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Trento, 28 aprile 2009
Centralina sul Rio BedÙ di Villa Rendena:
sospendere tutto per evidenti danni ambientali

Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Premesso che

il 16 ottobre 2008 è stata presentata in Provincia a cura della società Idro Rendena srl di Trento la domanda per la concessione di derivazione di acqua dal Rio Bedù di Villa Rendena, affluente di destra del fiume Sarca, finalizzata alla costruzione di una nuova centralina idroelettrica. L’avviso di presentazione di tale istanza è stato pubblicato, come previsto dall’art. 16ter della legge provinciale 8 luglio 1976 n. 18 nel Bollettino ufficiale della Regione n. 47 del 21 novembre 2008. Come previsto dalla deliberazione della Giunta provinciale n. 1847 del 31 agosto 2007, sarà attivata dal Servizio Utilizzazione delle acque pubbliche la fase inerente la valutazione preventiva della Giunta medesima in ordine alla sussistenza o meno di un prevalente interesse ambientale incompatibile con la derivazione proposta, come previsto all’articolo 8, comma 16, delle norme di attuazione del piano di tutela delle acque;

considerato che

il progetto proposto intende utilizzare una parte del deflusso delle acque del riò Bedù nel tratto compreso tra il confine del Parco naturale Adamello-Brenta (a monte) ed il canale di gronda (a valle) cui corrisponde la presa Enel posta a quota 940 m slm che preleva una parte delle acque per conferirle al grande sistema Val Genova – Santa Massenza. Tutti i corsi d’acqua in destra Sarca sono stati infatti pesantemente interessati dai prelievi operati attraverso le opere del sistema Sarca-Molveno-Santa Massenza, con conseguenze ambientali gravissime sull’ecosistema del versante orientale del massiccio dell’Adamello e sulla portata e qualità delle acque del fiume Sarca, in Val Rendena e nei tratti successivi. Ritenere che al di fuori dei confini del Parco cessi totalmente ogni valore naturalistico e paesaggistico del corso d’acqua, ovvero che i 1200 metri lineari tra il confine del Parco e la presa Enel non siano soggetti a forme di tutela ambientale risulta fuorviante e porta a considerare che un fiume non abbia alcun altro valore oltre quello di portare l’acqua per un uso economico diretto;

visto che

pur dichiaratamente rispettando i parametri di deflusso previsti dal piano di tutela della acque, il nuovo impianto dovrebbe avere una potenza nominale di 720 KW per una producibilità annua stimata nell’ordine degli oltre 5 milioni di chilowattora ed un costo di realizzazione di oltre 3,5 milioni di euro, mentre la società proponente, costituita negli stessi giorni del deposito della domanda in Provincia, presenta ad oggi un capitale sociale di appena 30.000,00 euro, come ovvio assolutamente insufficiente sia a realizzare l’opera, sia ad acquisire sul mercato dei capitali le risorse necessarie. Appare chiaro dunque che si tratta di un’iniziativa “civetta”, come si dice in gergo, mossa appositamente per sondare il terreno. A fronte di un parere positivo, la configurazione sociale potrebbe apparire sostanzialmente modificata, sia nella composizione societaria, sia nella dimensione e nella titolarità del capitale sociale e dunque la Provincia potrebbe trovarsi di fronte a soggetti di tutt’altra estrazione e provenienza;

considerato che

l’acqua, prima ancora che un bene pubblico, è un “diritto naturale” per le popolazioni di montagna e che spetta in primis alle comunità locali, rappresentate dai Comuni e dalle Associazioni separate di uso civico, utilizzare ed eventualmente sfruttare a scopo economico questa straordinaria risorsa che qualcuno ha già definito come il “carbone bianco” delle Alpi, al fianco della Provincia che è il titolare giuridico del “demanio idrico” e che i Comuni e le ASUC della Val Rendena, nel caso specifico il Comune di Villa, hanno un evidentissimo e prevalente interesse pubblico all’utilizzo ed all’eventuale sfruttamento idroelettrico prima di chiunque altro imprenditore pubblico o privato, locale o internazionale;

considerato infine che
il Parco naturale Adamello-Brenta, la più vasta area protetta del Trentino, non limita la sua funzione di tutela e promozione del territorio solo all’interno dei propri confini, ma necessita di forme di salvaguardia anche per una ampia fascia perimetrale, come avviene in tutti i parchi del mondo e che per questo motivo la Provincia deve assolutamente impedire che le acque che escono dai confini del Parco possano essere immediatamente sfruttate ulteriormente rispetto all’intensissimo impiego già in corso da decenni, da imprese pubbliche e/o private, pena la modifica sostanziale delle peculiarità naturalistiche degli alvei e dei bacini idrografici.

Tutto ciò premesso

si interroga il Presidente della Provincia autonoma di Trento

per chiedere se

1. non ritenga necessario esprimere al più presto il prevalente interesse ambientale incompatibile con la derivazione proposta di acque del Rio Bedù di Villa Rendena, pena l’irreparabile danno ambientale e paesaggistico che sarebbe arrecato all’alveo ed al bacino del medesimo fiume immediatamente al margine del Parco naturale Adamello-Brenta;

2. non ritenga urgente procedere ad estendere la tutela integrale sui corsi d’acqua fluenti dal Parco Adamello-Brenta al di fuori dei confini del medesimo ed a monte del canale di gronda delle opere del sistema Val Genova-Santa Massenza;

3. non ritenga doveroso fermare ogni sfruttamento idroelettrico del bene pubblico per antonomasia della nostra Provincia, cioè l’acqua dei nostri fiumi, dei nostri laghi, delle nostre sorgenti e dei nostri ghiacciai nel momento in cui la richiesta di sfruttamento non sia avanzata da imprese controllate dalla stessa Provincia o da enti locali territorialmente competenti. L’investimento privato dovrebbe avvenire, infatti, solo laddove ne’ la Provincia, ne’ i Comuni o gli altri soggetti pubblici territorialmente competenti dimostrino interesse a realizzare nuove opere.

Cons. Roberto Bombarda

 

     

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