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Roma, Camera dei Deputati, 25, 26, 27 e 28 febbraio 2002
 DISCIPLINA DEL CONFLITTO DI INTERESSI
Seguito della discussione del disegno di legge:
"Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi" (1707) e abbinate:
Piscitello; Bressa ed altri; Soda; Bertinotti ed altri; Rutelli ed Altri (210-1865-2148-2191-2214)
Intervento di Marco Boato in discussione generale
Stenografico Aula in corso di seduta del 25 febbraio 2002

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. Ricordo al collega che dispone di 14 minuti.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, credo che la questione del conflitto di interessi, di cui stiamo discutendo qui da alcune ore - ma se ne discute ormai da anni - sia di grande rilevanza all'interno di un sistema politico-istituzionale liberaldemocratico.

È proprio in questo tipo di sistemi che tale questione si pone, mentre è assolutamente fuori luogo il reiterato riferimento ai regimi comunisti, che ho sentito echeggiare in quest'aula oggi (in particolare, nel vaniloquio - autentico vaniloquio! - del collega Luciano Dussin e, anche se in maniera più indiretta, nell'intervento di qualche altro collega).

L'intreccio tra potere economico e potere politico-istituzionale non nasce oggi, ma attraversa tutta la nostra storia, anche quella repubblicana (e non soltanto la nostra). La questione, già posta esplicitamente, ad esempio, dall'articolo 10, tuttora in vigore, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 (testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati), è diventata di rilevanza sempre maggiore negli ultimi decenni, in particolare nelle democrazie anglosassoni (altro che sistemi comunisti!) e nei sistemi maggioritari.

Nel 1994 si pone, in Italia - l'ha ricordato il collega Intini in un intervento di assoluto equilibrio -, il problema della coincidenza nella stessa persona del potere politico, del potere economico e del potere dell'informazione; è vero: è stato un errore - l'hanno detto altri e lo affermo anch'io - non affrontarlo conclusivamente nelle precedenti legislature, in particolare nella scorsa legislatura. Questa riflessione critica è condivisibile ed accettabile (e la faccio anch'io), ma non può costituire una giustificazione per ciò che ci troviamo di fronte oggi.

Vorrei far notare, tuttavia, con critico rispetto, anche nei confronti dell'amico e collega Bruno, che nella scorsa legislatura, in cui vi era una maggioranza di centrosinistra, la presidente della I Commissione della Camera nominò relatore il collega Frattini, oggi ministro, vale a dire un esponente del centrodestra. Questo fece il centrosinistra nella scorsa legislatura, pur avendo una maggioranza di 4, 5 o 6 voti e, in qualche caso, addirittura di 1!

In questa legislatura, pur avendo il centrodestra 100 voti di maggioranza alla Camera, è stato nominato un relatore di centrodestra; anzi, il presidente della I Commissione ha affidato a se stesso il compito di relatore.

Non contesto, ovviamente, le qualità soggettive del presidente Bruno, per il quale ho rispetto e stima anche quando abbiamo opinioni diverse, ma mi è parso quanto meno inopportuno che, fin dall'inizio della sua funzione di relatore, in un'intervista al quotidiano La Stampa, egli abbia accusato di incostituzionalità la proposta di legge dell'Ulivo, prima ancora che questa venisse depositata, richiamando l'ormai famigerato parere di Caianiello, il quale, dal suo punto di vista, tacciava di incostituzionalità tanto l'ipotesi prospettata dall'Ulivo quanto quella contenuta nel disegno di legge del Governo (il collega Giachetti, poco fa, ha fatto anche una citazione testuale).

Anche oggi, 25 febbraio, poche ore fa - ho qui la notizia di agenzia (dell'Ansa) delle ore 19,04 - il relatore, presidente Bruno, ha dichiarato: "Se vogliono lasciare a noi, come maggioranza, l'approvazione del testo, noi lo faremo e loro continueranno a fare il girotondo". L'Ansa ha intitolato: "Conflitto di interessi - Bruno (Forza Italia): noi andiamo avanti; le opposizioni collaborino, altrimenti facciano il girotondo".

