Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, Camera dei Deputati, 24 ottobre 2006 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, i Verdi sono pienamente solidali con questa positiva iniziativa che lei ha assunto. Purtroppo, mi sembra che qualcuno non abbia capito tale iniziativa e abbia anche tentato di strumentalizzarla. Tuttavia, il gruppo dei Verdi si associa totalmente alle sue parole, in nome dei valori di libertà e democrazia e del giusto diritto a ribellarsi contro il totalitarismo. Così è stato contro il comunismo staliniano e totalitario in Ungheria, ma poi anche in Cecoslovacchia e in Polonia, così com'era stato contro il nazismo e il fascismo in Italia e in Europa e contro i regimi golpisti e militari in America latina e quelli coloniali nel terzo mondo. Ringrazio il mio gruppo per avermi dato l'opportunità di dare personalmente questa testimonianza, se non altro per ragioni di età. Ho infatti memoria vivissima degli avvenimenti ungheresi del 1956. Allora avevo 12 anni ed ero figlio di genitori antifascisti, appartenuti a Giustizia e Libertà ed al Partito d'Azione. Nel 1956 mio padre militava nel PSDI, proprio perché contrario sia al fascismo che al comunismo sovietico, cui purtroppo fino al 1956 anche il PSI di allora rimase subalterno. Proprio da lì nacque la rottura tra Nenni e Togliatti, giustamente rievocata in questi giorni. Ricordo le drammatiche ed imponenti radiocronache di quella rivolta popolare; ricordo un libro pubblicato con la trascrizione dei documenti, degli eventi ungheresi, dei drammatici ed inutili appelli radiofonici alla libertà ed alla solidarietà; una solidarietà che non venne a causa degli accordi di Yalta, della cinica spartizione dell'Europa e della conseguente guerra fredda. Ricordo da ragazzo dodicenne l'incontro con i profughi ungheresi accolti in inverno nelle colonie estive di Iesolo, vicino alla mia Venezia, dove andai a conoscerli. Non ho più dimenticato quegli eventi e non abbiamo mai dimenticato la straordinaria figura di Imre Nagy e di tutte le altre vittime della rivolta ungherese. Per questo non abbiamo avuto dubbi nel 1968 a solidarizzare non solo con il Vietnam contro i bombardamenti americani, ma anche con Dubcek e con la Primavera di Praga contro l'invasione sovietica. Ricordo, in proposito, la figura di Jan Palach, che sacrificò la propria vita nel gennaio 1969. Per questo non abbiamo avuto dubbi negli anni Ottanta a sostenere, non solo quanti lottavano contro i regimi fascisti e golpisti in America latina, ma anche il movimento di Solidarnosc in Polonia e a solidarizzare con tutti coloro che lottarono per la libertà e la giustizia nell'Europa centro-orientale, ben prima della caduta del muro di Berlino del 1989. Nel 1990, con grande emozione, visitai da parlamentare dei Verdi, allora senatore della Repubblica, Budapest e il suo rinato Parlamento democratico. Un ciclo storico si era chiuso e quella rinata ed ancor oggi difficile democrazia, quella riconquistata libertà, erano anche frutto della rivoluzione democratica e nazionale del 1956, a cui a cinquant'anni di distanza rendiamo omaggio, non solo per celebrare gli eventi e le vittime ungheresi, ma anche per testimoniare quegli stessi valori di giustizia e libertà in Europa e in tutto il mondo..
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MARCO BOATO |
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