presso l’ambulatorio medico per ritirare la prescrizione, di volta in volta, così come già ora avviene per le prescrizioni ordinarie effettuate dal medico di base.

 

      Lucia Coppola

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