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Trento, 29 agosto 2011 
Dolomiti-Unesco: che cosa succede dopo le dimissioni
del direttore della Fondazione?

Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Il 25 agosto 2009, ad Auronzo di Cadore, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, apriva ufficialmente la stagione delle Dolomiti “Patrimonio dell’Umanità”, dopo che l’apposita commissione dell’UNESCO aveva approvato la domanda di candidatura delle 5 province per i 9 siti candidati. Esattamente a due anni di distanza, le dimissioni del direttore della neonata Fondazione aprono diversi scenari proprio in attesa della conferma da parte dell’UNESCO del riconoscimento internazionale. Che cosa è accaduto in questi due anni? E soprattutto, che cosa sta accadendo ora e succederà nei prossimi mesi? Se lo chiedono in tanti, in particolare tutti coloro che avevano visto nel riconoscimento dell’UNESCO il primo passo per l’avvio di una nuova, bella stagione per le Dolomiti e per la soluzione di annosi problemi che caratterizzano quelle che consideriamo, a torto od a ragione, le montagne più belle del mondo.

Certamente quanto è accaduto nelle ultime settimane ha aperto un dibattito che ha visto diverse riflessioni, in molte casi critiche circa quanto fin qui fatto dalla Fondazione.

Diciamolo con franchezza: ci si aspettava qualcosa di più nei primi due anni! Anche se, obiettivamente, un progetto tanto importante ed ambizioso necessita sicuramente di tempi lunghi per maturare scelte pesanti.

Però abbiamo visto più marketing che tutela ambientale, più iniziative di contorno che non decisioni coercitive, più convegni e seminari che norme oggettive. A Trento è stato promosso qualche convegno e qualche momento formativo ed informativo di qualità ed interesse. Ma troppo poco per quelle che erano le attese. Forse era sbagliato aspettarsi qualcosa di più. Però almeno un divieto alla pratica dell’eliski le province interessate lo potevano pur proporre. Alcune iniziative pilota sul traffico attraverso i passi, pure. E invece, proprio dal direttore della Fondazione erano giunte obiezioni sbalorditive circa la necessità, ormai evidente a tutti, di porre un freno al traffico inquinante sui passi.

Così come nulla è emerso per immaginare, anche riguardo ai siti del Sassolungo, del Pordoi o del Sella, un’estensione dei livelli di tutela oggi previsti per i siti riconosciuti dall’UNESCO. Eppure Sassolungo, Pordoi e Sella vengono bellamente “venduti” a livello locale ed internazionale quali “patrimoni dell’umanità”…. Lo sono senz’altro, ma potrebbero avere lo status ufficiale, per ottenere il quale però andrebbero assogettati alle norme di tutela internazionale – vedi ad esempio le direttive sugli habitat e sui siti Natura 2000 – che potrebbero però portare a limitazioni nei progetti di sviluppo di nuovi impianti, piste ed altre iniziative impattanti. E invece, in stile tipicamente trentino del “di tutto e di più”, si preferisce avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Coloro che auspicavano dal riconoscimento UNESCO un passo in più per migliorare la conoscenza, la tutela e la vivibilità delle valli dolomitiche sono stati fin qui delusi. E sono stati delusi anche tutti quelli che si aspettavano, anche alla luce delle modalità previste dall’UNESCO, di essere coinvolti nei piani di sviluppo e di tutela. Tra questi, molte associazioni di cittadini, in primis le associazioni alpiniste ed ambientaliste che da decenni hanno lavorato per il riconoscimento.

Le montagne, dall’alto della loro bellezza e fierezza, osservano impassibili la piccolezza degli uomini.  E se il riconoscimento UNESCO dovesse dimostrarsi un boomerang, loro rimarranno sempre belle e fiere. Ma per la nostra comunità e per la comunità mondiale – per conto della quale “gestiamo” le Dolomiti – si sarà persa un’occasione unica per dare un contributo concreto al miglioramento del nostro Pianeta.

Serve dunque uno scatto d’orgoglio, ad iniziare dal governo provinciale di Trento, il quale deve dimostrare di credere al riconoscimento UNESCO più per il contributo di salvaguardia che non per quello di marketing. Qualche cappellino in meno, dunque, e qualche norma di educazione e di tutela ambientale in più.

Ciò premesso

si interroga il presidente della Provincia per sapere

1.  Se fosse a conoscenza della situazione di disagio e di conflitto che si era venuta a creare all’interno della Fondazione Dolomiti

2.  Quali scenari si aprano per la conduzione e la gestione della Fondazione

3.  Se le dimissioni del direttore possano pregiudicare la programmazione dei lavori tanto da mettere a rischio la conferma del riconoscimento dell’Unesco

4.  Quali programmi di tutela – ulteriori rispetto alle norme previgenti il riconoscimento – siano seguiti al riconoscimento dell’Unesco

5.  Se condivida la necessità di affrontare con urgenza e con soluzioni concrete il problema del traffico sui passi dolomitici

6.  Se non ritenga doveroso estendere progressivamente ai territori del Sassolungo, del Pordoi e del Sella  - almeno per quanto di competenza trentina – elementi di tutela ambientale riconosciuti a livello internazionale così da poter richiedere anche il riconoscimento di questi siti tra quelli “patrimonio dell’Umanità”

7.  Se non ritenga necessario avviare nuove iniziative educative ed informative, anche in collaborazione con le associazioni alpinistiche ed ambientaliste, rivolte soprattutto ai giovani – residenti e non – per far conoscere le Dolomiti e per far comprendere l’importanza della loro tutela in nome e per conto di tutta la comunità mondiale.

Cons. Roberto Bombarda

 

     

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