Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 16 dicembre 2010 Signor Sindaco, signor Presidente, Colleghe e Colleghi consiglieri, riflettendo sul Bilancio del nostro Comune, ma non solo, risulta chiaro che abbiamo di fronte una stagione di restrizioni e contrazioni della spesa pubblica che riguarderà sempre più la qualità e la quantità dei servizi, in particolare quelli sociali, nonché le tariffe, senza che molti dei sindaci, di fronte agli interventi più o meno drastici che si trovano a dover considerare, possano rendere visibile ai loro concittadini di chi è la responsabilità di questa situazione che, con i tagli lineari imposti dal governo a guida PDL e Lega e sostituiti da un federalismo virtuale, stanno mettendo sul lastrico i bilanci e le relative attività sociali ed economiche dei comuni. E' dunque evidente che le ripercussioni della crisi economica e delle scelte governative con cui anche il nostro municipio dovrà fare i conti, comporteranno sacrifici anche duri; ci si troverà costretti a rivedere in senso peggiorativo proprio quei servizi che in tempi di crisi economica andrebbero rafforzati a causa dell'aumento delle fasce di impoverimento sociale. Purtroppo constatiamo come i costi della politica nei palazzi degli sprechi e dei privilegi, così come le grandi opere, le consulenze, (i mille rivoli con cui le risorse pubbliche vengono spesso intercettate e deviate dal loro corso naturale), non vengono ridotti mentre i tagli alle spese riguardano solo e sempre cittadini a reddito fisso, pensionati, contratti di lavoro che non vengono rinnovati, aumento della disoccupazione e della precarietà del lavoro, diritti sindacali che dovevano essere conquiste irrinunciabili, rimossi ormai come fastidiosi privilegi. Vanno a incidere sulle necessità e i bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie. Questi e solo questi, pare, sono i sacrifici necessari al risanamento del paese, mentre chi li approva continua ad arricchirsi con le risorse dello stato. Stiamo infatti acquisendo il triste primato europeo della forbice sempre più larga tra fasce di grande ricchezza e di estrema povertà, come avviene solitamente a paesi del Sud del mondo a regime dittatoriale. E' evidente che questo stato di cose da cui sembra difficile uscire, necessita di scelte quanto mai oculate nell'individuazione delle priorità, di uno sguardo largo su tutto il territorio comunale che esca dai piccoli egoismi e dalle velleità talora sovradimensionate delle Circoscrizioni, che sempre più saranno tenute ad azioni responsabili, ponderate e sagge: tese al soddisfacimento di bisogni e necessità che non contrastino con gli interessi generali del territorio comunale. La frammentazione amministrativa e taluni atteggiamenti di accaparrazione delle risorse devono a mio parere lasciare spazio ad aggregazioni, se del caso anche intercomunali, di taluni servizi, in un'ottica di risparmio ed ottimizzazione. Così come ritengo necessario rivedere l'insieme delle aziende partecipate pubbliche che ad oggi hanno alti costi di funzionamento e gestione, con aggravio sempre maggiore per le tasche dei cittadini. Tutto ciò potrebbe rivelarsi una strategia politica virtuosa che può avvenire solo tramite un confronto serrato, utile e produttivo sui bilanci pubblici, ed è un'esperienza che non solo si configura come una buona pratica di cui il nostro territorio può diventare pioniere, quella dei bilanci partecipati su cui sempre mi permetto di insistere, ma anche di una vera e propria politica di autentica definizione e contrattazione della qualità del welfare locale. In caso contrario, in mancanza di un vero e proprio federalismo e dei relativi trasferimenti, restano solo le certezze dei tagli e una crisi economica unita alla decrescita che continuerà a ridurre il reddito di lavoratori e pensionati, di giovani e di donne a cui vanno date risposte e dignità di vita, anche riorganizzando le disfunzioni e gli sprechi che si annidano