Non mi pare una dichiarazione degna di chi in questa Assemblea deve svolgere un ruolo istituzionale, anche se appartiene ad una maggioranza politica. Collega, presidente relatore Bruno, è comunque meglio - anche se non amo queste iniziative esterne (sono molto tranquillo in questa fase in cui molti si agitano) - un pacifico girotondo fuori che non le manette di Alleanza nazionale e il cappio da forca della Lega nord Padania agitati all'interno di questa Assemblea nel 1993. Da parte del centrodestra c'è stato, a mio parere, un continuo arretramento anche rispetto alla stessa proposta di legge Berlusconi presentata nella XII legislatura (vi ricordate il lavoro dei tre saggi?), rispetto alla proposta di legge Berlusconi presentata nella XIII legislatura, rispetto al testo approvato da questa Camera dei deputati quasi all'unanimità nella XIII legislatura nel 1998 (relatore Frattini) e persino - lo hanno ricordato molti colleghi, anche testualmente - rispetto al testo, pure discutibilissimo e per noi inaccettabile, presentato in questa legislatura dal Governo. C'è stata poi, mi dispiace dirlo, in Commissione, una autentica farsa: quella del Comitato ristretto, messa in scena per imporre il testo base.

Ho parecchie legislature alle spalle, ho partecipato a molti Comitati ristretti, non mi è mai capitato, sia quando ho fatto parte della maggioranza (poco, solo nella scorsa legislatura) sia quando sono stato all'opposizione (in tutte le altre legislature), che si sia istituito un Comitato ristretto per fare un'unica seduta ed imporre, di fronte a sei testi (se non ricordo male), un testo base chiudendo lì. Ma per far questo non occorreva un Comitato ristretto. Al relatore - se aveva questa intenzione - sarebbe stato sufficiente proporre alla Commissione, con la forza dei numeri che il centrodestra ha, l'adozione di quel testo base che ci voleva imporre. Un Comitato ristretto si istituisce perché i membri dei vari gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione lì rappresentati possano discutere per elaborare un testo unificato. È chiaro che il testo unificato può essere elaborato a maggioranza o all'unanimità o con ampie convergenze. Questo lo si verifica nel merito, ma ministro Frattini, presidente relatore Bruno, non si può accusare l'opposizione di non accettare il confronto parlamentare quando alla prima vera occasione di confronto parlamentare, dopo il dibattito generale, il Comitato ristretto si apre e si chiude in poche decine di minuti, imponendo con la forza dei numeri l'adozione del testo del Governo. Il centrodestra sta montando - sentivo anche D'Alia poco fa riecheggiare di nuovo questo linguaggio, ho sentito Cicchitto, Anedda, ho sentito il vaniloquio di Dussin - una campagna demagogica all'insegna dell'esproprio forzato et similia. Anche il ministro Frattini ha detto qualcosa del genere nei giorni scorsi. Il presidente relatore Bruno in quella dichiarazione, che ho citato prima, ha detto anche lui la stessa cosa. Non è serio affrontare un confronto parlamentare continuando a dire "accettiamo il confronto, siete voi che lo rifiutate", e poi continuare con questa campagna demagogica, accusando i rappresentanti dell'Ulivo di essere poco meno che bolscevichi.

Allora, signor Presidente, colleghi - pochi presenti in Assemblea, come sempre nel dibattito sulle linee generali, ma qualcun altro ascolterà fuori o leggerà i testi - , io vi leggo prima il testo dell'articolo 7 della proposta di legge dell'Ulivo, ripresentata a nome di tutti noi dal collega Bressa come relatore di minoranza, e poi qualcos'altro. L'articolo 7 del testo dell'Ulivo, oggi testo del relatore di minoranza, parla di gestione fiduciaria per i valori mobiliari; poi il comma 2 stabilisce che, per le attività patrimoniali di cui all'articolo 3, qualora suscettibili di determinare conflitti di interesse, i titolari di cariche di Governo propongano all'autorità di garanzia, che noi proponiamo (anche voi la proponevate, ma poi l'avete cancellata), nei termini di cui all'articolo 4, comma 1, misure idonee a prevenire il conflitto di interessi; si stabilisce che, entro il termine di cui all'articolo 4, comma 2, l'autorità accetti le proposte dell'interessato o stabilisca, sentita l'autorità antitrust - cito per sintesi -, la Consob e le competenti autorità di settore, modalità alternative. L'autorità di garanzia fa queste proposte.

