Trento, 11 novembre 2010
Disegno di legge
"Modificazioni della legge provinciale sulle foreste
e sulla protezione della natura:
parco naturale del Lagorai"
RELAZIONE
Il Parco naturale del Lagorai-Cima d’Asta “sarà il parco del silenzio e della libertà, delle malghe e delle miniere, degli antichi vulcani e delle nuove sfide del turismo. L’area degli antichi “Aurai”, le praterie attorno ai laghi, si presenta come “la più vasta area decompressa dell’intero Trentino, dell’intero Triveneto, al confine della grande e confusa arena dolomitica”, ha scritto Franco de Battaglia…”.
Così si parlava del possibile nuovo parco nella relazione al disegno di legge n. 77/XIII del 4 ottobre 2004 “Modificazioni della legge provinciale 6 maggio 1988, n. 18 (Ordinamento dei parchi naturali). Istituzione di nuovi parchi naturali e dei parchi fluviali.”, a firma Roberto Bombarda, che riproponeva l’istituzione del parco nell’area della catena montuosa Lagorai-Cima d’Asta, dopo le precedenti proposte di legge dei consiglieri Roberto Franceschini e Sandro Boato e la vasta iniziativa voluta dal WWF del Trentino e dalla SAT negli Anni Ottanta del secolo scorso (l’intera relazione, che ripercorre anche la storia, le caratteristiche e le prospettive delle aree protette è consultabile sul sito www.consiglio.provincia.tn.it o sul sito www.robertobombarda.it nell’ambito della pubblicazione, interamente scaricabile, “Un terzo al futuro” dedicata all’istituzione dei nuovi parchi del Trentino).
A sei anni di distanza, dopo un vivace dibattito estivo positivamente animato dalla stampa locale a partire da un articolo del dottor Enrico Ferrari, l’istituzione del Parco del Lagorai-Cima d’Asta appare assolutamente improrogabile. Ciò anche alla luce della “rivoluzione legislativa” sul tema delle aree protette ma più in generale della pianificazione provinciale e della gestione dell’autonomia intervenuta nella scorsa legislatura, visto il riordino della Rete Natura 2000 provinciale emerso dalla delibera della Giunta provinciale n. 1799 del 5 agosto 2010, viste le scelte del governo nazionale di ridurre in maniera considerevole le risorse per le aree protette ed in considerazione delle problematiche ambientali che hanno caratterizzato il Trentino ma in particolare la Valsugana nel corso degli ultimi anni, con la necessità di dare a questa valle ed ai territori limitrofi delle risposte chiare ed inequivocabili circa la volontà di uno sviluppo che ponga ai primi posti la tutela della salute e dell’ambiente naturale e la creazione di nuovi posti di lavoro.
La straordinaria esperienza dei parchi naturali provinciali, pur con qualche “errore di percorso e di gioventù” ci rammenta che per il futuro del Trentino, per la tenuta delle valli, per la crescita dei giovani e del turismo di qualità la presenza di un parco è assolutamente necessaria e che proprio il Lagorai-Cima d’Asta rappresenta un’incredibile “macchia bianca” sulla carta geografica del Trentino. Oggi non ci sono più “giustificazioni” per negare ad una catena montuosa di eccezionale valore ambientale, paesaggistico, storico come il Lagorai-Cima d’Asta un “riconoscimento” di valore internazionale come quello derivante dal termine “parco”. Non ci sono, non ci possono essere più “paure” poiché, come già accennato, nel corso della XIII legislatura è avvenuta una “rivoluzione” che ha blindato a favore dei Comuni il diritto a determinare il tipo e le forme di gestione dei propri territori. Non siamo più al 1935, quando lo Stato istituì il Parco nazionale dello Stelvio, senza ascoltare il pensiero dei Comuni di Pejo e di Rabbi; e nemmeno siamo al 1967, con il primo PUP provinciale che metteva sulla carta i parchi naturali dell’Adamello-Brenta e di Paneveggio-Pale di San Martino, attuati poi con la legge n. 18 del 1988, nella quale i Comuni giocavano un ruolo subalterno rispetto alle scelte della Provincia. Con la legge n. 3 del 2006 è stata riformata l’architettura istituzionale delle Provincia, oggi e soprattutto domani sempre meno “Trento-centrica” e più attenta a valorizzare le capacità di autodecisione dei singoli territori; con la legge n. 11 del 2007 è stato riformato l’impianto delle aree protette trentine nell’ambito della Rete natura 2000, promuovendo l’istituzione della cosiddetta “rete delle riserve”, quale strumento per la realizzazione ed il riconoscimento di nuovi “parchi naturali locali”, per segnarne la distinzione rispetto a quelli storici del 1988 che, proprio alla luce delle nuove leggi, non potrebbero più nascere con quella stessa impostazione. Infine il nuovo PUP del 2008, che rafforza la capacità di codecisione Comuni-Provincia, rilancia il tema del paesaggio, valorizza i corridoi ecologici e le reti ambientali.
