Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 24 maggio 2006 Il 24 maggio 1090 nasceva in Svizzera il primo parco d’Europa. Per ricordare questo evento, da una decina d’anni la Federazione europea dei parchi celebra oggi la «Giornata dei Parchi». Parchi che sono ormai diffusi ovunque e che dappertutto associano conservazione della natura e sviluppo sostenibile. In Trentino sappiamo bene che cos’è un parco: ne abbiamo uno nazionale dal 1935 (lo Stelvio) e due provinciali dal 1988, l’Adamello-Brenta ed il Paneveggio-Pale di San Martino. Si tratta di realtà che, pur tra altalenanti vicende, si sono sapute dimostrare all’altezza delle aspettative, favorendo la tutela dei territori, la crescita di una coscienza favorevole alla conservazione di specie ed habitat, la creazione di nuova occupazione, spesso qualificata e giovanile. Insomma, a 18 anni dalla legge parchi possiamo certamente affermare che la scommessa dei parchi, sia pure on conclusa, è comunque vinta. Eppure in Trentino c’è ancora una fobìa dei parchi. Guai a parlarne in certe valli, come se quella che si propone non fosse un’opzione valida per prefigurare gli scenari del futuro. Non ci sono alternative, ovvero non ne vengono proposte: si vagheggia una pseudocapacità delle popolazioni locali di conservare i loro territori, dimenticando che parlare oggi di parchi significa guardare al futuro, pensare a come affrontare le cause dell’abbandono della montagna e di come evitare la diffusione di un turismo di scarsa qualità, che la nostra terra dovrebbe bandire. Da circa due anni, anche a seguito di due disegni di legge presentati in Provincia, si è riaperta la discussione sui parchi e qualche spiraglio, dopo decenni di oblìo, si è riaperto per alcune montagne trentine, vedi tra queste il Baldo, il Bondone, il Cadria, il Lagorai. Peraltro non è che la Provincia stessa si stia impegnando con determinazione per cercare di informare e convincere la popolazione e le amministrazioni comunali potenzialmente coinvolte dalla proposta di istituzione di nuovi parchi. Anzi, proliferano le voci artatamente contraria. Come quella che presenta la possibile nascita di dodici nuovi parchi come un “danno” per la nostra provincia, dimenticando che i 6 parchi fluviali esistono già nel Pup e che sarebbe solo semplice intelligenza amministrativa immaginare di dare loro qualche organizzazione gestionale; e che dei proposti 6 parchi naturali si propone una pianificazione ai fini istitutivi impostata sui decenni futuri, con il pieno coinvolgimento della popolazione locale attraverso lo strumento trasparente del patto territoriale. Inoltre, si prospettano all’uditorio gravi vincoli per la popolazione residente (come un inesistente divieto all’attività venatoria, che viene invece semplicemente meglio regolamentata) quando invece andrebbero messi sul piatto della bilancia i pro e i contro. Ed a fronte degli interessi di qualche categoria specifica, andrebbero posti quelli delle giovani generazioni, che hanno diritto di trovare a casa loro nuove opportunità occupazionali, oltre a quelli delle future generazioni ed a quelli della cosiddetta “collettività”, poiché la tutela della biodiversità è un interesse generale. Mi è apparso pertanto significativo leggere in questi giorni un articolo a firma dell’assessore all’ambiente della Provincia di Bolzano (dove i parchi sono sette, più la parte di competenza dello Stelvio) il quale ha scritto: «Se la presenza di un parco comporta dei vincoli, essa è comunque vantaggiosa per la popolazione residente nelle aree protette e per l’intero territorio provinciale». Invece a Trento, all’atto della firma del patto territoriale delle valli del Leno, pur sapendo che lì p proposto un nuovo parco da attivare proprio con la formula di questo strumento, si sono stanziati soldi della collettività trentina per opere di valorizzazione ambientale e di turismo sostenibile, guardandosi bene dal citare il termine “parco”. Peccato, sono esempi di “campanilismo triste”, di un Trentino che vorrebbe essere bello ma che ha paura della usa ombra. O delle minacce di una minoranza rumorosa che mette sistematicamente sotto i piedi gli interessi collettivi di una maggioranza purtroppo silenziosa e troppo indifferente. Roberto Bombarda |
ROBERTO
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