Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 30 maggio 2005 Lungo la SS 237 del Caffaro, all’altezza del bivio con la SP 27 per Praso e Daone è presente un incrocio assai angusto e pericoloso, testimone nel tempo di incidenti e di costante pericolo. Un intervento su questo nodo stradale era dunque auspicato da tutti, anche come biglietto da visita per la bellissima valle di Daone, porta d’accesso meridionale al Parco naturale Adamello-Brenta. Vigila sul bivio il pregevole forte Larino, parte del sistema dei forti di Lardaro costruiti a fine Ottocento. Il forte è stato recentemente recuperato in maniera pregevole, con risorse pubbliche, a fini museali e di valorizzazione del territorio. A modesta opinione dello scrivente, le opere in fase di realizzazione al bivio per la Valle di Daone, quand’anche necessarie appaiano ridondanti per non dire estremamente impattanti rispetto alla qualità dei luoghi e del paesaggio circostante. La bella prospettiva sulla valle del Chiese che si apriva poco a valle del forte Larino viene bruscamente troncata da un viadotto, il quale impatta anche sulla visione del forte per chi risale da Agrone verso Lardaro. Pur non essendo un tecnico del settore, mi permetto di esprimere un giudizio negativo su quest’opera, che a mio avviso poteva essere realizzata senza creare una bruttura di cui, francamente, il Trentino poteva fare tranquillamente a meno. Questo giudizio, ripeto, non significa che non si ritenesse importante, utile e necessario intervenire in questa situazione. Ma sinceramente lo si poteva fare molto meglio, anche a costo di una spesa superiore. La Valle del Chiese si meritava di meglio! Ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere: 1. se nella progettazione dell’intervento stradale al bivio tra la SS 237 e la SS 27 siano state ipotizzate soluzioni diverse rispetto a quella in corso di realizzazione. In caso affermativo, se altre soluzioni progettuali potevano avere un impatto minore per quali motivi sono state scartate; 2. se nella fase di istruttoria sia stato considerato, ed in quali termini, l’impatto paesaggistico dell’opera in oggetto e con quali pareri positivi possa essere stata autorizzata; 3. se prima della conclusione dei lavori siano previste soluzioni per “mascherare” l’impatto dell’opera e se, in caso negativo, sia ancora possibile integrare il progetto in fase di esecuzione al fine di minimizzare – per quanto ancora possibile – il danno paesaggistico. Cons. prov.le Roberto Bombarda |
ROBERTO
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