Insomma, oggi non ci sono più alibi, ed anche la “semplificazione” del quadro normativo rispetto alle aree protette del Lagorai – con la riduzione dei SIC (sito di interesse comunitario previsto ai sensi della direttiva europea Habitat) locali in occasione del passaggio a ZSC (zona speciale di conservazione) a favore di un unico riconoscimento della ZPS (zona di protezione speciale) “Lagorai” ai sensi della direttiva europea “Uccelli” – pone tutti, Provincia, Comuni, associazioni, comitati davanti alla scelta definitiva a favore dell’istituzione del Parco.
Con i meccanismi previsti dalla legge n. 11 del 2007 è possibile promuovere l’individuazione di una rete tra le aree protette (le riserve) ivi presenti nella catena montuosa, coinvolgendo anche le riserve naturali promosse da altri soggetti (leggi Oasi Valtrigona del WWF) ed escludendo – se si vorrà – il versante settentrionale dove sono già presenti forme secolari di autogestione del patrimonio ambientale e forestale (leggi Magnifica Comunità di Fiemme). Con la rete delle riserve sarà possibile individuare le modalità migliori per la pianificazione, la gestione e la promozione del territorio, facendo leva su un accordo programmatico tra Comuni e Provincia. E solo al termine di questo iter, assolutamente trasparente e per così dire “garantista” a favore dei Comuni, la Provincia potrà riconoscere all’area la denominazione di “Parco”, un fiore all’occhiello con il quale promuovere all’interno dei territori comunali – dunque con finalità prevalentemente culturali ed identitarie – ed all’esterno – con obiettivi prioritariamente di sviluppo economico e turistico ecocompatibile – l’area della catena Lagorai-Cima d’Asta.
Nel mondo, migliaia di esempi dimostrano che solo i parchi hanno la capacità di coniugare tutela della biodiversità, ricerca scientifica, promozione culturale e sociale (compreso l’aspetto occupazionale per le giovani generazioni), recupero e sostegno alle attività storiche e sviluppo di nuove attività economiche legate alla tradizione locale. Nei parchi trentini si possono praticare tutte le attività tradizionali compatibili con la conservazione del territorio, dalla raccolta dei funghi, allo sfalcio del fieno ed al taglio della legna, perfino la caccia continua ad essere praticata, in modi e forme che diventano sempre più rispettose degli equilibri naturali.
Ognuno si assuma le proprie responsabilità, verso il Trentino e verso le generazioni future. Il Parco appare oggi come lo strumento più rodato ed autorevole per conservare i valori straordinariamente importanti custoditi dalla catena Lagorai-Cima d’Asta e per trasmetterli al più immutati nel tempo, se non addirittura migliorati. Non solo un “marchio di qualità” territoriale, capace di imporsi sul mercato internazionale; ma uno strumento di innovazione territoriale, di diffusione di buone pratiche di gestione del territorio, un volano di attività economiche e culturali, un fattore per l’acquisizione di conoscenze scientifiche e per la loro diffusione alla popolazione. In definitiva, un mezzo per rafforzare l’identità del territorio e per offrire alle giovani generazioni nuova occupazione e speranze per il futuro. Con i Comuni e le Comunità locali consapevoli e protagonisti di ogni scelta.
Una possibile soluzione organizzativa mirata al riconoscimento del parco ai territori della catena Lagorai-Cima d’Asta, alternativa a quella presentata in questo disegno di legge, potrebbe consistere nell’ampliamento territoriale del Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino, istituito ai sensi della legge n. 18 del 1988 e confermato nella legge n. 11 del 2007. Si tratta di una eventualità che, nel corso dell’iter di questo disegno di legge, potrà essere presa in seria considerazione dalla Provincia, dai Comuni e dalle Comunità coinvolte.
Dal punto di vista legislativo, questa proposta si configura invece come un’integrazione dell’articolo 48 della legge provinciale 23 maggio 2007 n. 11 (legge provinciale sulle foreste e sulla protezione della natura), aggiungendo con l’articolo 1 il parco “Lagorai-Cima d’Asta” ai già previsti ed in fase di riconoscimento parchi naturali del Monte Baldo, del Monte Bondone e dell’area Cadria-Tenno-Misone.
cons. Roberto Bombarda
cons. Luca Zeni, cons. Michele Nardelli
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Disegno
di
legge
Art. 1
Modificazione
dell'articolo 48
della legge
provinciale
23 maggio 2007, n. 11 (legge provinciale
sulle foreste e sulla protezione della natura)
1. Nel comma 2 dell’articolo 48 della legge provinciale sulle foreste e sulla protezione della natura, dopo le parole: “dell'area Cadria - Tenno - Misone,” sono inserite le seguenti: "del versante meridionale della catena Lagorai - Cima d’Asta,”. |