Roma, Camera dei deputati, 7 gennaio 2002
LA CRISI IN MEDIO ORIENTE
Intervento di Marco Boato
in discussione della mozione
MARCO BOATO. Signor Presidente, a nome dei Verdi e delle minoranze linguistiche, intendo esprimere una grande soddisfazione per quanto sta avvenendo, ora, in quest'aula. Siamo tutti affaticati dalla sessione di bilancio, che ci ha visto contrapporci - come è giusto che sia in un sistema democratico - tra maggioranza ed opposizione. Ma, di fronte alla gravissima emergenza della situazione in Medio oriente, si sta verificando, in quest'aula, quello che, in parte, era già avvenuto su altre vicende internazionali, ma che, dopo l'intervento testè ascoltato - al di là delle diverse motivazioni -, è un assoluto inedito nella storia del Parlamento italiano.
L'intero Parlamento, la maggioranza di centro destra, l'opposizione di centrosinistra e - come abbiamo ascoltato poco fa - anche il gruppo di Rifondazione comunista, - ripeto - l'intero Parlamento italiano voterà a favore di questa mozione, per la risoluzione della crisi nel Medio Oriente, di cui l'Ulivo si è fatto promotore e che ha trovato una positiva interlocuzione con la Casa delle libertà. Intendo ringraziare la collega Laura Cima, le colleghe Marina Sereni, Elena Montecchi, Maura Cossutta oltre a tutti gli altri firmatari ed il collega Alberto Michelini, della Casa delle libertà, che, insieme a quanti hanno firmato, sono stati i costruttori di questa iniziativa politica.
Non riprendo il testo della mozione, che abbiamo in allegato all'ordine del giorno. Riprendo soltanto alcuni punti della dichiarazione di Laeken, di cui, pochi giorni fa, l'allegato III della dichiarazione finale è stato approvato all'unanimità dai paesi dell'Unione europea.
"La pace in Medio oriente può fondarsi solo sulle risoluzioni 242 e 328 delle Nazioni unite e sui seguenti elementi: la riaffermazione ed il pieno riconoscimento del diritto inalienabile di Israele a vivere in pace e in sicurezza all'interno di frontiere internazionalmente riconosciute; l'istituzione di uno Stato palestinese sostenibile, indipendente e democratico e la fine dell'occupazione dei territori palestinesi. Per negoziare, per debellare il terrorismo e per costruire la pace, Israele ha bisogno del partner, che è l'autorità palestinese e il suo Presidente eletto Yasser Arafat. La sua capacità di combattere il terrorismo non deve essere indebolita". In realtà, sappiamo che si sta, addirittura, dichiarando che Arafat non esiste più; questa è la frase testuale di Sharon, assolutamente inaccettabile, sia da parte dell'Unione europea, oltre che del Parlamento italiano, sia degli Stati Uniti d'America.
Concludo, citando gli impegni richiesti alle parti dall'Unione europea: all'autorità palestinese, lo smantellamento delle reti terroristiche di Hamas e della Jihad islamica, ivi compresi l'arresto e l'azione penale nei confronti di tutte le persone sospettate; al Governo israeliano, il ritiro delle sue forze militari e la cessazione delle esecuzioni extragiudiziali nonché l'eliminazione dei blocchi e di tutte le restrizioni inflitte al popolo palestinese, il congelamento degli insediamenti e la cessazione delle operazioni contro le infrastrutture palestinesi.
Su tale base e su quella della proposta di osservatori, che arrivino a verificare il raggiungimento e la persistenza del cessate il fuoco e a creare le condizioni anche di un piano straordinario di investimento per quanto riguarda i territori palestinesi, abbiamo raggiunto l'accordo in quest'aula che, ritengo, possa dare forza all'azione del Governo - qui rappresentato dalla sottosegretaria Boniver - al fine di intensificarla.
Alla vigilia del Natale non basta gridare: pace, pace! Bisogna riuscire a costruire e a mantenere la pace.
(Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Minoranze linguistiche)! |
Roma, 7 gennaio 2002
LA CRISI IN MEDIO ORIENTE
Mozione approvata dal Parlamento italiano
La Camera,
esprimendo forte allarme per l'andamento della crisi in Medio Oriente caratterizzata da un'interminabile catena di attentati e di rappresaglie militari in Israele e nei Territori Palestinesi;
di fronte all'intensificazione degli scontri e degli attentati terroristici che, da più di un anno, provocano la morte di centinaia di vittime innocenti e al rischio che l'escalation in atto possa portare ad un conflitto generalizzato ed incontrollabile in un'area strategica del pianeta;
esprimendo la più ferma condanna di tutte le forme di violenza e, in particolare, degli atti di terrorismo e delle iniziative militari che colpiscono indiscriminatamente i civili;
ritenendo necessario sostenere l'Autorità Nazionale Palestinese affinché prosegua ed intensifichi lo sforzo straordinario volto a neutralizzare i terroristi;
nella Convinzione che, di fronte alla cessazione degli attentati terroristici assicurata dal Presidente Arafat, la comunità internazionale debba ribadire la richiesta ad Israele di sospendere le azioni militari e di ritirarsi dai territori sotto il controllo dell'ANP;
considerando l'alto valore morale e spirituale dei ripetuti appelli del Papa Giovanni Paolo 11 per la pace in Medio Oriente e delle iniziative di dialogo programmate per le prossime settimane e degli auspici di pace che vengono da tante espressioni del mondo religioso;
evidenziando che la comunità internazionale ha il dovere di fare ogni sforzo per mettere fine alle sofferenze di entrambi i popoli, per prevenire ogni ulteriore pericolosa escalation del conflitto e favorire la ripresa del processo di pace;
condividendo l'appello del Presidente della Repubblica affinché si raggiunga immediatamente una tregua anche grazie alla presenza di osservatori internazionali così da ricostruire le basi per il processo di pace;
ritenendo indispensabile in particolare che l'ONU, l'Unione Europea, gli Stati Uniti e la Russia esercitino energiche pressioni sulle parti per realizzare la tregua e promuovano un piano di pace straordinario;
condividendo la necessità di dare applicazione alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza ONU ispirate al principio "due popoli, due stati", entro confini certi e riconosciuti;
prendendo atto positivamente del documento conclusivo adottato dai paesi dell'Unione europea a Laeken sulla crisi mediorientale;
impegna il Governo
ad operare in ogni sede per favorire, anche attraverso l'indizione, al momento appropriato, di una Conferenza internazionale di pace, una soluzione di pace giusta e durevole imperniata sul rispetto degli accordi sottoscritti, delle risoluzioni delle Nazioni Unite e dei principi della Conferenza di pace di Madrid del 1991;
a sostenere, con la propria iniziativa politica e diplomatica sia sul piano dell'Unione Europea sia nell'ambito delle Nazioni Unite, così come affermato nella dichiarazione di Laeken, la proposta di una presenza adeguata di qualificati osservatori internazionali con il mandato di favorire l'impegno delle parti al raggiungimento del "cessate il fuoco" al fine di garantire concretamente una tregua e la sicurezza delle popolazioni nonché come passaggio indispensabile alla ripresa di un dialogo costruttivo tra le parti;
a consolidare tutte le iniziative di cooperazione in atto e a lanciare concretamente un piano straordinario per lo sviluppo economico e sociale dell'area, e in particolare dei Territori Palestinesi, come componente essenziale del processo di pace;
a costruire a tal fine un tavolo permanente per la cooperazione e il dialogo con Israele e i Territori Palestinesi mediante il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali nonché del mondo imprenditoriale e delle associazioni e ONG, a partire da quelle già impegnate nella zona.
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