nella pubblica amministrazione, in particolare a livello sovra comunale e statale, e che sono una vera miniera d'oro. A noi tutti piacerebbe vivere in un paese normale, ma permettetemi un pizzico di disillusione quando penso che non è normale un paese dove il mondo del lavoro confligge col mondo della vita, dove si lamenta la mancanza di nascite e poi si puniscono le donne che decidono di generare o si rendono difficilissime le pratiche dell'adozione o la generazione assistita per chi non può mettere al mondo figli per via naturale. E non è normale un paese che non investe sui giovani ma spegne i loro entusiasmi, le loro competenze e professionalità nel mare incerto e insicuro della precarietà, dei lavori senza garanzia, senza tutele previdenziali. Così come non è normale che in tanti se ne vadano all'estero, che in tanti vorrebbero andarsene se solo potessero, non riconoscendosi più nel modello sociale, politico, culturale ed etico che sta caratterizzando l'Italia e la mette quotidianamente alla berlina sulla stampa internazionale. Un paese di storia, arte e cultura, di bellezze naturali e tradizioni, di università e centri d'eccellenza, zeppo di case abusive, di lavoro nero, di sfruttamento di poveri migranti, dove troppi non pagano le tasse e qualcuno se ne vanta anche, a spese di quelli che le pagano tutte. Dove i giovani si assumono a tempo determinato fino a quando servono, fino a quando è conveniente, e le donne si licenziano se restano incinte e vengono costrette a firmare contratti capestro che lo sanciscono. Dove qualsiasi cosa, persino le energie rinnovabili, il vento, il sole, diventano patrimonio della criminalità organizzata, che ha un fatturato che supera quello delle aziende più fiorenti. In questo contesto nazionale noi viviamo ed operiamo ed inevitabilmente subiamo l'influsso di tanto degrado. Eppure, anche se con grandi difficoltà, qualcosa si muove: sono le amministrazioni virtuose e i cittadini onesti e responsabili che in tutto il territorio nazionale intraprendono iniziative tese a rilanciare l'economia e l'etica della politica. Trento, per tanti aspetti, va sicuramente in questa direzione ma di più e meglio si può fare. Sono fermamente convinta che a fronte dello sfacelo che è sotto gli occhi di tutti, proprio il sogno e l'utopia, quella che qualcuno chiama “concreta utopia” perché si nutre di azioni, possano dare nuovi spunti e coraggio al cambiamento. E' necessario pensare in grande e guardare in alto e lontano. Qualcuno ha detto: “Se vuoi costruire una nave, non devi solo radunare gli uomini, raccogliere il legno e distribuire i compiti. Insegna loro la nostalgia del mare grande e infinito”. Il signor Sindaco, e ho molto apprezzato, ci ha parlato di sobrietà , che è necessità etica prima ancora che materiale e prescinde dalla crisi economica. Nel mondo, tre miliardi di persone vivono in condizione di povertà assoluta o quasi. Alex Langer, profeta disarmato, già molti anni fa parlava di uno stile di vita, e di politica, personale e collettivo, più parsimonioso, più pulito, più lento. La sobrietà impone scelte di qualità e di quantità, recupero del senso di sufficienza e di sazietà che il mondo occidentale ha smarrito per strada. Evo Morales, primo presidente indio della Bolivia, ha precisato che “ben vivere” è “ben convivere”, sostenendosi a vicenda. Una visione solidaristica contrapposta a quella individualistica nell'ambito dei diritti, della qualità della vita, dell'ambiente. Ma anche dell'istruzione, che ormai, a parte quella privata, sembra un optional sostenere e incrementare, ma anche dell'inclusione sociale, della libertà politica, di stampa, di religione. Tutti diritti imprescindibili di quel “ben vivere” che riguarda anche e soprattutto la sfera comunale, dove, tanto per fare un esempio, i cittadini stranieri lavoratori e le loro famiglie sembrano non avere diritto ad un luogo di culto, anche se le motivazioni addotte da chi ostacola un diritto dato