Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 23 settembre 2009 Con delibera n. 2259 del 18 settembre 2009, la Giunta provinciale ha riconosciuto, ai sensi delle norme di attuazione del Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche, che “non sussistono prevalenti interessi pubblici ad un diverso uso dell’acqua rispetto a quello idroelettrico” in relazione alla domanda depositata da Proming srl in data 7 agosto 2008 volta ad ottenere la concessione a derivare dal fiume Brenta, in C.C. Ospedaletto, la portata massima di 9.000 l/s e media di 7.600 l/s d’acqua per produrre sul salto di 20,26 m la potenza nominale di 1.509,57 kW. Ed ha quindi dichiarato, in base alle norme di attuazione del Piano di tutela delle acque, “che non sussiste un prevalente interesse ambientale incompatibile con la derivazione dal fiume Brenta presentata da Proming srl”. Ci risiamo. Cambia la valle, cambiano i protagonisti, ma la musica non cambia. Dopo l’approvazione del PGUAP e del Piano di tutela delle acque, strumenti di grandissima valenza ambientale, sociale ed economica, introdotti appositamente per tutelare le acque e per valorizzarle – anche energeticamente – a favore delle comunità locali, si è assistito ad una sorta di “corsa all’oro”, con il Trentino trasformato nel nuovo Klondike. In questo caso non si tratta di “oro giallo”, ma di “oro bianco”, cioè l’acqua, il bene pubblico per antonomasia. Un bene che è di proprietà di tutti e dal quale tutti i residenti debbono poter trarre benefici e, nel caso dell’uso idroelettrico, guadagni. Ora, non è dato sapere al proponente se dietro alla Proming srl, società costituita nel luglio 2007, dotata di un capitale sociale di “soli” 15.000 euro (dei quali al momento versati 3.750) vi siano espresse volontà delle comunità locali della Valsugana di sfruttare con u nuovo impianto il fiume Brenta. Ovvero se la Proming srl, controllata da un importante gruppo industriale trentino specializzato in opere di questo genere, intenda coinvolgere a vario titolo i Comuni della Valsugana in questa nuova impresa. – come i petali della margherita, una alla volta si autorizzano derivazioni a scopo idroelettrico, spesso non garantendo una sufficiente fase di informazione e coinvolgimento decisionale delle comunità locali, degli Enti locali e di tutti quei soggetti – ad esempio i pescatori, le associazioni sportive o le associazioni per la tutela dell’ambiente – che obiettivamente avrebbero degli interessi da tutelare; – sempre più spesso si tratta di richieste formulate da società private costituite ad hoc, anche a causa dell’inerzia di Enti locali che non hanno ancora compreso le potenzialità ed i rischi derivanti da nuove derivazioni; – sempre più spesso si vincolano situazioni locali facendo sì che i futuri proventi della promettente industria idroelettrica arrivino alle comunità locali in maniera molto marginale, facendo invece arricchire società esterne al territorio di riferimento. Tutto questo è inaccettabile e intollerabile. Negli ultimi mesi sono sorti in tutto il Trentino numerosi comitati locali contrari a questo genere di operazioni. La politica deve interrogarsi su quanto sta accadendo e porre un rimedio, prima che sia troppo tardi. Per evitare questo “stillicidio” è dunque necessario bloccare tutto. Verificare la bontà, la validità e l’efficacia delle norme introdotte con il PGUAP e con il Piano di Tutela delle Acque. Entrambi, per mostrare i loro effetti, hanno evidentemente bisogno di alcuni anni di funzionamento regolare! Ciò premesso il Consiglio impegna la Giunta provinciale 1. ad istituire una moratoria di cinque anni sulla concessione di nuove derivazioni d’acqua dai fiumi trentini a scopo idroelettrico, sospendendo l’iter di tutte le domande già depositate; 2. a rilevare nel frattempo, con un lavoro interdisciplinare che consideri al fianco delle problematiche energetiche anche gli impatti ambientali e paesaggistici, tutte le realtà fluviali ancora potenzialmente utilizzabili ed a procedere all’eventuale successiva concessione delle derivazioni seguendo rigorosamente il seguente ordine: prima la Provincia autonoma, cioè la titolare del “demanio idrico” o società da essa controllate; poi il Comune od i Comuni interessati o società da essi controllate; quindi il cosiddetto “privato sociale”, cioè i consorzi elettrici o società cooperative o senza fine di lucro appositamente costituite; infine il privato, ma solo nel caso che gli Enti locali abbiano espressamente rinunciato all’utilizzo. Cons. Roberto Bombarda
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