Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||||||||||
|
Trento, 17 giugno 2009 Quante volte abbiamo sentito parlare dell'annoso problema degli odori derivanti dai reflui zootecnici? Quante lamentele di cittadini che devono fare i conti con il fastidioso (per limitarsi alle sensazioni olfattive senza passare alle problematiche di salute) olezzo risuonano puntuali quando i contadini cospargono i campi di liquame? Probabilmente servirebbe un pallottoliere di notevoli dimensioni per tenere il conto dei disagi provocati a censiti e turisti da questa attività, a maggior ragione in zone come il Bleggio e il Lomaso dove i capi di bestiame superano in quantità gli abitanti. Il problema olfattivo potrebbe però passare nel giro di un periodo relativamente breve dalla quotidianità al cassetto dei ricordi. Qualcuno non crederà alle proprie orecchie, ma esiste una farina di roccia che aggiunta al liquame provoca la fissazione di gran parte dell'ammoniaca presente nel refluo, cancellandone il cattivo odore. La fine farina, chiamata «biolit», è ottenuta dalla macinazione della roccia paleovulcanica di base, presente in gran quantità nelle zone di Kitzbuhel in Austria, anche se non è escluso che tale minerale esista anche in altre zone alpine. Un autobotte di biolit contiene 260 quintali di prodotto, adatti ad una quantità di mille metri cubi di liquame, ed il costo non è nemmeno proibitivo, visto che si aggira sui mille euro, a cui ne vanno aggiunti altrettanti per il trasporto. Un gioco che vale la candela, insomma, tanto più se si considera che l'utilizzo del biolit porta ad una più naturale coltivazione del prato e del campo, azzerando il bisogno di concimi chimici: a quanto pare il prodotto migliorerebbe anche la qualità del fieno, del cereale o dell'ortaggio coltivato, con la conseguente miglioria della salute del bestiame alimentato, ed è utilizzabile anche senza liquame, ovvero direttamente cospargendolo nei campi. Un circolo virtuoso insomma, che potrebbe, se non rivoluzionare, almeno cambiare sensibilmente la zootecnia e l'agricoltura giudicariese. Ulteriore punto di forza del biolit il fatto che non necessita di impianti particolari per l'utilizzo, in quanto la botte scarica direttamente nelle vasche del liquame la farina di roccia, che viene miscelata all'istante e dopo circa un'ora ha già creato il nuovo composto: nessun investimento per l'avvio insomma, e la tranquillità di non dover costruire strutture ad hoc poi inutilizzate se il prodotto non soddisfa l'allevatore. Per vedere, e soprattutto per annusare, da vicino l'utilizzo del biolit lunedì una delegazione composta dal consigliere provinciale Roberto Bombarda, da membri del Cige, amministratori e operatori del mondo zootecnico e agricolo giudicariese è salita nel villaggio di Heiligkreuz nella Baviera meridionale. «Troppo semplice per essere vero», l'entusiastico commento generale dopo la visita senza odore. A quanto pare il biolit non è mai stato particolarmente sponsorizzato perché osteggiato delle grandi industrie chimiche, ma ora il Cige promette che a breve sarà organizzato un incontro per esporre i vantaggi dell'utilizzo di questa farina di roccia, mentre alcuni allevatori chiedono già che la Provincia trovi qualche azienda pilota per testare il prodotto nella zona giudicariese, dove la questione cattivi odori è sempre sulla bocca, e sul naso, di tutti. |
ROBERTO
| ||||||||||||||||||||||||||
© 2000 - 2024 EUROPA VERDE VERDI DEL TRENTINO webdesigner: m.gabriella pangrazzi |
||||||||||||||||||||||||||||
|