per acquisito in tutte le democrazie europee, in America e anche in molte città d' Italia, sancito dalla nostra Costituzione, hanno carattere per lo più urbanistico. Il nostro comune ha il compito e il dovere di rimodellare secondo i criteri sopra elencati l'assetto urbano, i servizi sociali, quelli ambientali, e la stessa vita politica. Per farlo, credo, deve mantenere saldo il legame con la popolazione (comitati compresi), e diventare espressione a livello istituzionale delle nuove, sacrosante istanze che stanno nascendo a livello sociale, economico e tecnologico. Restando vicino ai cittadini responsabili e attenti al bene comune, ai gruppi di volontariato, ai giovani, ai lavoratori che lottano per il posto di lavoro, agli insegnanti che vedono la loro scuola sconvolta da controriforme che riducono sempre più gli spazi della conoscenza. Che ancora credono in un'idea di scuola plurale e democratica, di tutti e per tutti. Vicino agli imprenditori onesti e innovativi, ai professionisti, che sono il valore aggiunto di una società matura ed evoluta. Ai centri di ricerca e all'università. Non deve spaventare la promozione di un'opinione pubblica che abbia idee anche divergenti e una visione critica e libera da ideologie. Paulo Freire, teorico della teologia della liberazione, parla di “nostalgia del futuro” che è più di una speranza, è quasi la certezza che le cose possono cambiare in meglio. Martin Luther King, Nelson Mandela, Ghandi, Raoul Follereau, ci hanno talmente creduto che le cose sono cambiate davvero. E' la straordinaria possibilità che ha in serbo il futuro. I “comuni virtuosi”, molti in Italia, ci mostrano quello che potrebbe essere, dal locale al globale per usare una frase coniata molti anni fa dai Verdi. Parlare di cambiamento e crederci lo rende possibile. Avrah Cadabra, non è solo la formula magica dell'infanzia: in aramaico significa “io creo mentre parlo”, rendo possibile il realizzarsi del sogno. E' l'”I have a dream” di Martin Luther King, che non è vissuto abbastanza per vedere su questa terra la fine del razzismo. Il bilancio comunale può e deve essere anche l'occasione per far sapere quello che di positivo si è fatto e per il quale ringrazio chi, governando, ha stabilito la strategia e gli obiettivi da perseguire, i servizi, l'apparato amministrativo, i tecnici e tutti coloro che si prodigano con senso del bene comune a servizio della collettività. Far sapere, non per vantarsi ma per condividere con gli altri. Perciò credo vada ampliato, anche con l'aiuto della consigliera delegata, signora Giugni, l'ambito degli scambi di informazione, delle notizie, della comunicazione delle esperienze. Confrontare le scelte serve anche ad evitare errori di valutazione: creare permeabilità tra gli stessi servizi comunali è utile ad evitare sovrapposizioni, sprechi di tempo e di risorse. Ad evitare errori. Mi perdonerà Signor sindaco, una nota polemica. E davvero curioso l'aver inserito da parte sua l'inceneritore tra le pratiche “green”. Ho ottimi motivi per pensare, e sono in compagnia di illustri studiosi, di medici, ricercatori ed esperti, che di “verde” alla fine ci saranno solo gli ingenti conti da pagare e le tasche dei contribuenti, a proposito di bilancio! e le facce dei suoi concittadini alla vista dell'inquietante camino che potrebbe svettare sulle loro teste, se non si uscirà dall'irragionevole accanimento con cui, in particolare il presidente Dellai, si rifiuta di vedere che altre soluzioni, quelle sì “verdi” possono risolvere il problema della chiusura del ciclo dei rifiuti. Che, va detto con chiarezza, non si conclude con l'incenerimento, che lascia sul terreno scorie e ceneri pericolose da smaltire, rifiuti da portare comunque in discarica e una qualità dell'aria inevitabilmente compromessa. Confido in un saggio ripensamento e nella ricerca di soluzioni migliori, che sempre deve animare il lavoro politico di un' amministrazione responsabile che abbia davvero a cuore la salute dei suoi cittadini e la consegna di un mondo pulito e in armonia alle generazioni future. Rispettoso dell'ambiente e delle persone. In varie parti del mondo si smantellano inceneritori e si fanno scelte alternative al nucleare, costosissimo e insicuro, su cui pende la spada di Damocle del picco dell'uranio previsto per il 2030 e della sua inarrestabile discesa, mentre il nostro, ma non certo mio, a dire il vero, lungimirante governo ce lo ripropone. 