Qualora tali modalità comprendano la vendita, l'autorità fissa il termine massimo entro il quale essa deve essere completata. Trascorso tale termine l'autorità provvede anche tramite un'offerta pubblica di vendita. Questo è l'esproprio comunista!

Adesso leggerò (non per intero perché è molto lungo e non ho il tempo per farlo), invece, l'articolo 7 della proposta di legge Berlusconi ed altri e vorrei che i colleghi Luciano Dussin, Anedda, Cicchitto, Frattini, Bruno, anche il mio amico Saponara che è in aula e D'Alia leggessero con me l'articolo 7 della proposta di legge Berlusconi ed altri presentata nella XII e nella XIII legislatura: "1. L'attività economica di cui è accertata la rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 2, è gestita secondo criteri e in condizioni di effettiva indipendenza da direttive del titolare di cariche di Governo interessato o da ogni altra influenza che lo stesso possa, anche in via di fatto, esercitare. 2. Ai fini di cui al comma 1 gli interessati presentano, entro un congruo termine fissato dall'Autorità garante, un piano" - cioè la stessa cosa che propone il testo dell'Ulivo - "che entro determinati tempi e con adeguate modalità, assicuri l'effettivo distacco della gestione delle attività economiche dalla loro influenza. Il piano deve prevedere o la dismissione, totale o parziale, delle attività economiche, o anche la stipulazione di contratti o atti che abbiano ad oggetto il trasferimento fiduciario della titolarità o del godimento delle attività economiche a persone fisiche o ad un trust. Dunque Berlusconi dice che il piano deve prevedere la dismissione totale o parziale.

Ma proseguiamo con il comma 3. "Il piano è sottoposto all'approvazione dell'Autorità garante. Esaminate in particolare le modalità degli atti di dismissione o di trasferimento fiduciario, nonché le qualità degli aventi causa o dei fiduciari, l'Autorità garante valuta se il piano assicuri il pieno distacco delle attività economiche dalla influenza, anche di fatto, del titolare di cariche di Governo. Qualora tra le attività economiche riferibili al titolare di cariche di Governo ve ne siano talune di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b)" (cioè l'informazione, le televisioni) "l'Autorità garante", scrive Berlusconi, "deve preventivamente acquisire il parere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In caso di mancata approvazione del piano, l'Autorità garante detta gli indirizzi ed il termine per la modifica ovvero l'elaborazione di un nuovo piano. In difetto, provvede d'ufficio. Fino all'approvazione del piano, le dismissioni e le nomine fiduciarie sono inefficaci. 4. L'Autorità garante, qualora il piano approvato preveda dismissioni, può disporre che, fino alla integrale realizzazione dello stesso, siano scelti dagli interessati uno o più fiduciari provvisori".

Questa è la proposta di legge Berlusconi presentata nella XII e nella XIII legislatura. Allora non potete continuare a dire in modo intellettualmente disonesto, come ho sentito dire da più oratori in quest'aula (ho citato il vaniloquio di Luciano Dussin ma altri, con altro linguaggio, hanno detto la stessa cosa): siete dei bolscevichi o, meglio, dei comunisti che vogliono l'esproprio, perché quanto contenuto nell'articolo 7 del testo alternativo dell'Ulivo è, sia pure con una terminologia tecnico giuridica più sintetica, contenuto nell'articolo 7 della proposta Berlusconi della XII e XIII legislatura. Quindi demagogia, falsità, ipocrisia; una campagna strumentale è stata fatta in quest'aula, sistematicamente, come è stata fatta in Commissione nelle settimane scorse, da chi fa riferimento alla tutela del Presidente del Consiglio Berlusconi e non ha neppure letto le proposte di legge Berlusconi della XII e XIII legislatura. Con una differenza: nella proposta Berlusconi ci si ferma lì; nel testo alternativo dell'Ulivo ci sono due gradi di impugnazione possibili. In altre parole, il testo alternativo dell'Ulivo - ne discuteremo nei prossimi giorni - è enormemente più garantista del vecchio articolo 7 di Berlusconi appena citato, perché l'articolo 12 della proposta dell'Ulivo prevede che, se l'interessato non accetta la deliberazione dell'Autorità di garanzia, può impugnarla dinanzi ad collegio giudicante composto da tre giudici estratti a sorte all'inizio di ogni legislatura tra i magistrati di corte d'appello. E se non accetta neppure la decisione della corte d'appello può impugnarla con ricorso alla Corte di Cassazione, che provvede entro trenta giorni in sezione composta dal primo presidente e da quattro giudici estratti a sorte tra i magistrati della Corte stessa.

