Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 20 gennaio 2006 «Pagliacci, sono dei pagliacci». Sono passate soltanto 24 ore dal deposito, da parte dell'onorevole Marco Boato, del disegno di legge ordinaria per il passaggio di Lamon al Trentino ed ecco che il Consiglio dei ministri decide che dovrà essere un disegno di legge costituzionale, con un iter quindi più lungo e complesso, a stabilire il cambiamento dei confini della Provincia autonoma di Trento. «Il governo - tuona il deputato verde - ha dormito per 68 giorni e ora, vistosi messo in mora dal mio disegno di legge, reagisce intempestivamente falsando la realtà». Facciamo un passo indietro. Con un referendum tenuto il 30 e 31 ottobre scorsi, la maggioranza dei cittadini di Lamon (92,9%) decideva di passare al Trentino. Alla consultazione prendevano parte il 62% dei 4.151 aventi diritto, di cui ben 1.301 residenti all'estero e iscritti all'Aire. Determinante risultò l'apporto di 150 emigranti provenienti da Svizzera, Germania, Belgio, Australia e Francia che avevano deciso di tornare a Lamon a votare o di prolungare il loro soggiorno nella loro terra d'origine per poter esprimere il proprio voto. La legge 352/1970, all'articolo 45 comma 4, prevede che entro 60 giorni dalla pubblicazione dell'esito del referendum sulla Gazzetta ufficiale, avvenuta il 12 novembre, il ministero dell'Interno (retto da Giuseppe Pisanu) debba presentare un disegno di legge ordinaria per la modifica dei confini delle Regioni interessate. «Il termine - spiega Boato - scadeva lo scorso 11 gennaio. Io avrei potuto presentare un analogo disegno di legge subito dopo il referendum, ma ho rispetto per il Governo e quindi ho atteso il termine. Dopo 68 giorni e di fronte alla clamorosa inadempienza del Consiglio dei ministri, ho preso l'iniziativa. E il Parlamento ha fatto il suo dovere: in 24 ore ha stampato la legge, quasi un record, e l'ufficio di presidenza ha inserito il tema all'ordine del giorno della commissione affari costituzionali per martedì prossimo. Chiaramente non ci sarà il tempo per trattarlo, visto che il Parlamento di fatto verrà sciolto giovedì prossimo, ma il Governo avrebbe dovuto comportarsi in modo più serio. Si è mosso tardi e male con un'iniziativa giuridicamente sbagliata». La decisione del Consiglio dei ministri è stata adottata nella riunione di ieri «al termine - si rileva in una nota dell' Ansa - di una discussione approfondita nel corso della quale non sono mancati dubbi e perplessità da parte di qualche ministro». «Parere obbligatorio ma non vincolante - replica Boato -, che peraltro il Governo non ha ancora provveduto a chiedere. E comunque è sufficiente una legge ordinaria: non lo dico io ma la Costituzione all'articolo 132 secondo comma». «Se sarò rieletto - conclude il deputato verde - ripresenterò il disegno di legge il 29 aprile, primo giorno utile della prossima legislatura. Ed allora, almeno spero, ci sarà un Governo di colore diverso». L'iniziativa dell'onorevole Boato peraltro non piace molto nemmeno a qualche esponente della maggioranza in Provincia. «C'è troppa fretta, è una vicenda che va trattata con i piedi di piombo per evitare ulteriori problemi. Anche perché a sposarsi bisogna essere in due». A parlare è il consigliere provinciale Marco Depaoli, esponente primierotto della Margherita. «Il caso Lamon - afferma il politico - è una provocazione che va colta come stimolo per trovare una soluzione al disagio vissuto dalle comunità di montagna venete confinanti con il Trentino e l'Alto Adige. Per questo giudico molto positivo l'incontro avuto l'altro giorno dal presidente Dellai con il presidente della Regione Veneto Galan». «Spostando un confine - prosegue Depaoli - non si risolvono nemmeno i problemi di Lamon. Si deve trovare invece la strada per riconoscere maggiore autonomia alla Provincia di Belluno e per incentivare forme di collaborazione con le Province di Trento e Bolzano. Nel Primiero - conclude - in passato abbiamo già sperimentato con successo convenzioni per le strade e gli ospedali. Ora non vorrei che, accelerando i tempi di un processo su cui si deve ragionare con calma, sorgano frizioni e beghe».
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MARCO BOATO |
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