Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 28 aprile 2006 “Gli alcolisti del sabato sera? I quattordicenni”. “I giovani si abituano alla sbornia”. “Alcol, minorenni sempre più a rischio”. Con questi titoli dai toni molto forti, il 21 aprile 2006 i tre quotidiani di Trento hanno dato la notizia di una recente ricerca dell’Istat che pone la nostra provincia drammaticamente al vertice delle classifiche nazionali dei consumatori di alcol. L’Istat ha condotto un’indagine sull’uso e abuso di alcol in Italia nel 2005 realizzata su un campione di 20 mila famiglie, 50 mila individui, che per la prima volta ha preso in esame anche i ragazzi dagli 11 anni in su. Dall’indagine risulta che tra gli 11 ed i 15 anni hanno assunto alcol almeno una volta il 21,8% dei maschi ed il 17% delle femmine; percentuale che nella fascia di età 16-17 anni sale rispettivamente al 58,8% ed al 42,4%. In generale, l’uso di alcolici tra i 16 ed i 25 anni è del 77% e pone la nostra provincia in una poco edificante seconda posizione a livello nazionale. In Trentino, dove le famiglie con dipendenza alcolica sarebbero ben diecimila e dove nell’ultimo decennio l’età di “ingresso” nel mondo dell’alcol è scesa dai 14 agli 11 anni, sta emergendo in particolare il fenomeno del “binge-drinking”, moda anglosassone di ingurgitare nella stessa sera non meno di sei bevande a differente base alcolica, come ad esempio drink particolarmente proposti nelle campagne pubblicitarie radiotelevisive. Un’altra indagine condotta dall’Azienda sanitaria del Trentino ha evidenziato che in Val di Sole i seguaci di questa nuova moda sarebbero il 27,3% tra 14-15 anni, 33,3% tra 16-17 anni e 18,21% nella fascia 18-21 anni. Nelle stesse fasce d’età i valori rilevati in Val di Fassa sono invece rispettivamente dell’8,1%, del 20,4% e del 26%. Come riportato nel sito del Ministero della Salute, l’Italia è un Paese in cui il consumo di bevande alcoliche, e in particolare di vino, fa parte di una radicata tradizione culturale e l’assunzione moderata di alcol è una consuetudine alimentare molto diffusa. Negli ultimi anni si stanno inoltre diffondendo nel nostro Paese modelli di consumo importati dai Paesi del Nord Europa che comportano notevoli variazioni nella quantità e qualità dei consumi; la realtà italiana appare pertanto in questo momento storico piuttosto complessa, proprio per la compresenza di modelli di consumo molto diversi, variamente distribuiti tra le diverse classi di età e i sessi. Il livello del consumo medio pro-capite appare nel nostro Paese, peraltro, ancora notevolmente al di sopra di quello ritenuto auspicabile dall’OMS nella Regione europea per l’anno 2015, individuato, nell’ambito del Programma “Health 21/ 1999”, Target 12, in 6 litri l’anno per tutta la popolazione al di sopra dei 15 anni e in 0 litri per quella di età inferiore. Secondo lo studio europeo ESPAD nel 2002 fra i giovani studenti italiani di età compresa fra i 15 e i 19 anni i consumatori di bevande alcoliche rappresentano l’89,0%. Il 54,6% degli studenti riferisce di essersi ubriacato almeno una volta nella vita; il 4% non percepisce alcun rischio nel bere 4 o 5 bicchieri ogni giorno. Contestualmente alla diminuzione complessiva della quantità del consumo, continua la tendenza all’aumento della quota di popolazione che consuma bevande alcoliche, già rilevata a partire dal 1998. Tenendo conto che la dose alcolica giornaliera non deve comunque superare, secondo i parametri di rischio per la salute definiti dall’OMS, 40 g. per gli uomini e 20 g. per le donne (corrispondenti, rispettivamente, a circa 3 bicchieri e a 1 bicchiere e mezzo di vino di media gradazione alcolica), anche solo tenendo conto del numero di bevitori di oltre ½ litro di vino al giorno, il Ministero afferma che appare piuttosto elevata in Italia la percentuale di popolazione, soprattutto maschile, a rischio di sviluppare problematiche alcolcorrelate di varia natura e gravità. L’analisi dei consumi al di fuori dei pasti, altra importante fonte di valutazione della esposizione al rischio alcolcorrelato di una popolazione, evidenziava dal 2000 al 2001 – ma l’indagine Istat citata in apertura “peggiora” il quadro conoscitivo - un netto aumento della prevalenza di tali consumatori, che passano dal 23,3% al 25%, a conferma di un trend di crescita che, evidenziabile fin dal 1993, era sembrato ridimensionarsi negli anni 1999 e 2000. Particolarmente preoccupante è la conferma della crescita di questa tipologia di consumo per le fasce di età tra i 14 e i 17 anni, dove i maschi passano, fra il 1995 e il 2001, dal 12,9 % al 17,1%, e le femmine dal 6,0% al 13,8%. Evidente appare negli ultimi anni la tendenza delle giovani generazioni ad un aumento del consumo di bevande alcoliche e dei comportamenti di abuso particolarmente gravi quali le ubriacature. Secondo lo studio europeo ESPAD fra i giovani studenti italiani