35 miliardi di euro buttati al vento per cinque centrali. Dalla Merkel a Obama, passando per Sarkozy, governi di destra, di sinistra o di centro investono sulle energie rinnovabili. In America, nella Silicon Valley gli investimenti sulle energie rinnovabili e sulla ricerca ad esse applicata hanno superato quelli per i prodotti informatici ed elettronici. La cementificazione del territorio. E' necessario porvi un freno anche a livello locale, vista la presenza di migliaia di case sfitte e la difficoltà nella vendita delle nuove abitazioni. Va anche detto che in Italia, negli ultimi 15 anni, è stata divorata una superficie di territorio pari alla Liguria e all'Umbria messe insieme, mentre gran parte del territorio italiano, in balia degli eventi atmosferici anche di portata non straordinaria, andrebbe consolidato e messo in sicurezza. Spesso si rilasciano autorizzazioni e licenze con il miraggio degli oneri di urbanizzazione ma qual è la reale necessità abitativa? C'è un' interessante campagna nazionale a cui hanno aderito molti comuni, che si chiama “Stop al consumo di territorio” e lavora per una moratoria che contrasti la svendita e la distruzione degli spazi che lo contraddistinguono. L'impronta ecologica. Anche il nostro comune sta già facendo molto in questo senso, ha infatti il compito di dare il buon esempio in ambito energetico anche con micro azioni significative nei propri spazi di pertinenza, gli edifici e gli spazi pubblici: luci, riscaldamento, rinfrescamento, accensione e spegnimento di apparecchi tecnologici, con una responsabilizzazione diretta dei propri addetti. E con il chiaro intento di risparmiare sulle bollette che spesso sono molto onerose. Il nostro comune ha iniziata un percorso virtuoso, di cui gli va dato atto, nella riqualificazione di scuole, impianti sportivi, palestre, biblioteche, piscine. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, avviando la sostituzione di caldaie con quelle a condensazione, lavorando sulla pubblica illuminazione, lampade leed a baso consumo, impianti semaforici. Istallazione di pannelli fotovoltaici e solari. Sarebbe utile, a questo proposito, dedicare una parte di una seduta del consiglio comunale, nel prossimo anno, per ragguagliare i consiglieri sulle iniziative intraprese nell'ambito della mia delega. E' importante anche l'introduzione di acquisti “verdi” per gli arredamenti degli uffici e per la fornitura di vestiario e degli strumenti di lavoro negli ambiti in cui è possibile farlo. Il tutto all'insegna del buon senso e dell'efficienza. Riguardo ai rifiuti è senza ombra di dubbio la pratica della raccolta spinta “porta a porta” quella da perseguire con sempre maggior convinzione, insieme ad una seria progettualità indirizzata alle catene commerciali e alle aziende produttrici per la diminuzione degli imballaggi e dei rifiuti alla fonte, applicando anche sanzioni e mettendo in atto pratiche disincentivanti e incoraggianti comportamenti adeguati all'emergenza ambientale, drammaticamente all'attenzione di tutti. Sulla mobilità tanto si è detto nell'ampia discussione che ha interessato nei mesi scorsi il nostro consiglio. L'uso di automezzi pubblici a basso impatto ambientale, l'introduzione di progetti concreti di mobilità dolce, il piedibus, il taxi sociale, il taxi rosa, il car sharing, il car pooling anche tra conoscenti e vicini di casa, recuperando relazioni e rapporti di vicinato, come si faceva un tempo quando non tutti eravamo dotati di mezzo proprio e ci si