Queste sono le garanzie che propone l'Ulivo! Qui, invece, abbiamo sentito parlare di esproprio forzato, di vendita coatta, di logica comunista, di demonizzazione e così via. Per questo sostengo che è strumentale la campagna che si sta conducendo rispetto a tutto questo, e che è ipocrita parlare di confronto parlamentare, confronto che sono sempre stato pronto ad accettare e che ho chiesto fin dal dibattito sulle linee generali in I Commissione. In quella sede ho chiesto che si arrivasse ad un confronto tra i vari testi, ad un vero Comitato ristretto, che non ci fosse un arretramento almeno su uno dei punti...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, la invito a concludere.

MARCO BOATO. ...che potevano costituire un terreno di confronto. Non mi sembra, signor Presidente, che oggi si sia di fronte ad un testo in grado di affrontare la questione decentemente, e lo dico senza nessuno spirito vendicativo, senza nessuna ipotesi di demonizzazione. Ho citato i testi Berlusconi per questo, amico D'Alia: hai iniziato il tuo intervento dicendo che tutto questo è strumentale e demagogico. Ho citato i testi Berlusconi! Non mi pare che i testi che oggi abbiamo di fronte abbiano la possibilità di affrontare tale questione. Nella relazione che introduceva il testo del Governo in ottobre si diceva che il problema del conflitto di interessi era reale. Anche sotto il profilo etico - anche se Caianiello ha considerato questo poco meno che fascista....

PRESIDENTE. Onorevole Boato, deve concludere....

MARCO BOATO. Signor Presidente, concludo subito. Il Presidente Casini ci aveva assicurato, quando abbiamo posto il problema di qualche "sforamento", che questi sarebbero stati ammessi...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, c'è anche un problema di resistenza umana....

MARCO BOATO. Signor Presidente, la capisco, ma sono l'ultimo a prendere la parola ed ho ascoltato tutti i colleghi.
Mi verrebbe da dire evangelicamente: fate ciò che dicono, non fate ciò che fanno. Quello che infatti è riconosciuto nel testo della relazione non trova poi concreta traduzione nel testo normativo, e quel poco che c'è nel testo normativo ha subito un continuo arretramento negli emendamenti che, a maggioranza, sono stati imposti alla Commissione (dopo non aver cercato affatto il confronto nel merito). Il collega Bressa, (rispondo a chi diceva che facevamo discorsi comunisti), ha citato non so quante sentenze della Corte costituzionale degli anni settanta su questi argomenti (riprese anche oggi).

PRESIDENTE. Onorevole Boato, se ora cita anche la giurisprudenza...

MARCO BOATO. Di fronte a tutto questo, nulla è stato disposto: si sono approvati uno dopo l'altro emendamenti ulteriormente peggiorativi del testo e ci si è poi meravigliati se, a quel punto, abbiamo deciso di non proseguire in quella che diventava praticamente una farsa. Affronteremo compiutamente ed a tutto campo il confronto qui in aula, con emendamenti tutti e solo...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, ora deve concludere.

MARCO BOATO. Signor Presidente, la prego di farmi almeno terminare la frase.

PRESIDENTE. Si immagini se le tolgo il gusto di concludere la sua dissertazione. Non avrei il coraggio!

MARCO BOATO. Se l'esito del dibattito in Assemblea sarà lo stesso di quello ottenuto in Commissione, cioè quello di fingere il confronto per poi imporre con i numeri sempre e solo il volere della maggioranza, non credo - ma lo verificheremo nei prossimi giorni (ripeto che ho sempre accettato e cercato il confronto parlamentare) - che la maggioranza potrà ottenere la nostra connivenza in un'operazione che diventerebbe impresentabile. Ci sono tre giorni e molte ore di fronte a noi, molte possibilità per sottoporre a verifica questo lavoro. Compiremo tale verifica, ma ovviamente dovremo poi anche trarne le conclusioni. La ringrazio anche della sua pazienza, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Boato.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

 

  Marco Boato

MARCO BOATO

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