di età compresa fra i 15 e i 19 anni i consumatori di bevande alcoliche passavano progressivamente, fra il 1999 e il 2002, dall’86,5% all’89,0%. Tra loro risultavano in aumento, fra il 1999 e il 2001, gli episodi di intossicazione alcolica e la percentuale dei giovani che riferiva di essersi ubriacata almeno una volta passava dal 52,7% nel 1999 al 55,2% nel 2001. Fra gli stessi giovani emergeva inoltre tra il 1999 e il 2002 un atteggiamento di crescente tolleranza verso l’abuso di alcol e i comportamenti correlati. Il fenomeno dell’abuso giovanile è ben rappresentato anche dalla percentuale di giovani utenti alcoldipendenti in carico nel 2002 presso i servizi sociosanitari per l’alcoldipendenza così come evidenziata dai dati rilevati dal Ministero della Salute (nel 2002 i minori di 20 anni rappresentano lo 0,5% dell’utenza e i giovani fra i 20 e i 29 anni il 9,1%). Nel calcolo della mortalità alcolcorrelata si tiene conto che l’alcol provoca danni all’organismo non solo in forma diretta e a seguito di cronico abuso (psicosi alcolica, cirrosi epatica, alcuni tumori, etc.), ma anche in forma indiretta e con consumi anche limitati (incidenti stradali, domestici e sul lavoro). Le stime della mortalità alcolcorrelata si riferiscono ancora a valori elevati, situati, a seconda delle diverse fonti (Ministero della Salute-Gruppo Epidemiologico Società italiana di Alcologia-Osservatorio permanente su giovani e alcol) e dell’anno della stima, fra i 15.000 e i 22.000 morti l’anno. La mortalità per incidente stradale si stima in Italia correlata all’uso di alcol alla guida per il 33% o il 40% del totale della mortalità per questa causa, a seconda delle fonti. Particolarmente grave appare la situazione per i giovani fra i 15 e i 24 anni, per i quali l’incidente stradale costituisce la causa di più del 40% dei decessi. Il tasso nazionale di ospedalizzazione per diagnosi totalmente attribuibili all’alcol passa dal 172,2 del 2000 al 177,1 del 2002. La Regione Valle D’Aosta e la P.A. di Bolzano apparivano nel 2002 quelle a più alto tasso di ospedalizzazione, seguite da Trento, Veneto e Liguria. Al fianco di questi dati vanno poi a sommarsi le quotidiane notizie relative alla diffusione delle droghe tra i giovani, confermate anche dai numerosi sequestri, dagli arresti, dalla chiusura di locali pubblici nei quali circolava “merce” destinata sempre di più alle fasce giovanili. Dalla Valsugana alla Val di Fassa, dalla Val di Sole all’Alto Garda, cresce la preoccupazione circa gli effetti nefasti sui giovani derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti. E’ pertanto necessario ed urgente che le Istituzioni, in primis la Provincia, mettano in campo importanti risorse economiche e staff di persone competenti per combattere alla radice questi fenomeni, nelle città come nelle valli. Se la recente campagna promossa dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari è da ritenere senz’altro utile ed importante, così come le numerose e meritorie iniziative condotte dai diversi circoli degli alcolisti in trattamento, ciononostante occorre rilevare che a fronte di un fenomeno che vede migliaia di giovani “vittime” di modelli e campagne di comunicazione imposte a livello mondiale attraverso ingentissimi budget, bisogna porre al centro dell’attenzione politica queste problematiche, mettendo in campo all’occorrenza gli adeguati strumenti. Quella contro l’uso e l’abuso dell’alcol e delle droghe da parte dei giovani non può e non deve essere una campagna antiproibizionista, bensì un’opera di forte educazione civica, alimentare ed al rispetto della salute, propria e degli altri cittadini. Ma quella per salvare i nostri giovani da questi rischi è una vera e propria guerra, che va combattuta con tutte le forze e le energie possibili, facendo valere tutte le competenze, le prerogative, le opportunità e le risorse offerte dalla nostra autonomia speciale. Il futuro dei nostri giovani vale ben più di qualche rotatoria… Ciò premesso il Consiglio impegna la Giunta provinciale 1. a programmare su scala pluriennale, in collaborazione con tutte le istituzioni civili e scolastiche, con le forze dell’ordine e le associazioni, con le organizzazioni imprenditoriali e dei lavoratori, una importante campagna di comunicazione ed educazione civica volta ad informare i giovani trentini di età inferiore ai 18 anni circa i rischi e le conseguenze derivanti dall’uso non conforme e dall’abuso di prodotti alcolici, droghe ed altri stupefacenti anche di produzione chimica, informazione volta a dissuadere i giovani stessi da queste pratiche, orientando i loro comportamenti verso attività più sane ed utili a loro ed alla collettività; 2. a stanziare per questa campagna per gli anni dal 2006 al 2008 un importo non inferiore ai 3 milioni di euro all’anno. Cons. prov. dott. Roberto Bombarda
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