consorziava per recarsi al lavoro dividendo le spese. Naturalmente quando questo sia possibile. Sta al comune incoraggiare e stimolare nuove pratiche e diversi modi di muoversi. E' molto importante il lavoro fatto con le scuole elementari della città. Gli stili di vita: il comune può fare molto per far conoscere l'esistenza, per esempio, di un gruppo di acquisto, dei mercatini con le merci a chilometro zero, di una banca del tempo, di un mercatino equo e solidale. Può mettere a disposizione spazi e informazioni, creare reti di cittadini interessati a una vita, come dicevo prima, all'insegna del lentius, profundius e soavius, in contrasto con il citius, altius, fortius (sempre più veloci, più alti, più forti) di cui si fregiavano gli antichi romani e che rappresentano la quintessenza della civiltà della competizione. Sempre per citare Alex Langer. Mi riserverò di entrare diffusamente nel merito di alcune proposte concrete, in ambito di sostenibilità e risparmio energetico con gli ordini del giorno che presenterò. Desidero però concludere con un argomento che mi sta particolarmente cuore: la compresenza significativa nel nostro territorio di comunità di diversa lingua, cultura, religione, etnia. Personalmente patisco l'uso strumentale e poco rispettosi che spesso si fa di queste persone nel nostro consiglio comunale, nel quale imperversano in ogni seduta infinite domande d'attualità, interrogazioni ed ordini del giorno, dai toni giudicanti, condannanti, escludenti. Commistioni di persone di diversa provenienza, diverse ma uguali nella loro umanità, nella storia del mondo ce ne sono sempre state: esodi, fughe, guerre e carestie, persecuzioni mossero sempre gli uomini e le donne alla ricerca di un luogo dove vivere senza patire. Nella antiche città medievali si trovavano già i quartieri africani, greci, ebrei, armeni, spagnoli, tedeschi, polacchi. Einstein, uno che di leggi razziali se ne intendeva essendo ebreo, si qualificò come “appartenente alla razza umana”, nel mentre lasciava l'Europa in preda alla follia nazi-fascista. Ed ebbe anche a dire, in un'altra occasione, che “la mente è come un paracadute, funziona solo quando si apre”. Sono altrettanto certa che contro prese di posizione razziste, xenofobe, intolleranti, a poco servono le prediche. Servono invece le esperienze di incontro, i dati di realtà (sulla criminalità per esempio), sull'effettiva acquisizione di diritti ( solo i doveri sembrano avere un senso per i cittadini migranti!), sui progetti di vita e sulle effettive speranze di interazione e incontro verso una cultura ospitante, la nostra, che non omologhi ma accolga, che emancipi e regali nuove opportunità senza costringere alla perdita della propria storia e della memoria. Che conduca verso l' acquisizione di una nuova cittadinanza, serbando memoria e amore per il proprio vissuto pregresso, per la propria terra d'origine. Solo dallo scambio rispettoso possono sortire, infatti, positivi cambiamenti di mentalità e atteggiamenti superati dal tempo e dalla storia. Buone pratiche, queste servono più di mille parole, conoscenza reciproca, creare occasioni di incontro. Sono molte più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. ( Cito a questo proposito le positive esperienze dei Poli sociali a Tn nelle circoscrizioni, l'insegnamento della lingua, scambi di competenze, baby-sitteraggio per i bambini), accenno alla questione dei presepi e degli alberi di Natale, che contrariamente a quanto affermato dal consigliere Manuali, sono ampiamente presenti in tutte le scuole della città, accenno anche all'assurda polemica di S. Lucia e del burqa, che ha del surreale e dell'incredibile. Ai solerti consiglieri comunali del centro-destra non è venuto in mente che il velo sul viso serve a celare la nonna, la mamma o la persona conosciuta del quartiere e non certo a proporre modelli afgani nelle circoscrizioni trentine?). Lucia Coppola
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